Autismo, la docente aquilana Natalia Battista guida la ricerca per il progresso scientifico

Autismo, un progetto per il progresso scientifico, contro la sua tradizionale visione come patologia incurabile. Coordina i lavori Natalia Battista, docente UniTe.
Un progetto per portare avanti il progresso scientifico, contro la tradizionale visione dell’autismo come patologia incurabile. Coordinatrice dei lavori l’aquilana Natalia Battista, docente all’Università di Teramo.
Il progetto ha ricevuto il finanziamento dell’Autism Research Institute, la storica organizzazione americana fondata da Bernard Rimland, considerato padre della ricerca moderna sull’autismo. L’ARI,organizzazione no profit americana, sostiene ogni anno idee nuove e rilevanti nel panorama internazionale finalizzate al progresso scientifico sull’autismo. In cosa consiste il progetto? Lo abbiamo chiesto alla professoressa Natalia Battista, docente di Biochimica e presidente del Corso di laurea in Biotecnologie dell’Università di Teramo.
“La ricerca si basa sullo studio del cross-talk, cioè delle possibili relazioni esistenti nell’autismo tra il sistema endocannabinoide ed alcuni ceppi di batteri lattici isolati da alimenti fermentati. Il sistema endocannabinoide è un sistema di segnalazione endogena, in cui gli endocannabinodi – lipidi prodotti dal nostro organismo – si legano ai recettori cannabici, cioè agli stessi recettori attivati dal principio attivo della Cannabis. Recentemente è stato dimostrato che questo sistema è anche uno dei principali modulatori delle vie di segnalazione dell’asse microbiota-intestino-cervello“.

Il progetto di ricerca – nutrito dalla volontà di contribuire a dimostrare che l’autismo non è un disturbo inguaribile – nasce in collaborazione con il professor Aldo Corsetti, docente di Microbiologia dell’Università di Teramo, con l’Università Sapienza di Roma e con un team dell’Istituto Superiore di Sanità.“Grazie alla collaborazione interna all’Università di Teramo, siamo già riusciti a dimostrare alcune proprietà antinfiammatorie e antiossidanti che hanno questi ceppi batterici a livello intestinale. Quindi, in un’ottica il più possibile multidisciplinare, abbiamo pensato di verificare in ambito preclinico se la somministrazione di questi ceppi possa migliorare gli endofenotipi associati con l’autismo ed influenzare la segnalazione del sistema endocannabinoide, utilizzando allo scopo due diversi modelli: uno legato a fattori genetici, l’altro a fattori ambientali, in considerazione del fatto che l’eziologia dell’autismo è tuttora da definire”.
Il progetto ha ottenuto il finanziamento dall’associazione americana ARI, dopo aver preso parte ad una competizione internazionale. Tante le idee proposte all’Autism Research Institute, tra queste il progetto UniTe è stato considerato innovativo ed è stato ufficialmente riconosciuto valido con la concessione del finanziamento, che servirà all’acquisto di tutto il materiale necessario a svolgere la ricerca nell’arco di un anno.
Perché la speranza comincia dalla ricerca e la ricerca non si ferma mai.