Covid 19 e green pass

Green pass più breve, le nuove regole

Green pass: le nuove regole "salva Natale". Il certificato verde potrebbe essere legato solo a chi si è immunizzato e è guarito dal Covid.

Green pass più breve e test rapidi validi solo 24 ore per contenere i contagi e monitorare la curva in vista del Natale.

Il green pass più breve con la curva epidemiologica che continua a salire. Siamo a metà novembre e si studiano le possibilità per salvare il Natale arginando l’emergenza covid 19. Tra queste, quella di ridurre i tempi di validità per green pass e per i tamponi; inoltre, estendere la terza dose a tutti. Resta valido il sistema di divisione per fasce.

Si sta ragionando sulla possibilità di ridurre la durata del pass da 12 a 9 mesi o addirittura a 6 mesi, ma soprattutto si pensa di escludere i tamponi dal certificato verde o, al limite, accorciarne la validità. La proposta è stata avanzata dal consulente del Ministero della Salute, Walter Ricciardi.

Quindi potrebbe essere legato definitivamente solo a vaccini o superamento dell’infezione, eliminando la scorciatoia rapida soprattutto per le attività ludiche-ricreative (ristorante, cinema, stadio).

Come ottenere il green pass

L’Italia è ancora tutta in bianco, ma entro Natale alcune regioni come Lazio, Marche e Friuli-Venezia Giulia rischiano di passare in giallo. In questa zona di rischio è obbligatoria la mascherina anche all’aperto e all’interno dei ristoranti si può stare seduti al tavolo solo in 4 persone, a meno che non si sia tutti conviventi. Il governo non pensa di modificare i parametri (incidenza dei contagi settimanali e occupazione dei letti nei reparti di area medica e delle terapie intensive), ma saranno governatori e sindaci a dover prevedere misure più restrittive in quelle aree, anche limitate, dove più alto è il numero di positivi. La strada, prevista dalle regole in vigore, resta quella di creare «zone rosse» per isolare eventuali focolai e limitare la circolazione del virus.

Siamo in quarta ondata, non si può dire il contrario. Una situazione sicuramente meno difficile dello scorso anno grazie ai vaccini, ma i nuovi contagi in Italia, solo ieri, domenica 14 novembre, erano poco meno di 7600, con altri 36 morti e 458 ricoverati in terapia intensiva.

Il tasso di positività è all’1,7 %; anche in Europa, dove la situazione è preoccupante, si stanno studiando altre soluzioni come ad esempio lockdown per i non vaccinati. Ovviamente, con l’avvicinarsi dell’inverno e delle festività natalizie, quando sono maggiori le occasioni di socialità al chiuso, il Governo si vede costretto a potenziare il sistema di contenimento del virus.

Covid 19, sos dall’Europa: paura per la quarta ondata

I numeri, se confrontati con quelli di gran parte d’Europa, dicono che la strategia di puntare sulla campagna vaccinale e la certificazione verde come strumento fondamentale ha funzionato, tanto da essere presa a modello.

I risultati adesso non vanno vanificati; lo ha ribadito anche il ministro della Salute Roberto Speranza, invitando tutti alla prudenza: “La mia raccomandazione è di usare la mascherina il più possibile, perché la situazione delle prossime settimane è insidiosa”.

Green pass più breve

È proprio il calo dell’efficacia della copertura vaccinale ad aver convinto gli scienziati a suggerire alla politica di valutare una riduzione dei tempi di validità del green pass. Oggi il certificato dura 12 mesi dall’ultima inoculazione, ma è un tempo ritenuto troppo lungo e si pensa di ridurlo almeno a 9 mesi. Una mediazione ritenuta valida dal ministro della Salute, che esclude si possa arrivare a 6 mesi.

Test antigenici e green pass

Gli esperti sono scettici sull’attendibilità del tampone rapido, parlano di numerosi “falsi negativi” e per questo vorrebbero escluderlo come strumento diagnostico per ottenere il green pass. Su questo Speranza invita alla cautela visto che le farmacie ne fanno migliaia al giorno e così si rischierebbe di tagliarle fuori dal sistema di controllo dell’epidemia.

L’alternativa allo studio è quella di ridurre la validità del test molecolare da 72 a 48 ore e di quello antigenico da 48 a 24 ore. Una modifica che viene valutata con la massima attenzione, perché molti cittadini che decidono di non vaccinarsi ricorrono al tampone per ottenere il green pass che consente loro di andare al lavoro. D’altro canto accorciare la durata del test rapido potrebbe servire per convincere i dubbiosi a iniziare il percorso di immunizzazione.

Terza dose e obbligo per i sanitari

Dal primo dicembre si parte con i richiami per chi ha più di 40 anni, ma è soltanto una tappa del percorso che mira a far immunizzare tutti con la terza dose. Gli studi dell’Istituto superiore di sanità dimostrano infatti come l’efficacia del vaccino cominci a calare sei mesi dopo la seconda inoculazione, ma rivelano anche che una “copertura” in tre fasi sembra al momento sufficiente per sentirsi al sicuro.

Per questo motivo si punta a coinvolgere tutta la popolazione e a intensificare il pressing su chi finora ha deciso di non vaccinarsi. E qui il ministero della Salute punta sul supporto di medici di famiglia e pediatri, con le “chiamate attive” ai pazienti per convincerli. L’ipotesi più probabile è che l’ampliamento a tutte le fasce di età arrivi a inizio 2022, ma se la quarta ondata farà impennare la curva non si esclude di anticipare.

Questa settimana inoltre sarà firmato il decreto che obbliga il personale sanitario a effettuare il richiamo. La terza dose sarà obbligatoria anche per tutti i lavoratori esterni che accedono alle Rsa e che già adesso devono dimostrare di essersi sottoposti al ciclo completo per poter entrare nelle strutture per anziani.

Il nodo delle terze dosi e bambini

Il governo è anche orientato, se il parere dell’Ema sulle vaccinazioni ai bambini tra i 5 e gli 11 anni sarà positivo – parere chiesto il 18 ottobre e previsto tra metà e fine dicembre – aprire le vaccinazioni anche a questa fascia di età. In questo senso avanza anche l’ipotesi dell’estensione del Green pass obbligatorio per l’accesso a buona parte delle attività per i bambini.

“Se vogliamo evitare nuove chiusure che i cittadini non accetterebbero più e l’economia non sopporterebbe, dobbiamo rafforzare la campagna vaccinale, a partire dalle terze dosi”, è il parere del  professore Gianni Rezza, direttore Prevenzione del Ministero della Salute. Si guarda al modello Israele: a Tel Aviv, quando hanno visto rialzarsi drammaticamente la curva dei contagi e dei ricoveri, sono corsi a somministrare il richiamo (terza dose) e oggi la situazione è ampiamente sotto controllo.

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