Cronaca

Spaccio di cocaina a L’Aquila, tre persone ancora ricercate

L'AQUILA - Operazione Magnetic Box contro lo spaccio di cocaina, delle 12 misure cautelari ne sono state eseguite 9. Tre persone risultano ancora ricercate.

L’AQUILA – Operazione Magnetic Box, delle 12 misure cautelari ne sono state eseguite 9. Tre persone risultano ancora ricercate.

Sono tre le persone ancora ricercate nell’ambito dell’operazione Magnetic Box, che ha portato alla firma di 12 misure cautelari a carico di altrettante persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Nove sono state già eseguite, ma per altre tre non è stato ancora possibile rintracciare i destinarari delle misure.

Lunga e articolata l’indagine che ha portato al blitz della Polizia del 27 ottobre scorso, quando furono eseguite le prime 7 misure cautelari. Cinque persone mancavano però all’appello, tra cui E. D., 36enne considerato il capo dell’associazione criminale. L’uomo si trovava in Kosovo e agli inizi di novembre è tornato in Italia, previa comunicazione al Tribunale. Così ad attenderlo all’uscita passeggeri dell’aeroporto di Ciampino ha trovato gli operatori della Squadra Mobile dell’Aquila che, insieme alla Polizia di Frontiera, ha notificato al 36enne l’ordine di custodia cautelare in carcere, associandolo al Regina Coeli di Roma. Rintracciato (stavolta in Italia) anche un 21enne albanese, anch’egli raggiunto da ordine di custodia cautelare, ma non trovato durante il primo blitz del 27 ottobre.

Nel frattempo, è stato scarcerato E. B., 29enne difeso dall’avvocato Mauro Ceci, che aveva chiesto per il suo assistito la modifica della custodia cautelare. Il giovane, rispondendo alle domande del giudice in sede di interrogatorio di garanzia, ha contestato il vincolo associativo. Lo stesso giudice ha disposto per il 29enne, in luogo della custodia in carcere, l’obbligo di firma e il divieto di uscita notturna.

Cocaina a L’Aquila, scarcerato uno dei componenti del clan

Per chiudere il cerchio della vasta operazione antidroga, quindi, mancano ancora tre misure cautelari da notificare e per le quali sono state attivate anche le collaborazioni internazionali. Chiusa l’operazione, la palla passerà al Tribunale, per il processo. Intanto proseguono le attività ordinarie.

Magnetic Box, l’operazione contro lo spaccio di cocaina a L’Aquila.

Nella notte del 27 agosto scorso, la Polizia di Stato di L’Aquila ha dato esecuzione, tramite personale della Squadra Mobile della Questura, coadiuvata dal Reparto Prevenzione Crimine e da Unità Cinofile, all’ordinanza di misura cautelare personale per associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti emessa dal G.I.P. del Tribunale Ordinario di L’Aquila su richiesta della D.D.A. della Procura della Repubblica di L’Aquila. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati in conferenza stampa dal Capo di Gabinetto della Questura, il dottor Sandro De Angelis, e dal Capo della Squadra Mobile, il dottor Danilo Di Laura.

A finire in manette  7 persone, 5  delle quali tradotte in carcere e 2 poste ai domiciliari,  di origine kosovara e albanese, tra i 20 e i 37 anni, con precedenti specifici in materia di stupefacenti ed appartenenti ad una famiglia ormai radicata nel tessuto sociale ed economico del capoluogo aquilano, associati tra loro allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti di trasporto, acquisto, vendita, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti del tipo cocaina.

Le complesse attività di indagine hanno consentito di ricostruire i fatti in un periodo di quasi due anni, durante il quale non solo sono state monitorate i numerosi episodi di spaccio al dettaglio di cocaina, droga di cui è sempre più alta la richiesta nella realtà aquilana, ma anche l’intera organizzazione; un sodalizio facente capo a tre fratelli, che gestivano l’intero traffico avvalendosi di altre persone di fiducia, spesso legate da vincoli di sangue, che si occupavano a vario titolo della custodia, confezionamento e vendita al dettaglio della cocaina, agevolato anche dal fatto che gli associati comunicavano tra loro con disinvoltura in lingua madre, oltre ad usare termini criptati e comunicare attraverso i canali Whats-App e Telegram, in modo da rendere meno agevoli le attività di contrasto della P.G.

Inoltre è emerso un rilevante volume di affari, ancora da quantificare compiutamente, con introiti che vengono direttamente investiti in immobili e attività commerciali.

Cocaina a L’Aquila, le piazze di spaccio controllate dall’organizzazione criminale

Una delle caratteristiche dell’organizzazione era quella di utilizzare “box magnetici” per il trasporto e l’occultamento della cocaina, che venivano ancorati a parti metalliche difficilmente individuabili dalle Forze di Polizia, come il fondo delle autovetture ovvero il retro di “guard rail” stradali.

Nel corso dell’attività svolta sono stati effettuati numerosi recuperi di cocaina, anche di modeste quantità, che andavano a confermare il traffico e la vendita di sostanza stupefacente, per un totale di più di un kg di cocaina sequestrata.

L’indagine, coordinata dalla D.D.A. della Procura della Repubblica di L’Aquila, ha inferto un duro colpo all’approvvigionamento e alla vendita della cocaina nel capoluogo aquilano, disarticolando una delle organizzazioni che negli ultimi anni si è ben radicata nel territorio con lo scopo di fornire una capillare distribuzione di sostanza stupefacente.

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