Amministrazione

Aumento stipendi ai sindaci, Draghi firma l’adeguamento

Aumento degli stipendi ai sindaci: la novità prevista nella Legge di Bilancio, per un adeguamento delle retribuzioni. Quanto percepiranno i primi cittadini?

Aumentano gli stipendi per sindaci, assessori e presidenti del consiglio comunale.

La norma, prevista nelle legge di bilancio, entrerà in vigore a partire da gennaio del 2022. Gli aumenti saranno scaglionati, fino ad arrivare a regime nel 2024. L’obiettivo è quello di equiparare sempre più le retribuzioni degli amministratori locali e quello di altre figure amministrative, come per esempio i presidenti di Regione. Una misura esattamente opposta a quella prevista dai provvedimenti, poi respinti nel referendum, proposti da Renzi. In quel caso venivano ridotti i compensi dei consiglieri regionali fino ad equipararli a quelli dei sindaci dei comuni capoluogo di regione.

La proposta del governo Draghi va invece nel segno opposto. Si alzano, anche notevolmente, le retribuzioni. Gli aumenti maggiori saranno per gli amministratori dei comuni più grandi, quelli delle aree metropolitane, con incrementi che sfiorano il 100 per cento. Ma a scendere gli aumenti saranno per tutti, sindaci e in misura minore per gli assessori. Certamente c’è già chi protesta, ma lo scopo della misura è quello di compensare adeguatamente chi svolge una attività faticosa, a tempo pieno, al servizio dei cittadini e con il rischio sempre presente di incorrere in inchieste giudiziarie.

Sindaci, vediamo nel dettaglio gli aumenti.

A guadagnare di più saranno i sindaci delle città metropolitane, come Roma, Milano, Napoli, Torino ecc. Attualmente la retribuzione è di poco superiore a 7 mila euro mensili: dal prossimo primo gennaio arriverà a 10 mila e 100 euro per arrivare a regime nel 2024 a 13.800 euro. In linea con le indennità dei presidenti di regione.

Per i comuni capoluogo di regione con oltre 100 mila abitanti si passerà dalle attuali 6 mila e 300 euro a poco più di 11 mila nel 2024. Tra 50 e 100 mila abitanti la retribuzione attuale è di 4.500 euro e a regime sarà rivalutata del 70 per cento. Per i comuni con meno di 50 mila abitanti la retribuzione attuale è di 3.114 euro e arriverà a 4.830 euro

I sindaci dei comuni da 10 mila a 30 mila abitanti passeranno da 2.780 euro a 4.140. Da 5 a 10 mila abitanti da 2.510 a 4.000 euro. Da 3 mila a 5 mila abitanti da 1.950 si arriverà a 3.036. Sotto i 3 mila abitanti l’indennità passerà agli attuali 1.659 a 2.208.

Incrementi sono previsti anche per vicesindaci, assessori e presidenti del consiglio comunale. Nelle città metropolitane i vicesindaci arriveranno a 10.335 euro mensili. Lo stipendio per assessori e presidenti del consiglio comunale sarà di 8.970 euro.

Questi nella sostanza gli aumenti che certamente hanno creato non poche sorprese. Anche perché da anni la politica è molto prudente, temendo la reazione di un’opinione pubblica non sempre benevola con quella che da anni viene definita “la casta”. Non a caso su questa spinta, spesso interpretata dal movimento 5Stelle, si è intervenuti sui vitalizi dei parlamentari, in passato sulle auto blu e più recentemente sul taglio del numero dei parlamentari. Tutto per ridurre il costo della politica.

Non a caso arriva anche da qualche esponente grillino la protesta per questa misura. Ma non dovrebbero esserci problemi in Parlamento, anche perché ogni forza politica esprime dei sindaci. Ci voleva però qualcuno che avesse l’autorevolezza per sfidare la reazione dei nemici della casta. E forse solo Draghi poteva averla. Lui che non ha un partito e la sua importante carriera si è svolta sempre fuori da Montecitorio. Così anche nell’opinione pubblica la reazione appare blanda. Chissà se sarebbe stata la stessa con un altro presidente del Consiglio?

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