Cultura

Le nuove stanze della poesia, “I mesi dell’anno” di Angiolo Silvio Novaro

"I mesi dell'anno", una poesia di Angiolo Silvio Novaro per l'appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.

 

Dopo le poesie di atmosfera natalizia, nel riprendere l’itinerario che propone e commenta le composizioni che abbiamo letto e imparato nei nostri giorni di scuola, voglio qui trascrivere una poesia di Angiolo Silvio Novaro che idealmente prosegue quell’augurio di buon anno che lo stesso Novaro mi ha permesso di fare attraverso il suo “L’anno Nuovo “. Sembra una filastrocca che in rima baciata mette assieme gli aggettivi e quindi le caratteristiche dei mesi dell’anno.

Un esercizio di fantasia ,ma non troppo perché nello scegliere queste caratteristiche il poeta in qualche modo richiama le stagioni atmosferiche ma anche le atmosfere di giorni settimane e mesi che noi inconsciamente viviamo ma che è solo lo “ stupore” di cui sono capaci i bambini, a cui chiaramente la composizione è indirizzata, riesce a mettere in evidenza anzi a sopravanzare ad ogni altre cosa. La parrucca dei monti di gennaio lascia il posto ad un sole liberato dalla prigionia, quello stesso sole che diventa “solleone” in agosto per imbiondire le messi ma anche per” arrubinare” i dolci grappoli di uva di settembre .

Un delicatissimo viaggio attraverso i mesi dell’anno, le stagioni e le loro caratteristiche ,in definiva un mondo nel quale, appunto come dicevo, siamo immersi, descritto con un vezzo, la rima. Una rima nostalgica che conduce la nostra fantasia a ripetere e sperimentare vocalità alternative come per esempio quel febbraio che imbacucca per far rima con parrucca potrebbe diventare un febbraio che infagotta e incappuccia e così via per l’intero percorso della composizione.

Abbiamo già ricordato nel presentare e commentare “L’anno Nuovo” alcune note biografiche e in particolare gli anni della giovinezza di questo poeta di Diano Marina. Ma non solo poeta anche se “ la propensione alla scrittura in prosa fu caratterizzata da un duplice accento, lirico e veristico: all’opera prima, il romanzo (dedicato al fratello Mario) Manoscritto d’una vergine (Milano 1887) – diario sentimentale di una giovane segretamente innamorata dell’amico del fratello – tennero dietro la raccolta di novelle Sul mare (ibid. 1889), elogiata da Giovanni Verga, il romanzo Giovanna Ruta (Torino 1891), storia di un amore deluso che culmina nel suicidio (significativamente dedicata all’autore dei Malavoglia), e un secondo volume di novelle, Il libro della pietà (Milano 1894; nuova ed., ibid. 1898).”(https://www.treccani.it/enciclopedia/angiolo-silvio-novaro_(Dizionario-Biografico)/

“Attento alla poesia pascoliana, nelle liriche della raccolta, dal ritmo cantilenante, alterna i motivi dell’infanzia, della natura e della vita familiare a quello religioso come dimostrano i versi dedicati a s. Francesco o la Preghiera della sera. Tra le poesie più note va ricordata Che dice la pioggerellina di marzo?: «Che dice la pioggerellina / Di marzo, che picchia argentina / Sui tegoli vecchi / Del tetto, sui bruscoli secchi / Dell’orto, sul fico e sul moro / Ornati di gèmmule d’oro?» (Il cestello, p. 12). “

La vita del poeta fu segnata dalla morte del figlio Jacopo dapprima studente di giurisprudenza e poi cadetto a Modena . Assegnato nel marzo 1916 al 1o reggimento degli alpini, morì il 3 giugno nella Conca di Marcésina in un’azione eroica per la quale fu insignito con la medaglia d’argento e promosso al grado di sottotenente (r.d., 31 agosto 1916). ù

Una biografia ricca di opere e una voce indimenticabile “come la «Voce di chi amò tanto / E conobbe il dì di festa / E ora sa che non gli resta / Che la notte del suo pianto: // Voce nella grigia sera / Di cuore che più non spera / Ma attaccato a ciò che era / Alza un’ultima preghiera» (Il piccolo Orfeo, pp. 19 s.).

Continueremo questo racconto nella prossima puntata con la presentazione della poesia più famosa di questo autore “Che dice la pioggerellina di marzo? “,un componimento prestato alla musica perchè appunto fu musicata da Ernesto Berio.

Ecco “I mesi dell’anno “

Gennaio mette ai monti la parrucca,
Febbraio grandi e piccoli imbacucca;
Marzo libera il sol di prigionia,
April di bei color gli orna la via;
Maggio vive tra musiche d’uccelli,
Giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli;
Luglio falcia le messi al solleone,
Agosto, avaro, ansando le ripone;
Settembre i dolci grappoli arrubina,
Ottobre di vendemmia empie le tina;
Novembre ammucchia aride foglie in terra,
Dicembre ammazza l’anno, e lo sotterra.

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