Abruzzesi nel mondo

Maria D’alessandro, una scrittrice abruzzese a Buenos Aires

Maria D’Alessandro: la scrittrice che racconta storie, poesie e proverbi degli emigrati abruzzesi in argentina

L’emigrazione abruzzese in Argentina, all’interno di quella massiccia italiana, ha lasciato comunque il segno nella cultura, nella letteratura e sulle stesse istituzioni di quel grande Paese sudamericano.

Il vero e proprio esodo da tante regioni italiane, risale già alla fine dell’800, insieme al Brasile e dopo investendo il Venezuela, più nel secondo dopoguerra. Una vera e propria conquista della “pampa” argentina, ma prima ancora delle sue grandi città costiere, dove arrivavano i bastimenti carichi d’intere famiglie, alla ricerca del loro sogno di riscatto dalla miseria e dalla stessa oppressione delle varie tirannidi europee. Le cronache del tempo sono piene di storie comuni, sul difficile adattamento nella “Terra Argentea”, rigogliosa e dagli spazi immensi delle sue praterie. In effetti, specie nel dopoguerra, il Paese appariva ricchissimo di materie prime e bisognoso di tante braccia, con la Presidenza di J.D. Peron (Il caudillo, si era formato nella scuola ufficiali di Chieti, tra il 1939 e il 1941), finita la quale si aprì una lunga fase di crisi istituzionale, ma anche economica e sociale, coinvolgendo tanti oriundi italiani, che già costituivano oltre un terzo degli abitanti argentini. In questi decenni comunque i nostri emigranti, si sono inseriti a pieno titolo nelle stesse Istituzioni locali e nazionali, arrivando a conquistare posizioni di assoluto rilievo, come la Presidenza della Repubblica, con M.Macri (di origini calabresi, di centro-destra), vincente al ballottaggio contro D. Scioli, (la cui famiglia era originaria del Molise), già Vice della lunga stagione di governo del partito peronista. La stessa presenza di oriundi abruzzesi, è arrivata nel Parlamento Italiano, nel 2006, eleggendo l’on. G. Angeli (nato ad Orsogna nel 1931), per la coalizione di centro-destra. Nel 2018,il senatore oriundo R.A.Merlo, fu nominato Sottosegretario di Stato al MAECI, nel Governo Conte I. Fino alla recente nomina, nel nostro CRAM, come Vicepresidente, del Cav.M.Castello, proveniente da Rosario, già Presidente della Fedama.

In questo quadro di ricchi fermenti della comunità abruzzese, va segnalata così la voce letteraria di Maria D’Alessandro, nata a San Vito Chietino (CH), che ne ha interpretato non solo la sua poetica, ma anche la sua forte impronta femminile.

Da bambina, a cinque anni, si riunisce al padre con la famiglia, formandosi, in Argentina, fino a laurearsi in Geografia: una novella viaggiatrice, come il grande B.Chatwin, con la sua “In Patagonia”: “E’ un amante difficile. Lancia il suo incantesimo! Un’ammaliatrice, ti stringe nelle sue braccia e non ti lascia più!”. Uno studio così orientato alla stessa letteratura dell’emigrazione, che ha avuto illustri precedenti, per di più con un popolo italiano così disperso nel mondo, in una vera e propria Diaspora. In particolare nei suoi “Racconti Nella Memoria”(con la prefazione di G.Palmerini), vengono espressi i valori essenziali dell’emigrazione abruzzese in terra argentina, così simili e pure così peculiari, rispetto ad altre pagine della letteratura di genere. Un percorso creativo, svolto in piena sinergia con le nostre associazioni, come l’Anfe, che ha patrocinato i suoi scritti.

Tra questi le stesse poesie, come l’emblematica “Sradicamento”, unita anche alla mostra fotografica: “Ritratti poetici in Contrattempo”. Una scrittura, quella della autrice, che fonde con chiarezza e sensibilità, i caratteri tipici dei nostri emigranti: tenacia, talento, profondo senso religioso e fedele custodia dei valori familiari, pur nelle divisioni e tragedie di tante esistenze, che non hanno realizzato il loro sogno di riscatto. In ogni caso Maria D’Alessandro “Raccoglie ricordi, emozioni e storie imparate intorno al “focolare”, con il ruolo determinante di tante donne coraggiose, come nonne, madri, sorelle e figlie, anche con la loro sofferenza per il distacco e la lontananza dalla terra natia.

Quasi la parabola della nostalgia, esaltata dal grande poeta argentino, J.L.Borges, non solo per il passato, ma anche per il presente, come un moderno Odisseo: “Desideriamo ciò che non possediamo”. Così i ricordi si fanno intensi e struggenti, come ha rimarcato la stessa Prof.ssa Berenice Rossi (nata a San Giovanni Lipioni-Ch), nel suo ultimo libro ” Le mie due Patrie”(Storia e Storie dall’Abruzzo all’Argentina). Una ricerca sul campo, con l’andata ed il ritorno verso le proprie radici, sempre con il “dolore della partenza, il viaggio, l’arrivo, l’integrazione, l’identità negli adulti e nelle nuove generazioni ed anche con il rimpatrio e la vita attuale degli immigrati”.

Il rientro, spesso amaro, nella propria Terra di origine, così cambiata, alla ricerca di una serenità spesso perduta in un Paese meraviglioso come l’Argentina, ma in perenne instabilità, tra passato e modernità, tra dittature militari e democrazia incompiuta, a passi di tango,o nella velocità dei suoi campioni di Formula1, come J. M. Fangio, anch’esso originario del chietino. Tutto questo nel “Paese alla fine del mondo” come lo aveva presentato Papa Francesco,nel 2013.

Sergio.Venditti

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