Cultura

Tutti i Santi giorni, 22 gennaio: San Vincenzo di Saragozza

Per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 22 gennaio, San Vincenzo di Saragozza. A Carsoli la chiesa più antica d'Abruzzo dedicata al Suo culto.

Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 22 gennaio, San Vincenzo di Saragozza. A Carsoli la chiesa più antica d’Abruzzo dedicata al Suo culto.

Il 22 gennaio ricorre la memoria di San Vincenzo di Saragozza.

Nato da nobile famiglia, secondo la tradizione più accreditata a Huesca, ai piedi dei Pirenei, o probabilmente a Saragozza, figlio del console Eutichio e della matrona Enola, San Vincenzo ebbe un’educazione improntata alle lettere; ben presto venne affidato a Valerio, vescovo della città spagnola, affinché provvedesse alla sua formazione spirituale. Nonostante fossero i terribili anni delle persecuzioni di Diocleziano contro i cristiani, i due uomini di chiesa continuarono la loro missione di apostolato, finché Daciano, il prefetto della provincia spagnola in cui operavano, ne ordinò l’arresto. Condotti a Valencia furono fustigati, torturati e infine uccisi.

san vincenzo di saragozza tutti i santi giorni

Durante il regno di Costantino, a Valencia fu eretta una basilica in onore di San Vincenzo e sotto l’altare maggiore collocate le sue reliquie. In seguito all’invasione dei Mori, i cristiani pensarono di trafugare il corpo del santo per metterlo al sicuro in Portogallo, in una piccola chiesa su un promontorio che poi prese il nome di Capo San Vincenzo. Solo una volta finite le scorrerie, le spoglie furono imbarcate su una nave diretta verso Lisbona. Narra una leggenda devozionale che durante il viaggio alcuni corvi si posarono sulla prua e sulla poppa della nave a rinnovata protezione del santo martire, che già in precedenza avevano salvato allorquando il corpo del martire venne gettato in un campo deserto e dato in pasto alle fiere. Giunto in città, il corpo venne deposto nella chiesa di Santa Giusta e Santa Rufina e trasportato nella cattedrale il 15 settembre 1173. È patrono di Lisbona e lo stemma stesso della città raffigura la nave che ne trasportò i resti mortali, governata alle estremità da due corvi.

San Vincenzo è invocato come protettore degli orfani, delle vedove e dei poveri.

L’iconografia del Santo è legata ad alcune leggende agiografiche, in particolare a quelle del suo martirio. Il primo supplizio comminatogli fu quello del cavalletto, un terribile strumento di tortura che lussava tutte le articolazioni del corpo. Poiché il Santo non veniva piegato dalla pena, il prefetto Daciano, comandò prima di arpionarne il corpo con uncini di ferro e poi lo condannò al martirio per mezzo della graticola e di lamine infuocate. Tutti questi attributi, insieme alla palma del martirio, ricorrono nelle immagini di San Vincenzo.

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A circa 2 km dal centro abitato di Carsoli sorge la chiesa di San Vincenzo di Saragozza. Il monumento, che ha subito nei secoli rimaneggiamenti, si attesta come la più antica rappresentazione d’Abruzzo dedicata al santo di Saragozza, frutto del volere dei conti Berardi della Marsica. La chiesa, lunga 4,10 mt e alta 5,70 mt, presenta una forma allungata con abside laterale posta sul lato nord. Il paramento murario esterno è in conci di pietra a vista e si possono scorgere strutture preesistenti, probabilmente del X secolo, su cui poggia l’edificio attuale. Interessante il portale romanico risalente all’XI secolo, in pietra calcarea, con stipiti lavorati e mensoline decorative; nella lunetta, permangono esigue tracce di affresco. L’interno ad aula unica, voltato con capriate lignee e pianelle in cotto, presenta due altari. Il catino absidale è affrescato con motivi floreali e stelle su sfondo grigio; gli affreschi, di autore ignoto, sono degli inizi del XVI secolo e raffigurano ai lati dell’altare maggiore San Vincenzo di Saragozza con la dalmatica e la palma del martirio, e Sant’Antonio da Padova con in braccio Gesù Bambino. Da ricerche recenti, si è constatato che il ciclo pittorico copriva verosimilmente tutte le pareti della chiesa, anche con sovrapposizioni stratigrafiche.

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Da ritrovamenti archeologici, si è stabilita una frequentazione del sito sin dal periodo romano, proseguita fino agli inizi del XVII secolo. La comunità stanziata nei pressi della pieve aveva vocazione agricola: la coltura predominante era quella vitivinicola, di cui era protettore proprio San Vincenzo; durante il medioevo divenne curtis ed è ricordata dagli storici col nome di Villa San Vincenzo.

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