Quirinale, Salvini fa tre nomi: il centrosinistra non li voterà

Giorno due per le elezioni al Quirinale. Salvini presenta tre nomi: Pera, Moratti e Nordio. Il centrosinistra non chiude al confronto. Non voterà le proposte del centrodestra e chiede un vertice tra gli schieramenti.
Le 15 di martedì 25 gennaio, si riparte. I grandi elettori sono tornati ad essere 1009. Infatti è subentrata Rossella Sessa al posto dell’onorevole Fasano deceduto alla vigilia delle votazioni. Intanto i leader dei partiti ci provano a trovare un nome condiviso.
Nuova puntata di Romanzo Quirinale. La rubrica di Giuseppe Sanzotta, editorialista del Capoluogo e già direttore de Il Tempo, verso l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Circolano dei nomi. Uno è bocciato ancor prima di essere annunciato. Si tratta dell’ex ministro Frattini, attuale presidente del Consiglio di Stato. Preventivamente è arrivato il no di Letta e Renzi: non sarebbe abbastanza filo atlantico. In una situazione in cui la tensione ai confini dell’Ucraina ha raggiunto livelli di allarme rosso, l’atlantismo è una pregiudiziale. Forse i 5Stelle sono più possibilisti. Così i nomi alla fine sono tre: l’ex ministro Moratti, l’ex presidente del Senato Pera e l’ex magistrato Nordio, suggerito da Giorgia Meloni. Fuori dalla rosa sono rimasti, oltre a Frattini, bocciato in partenza, anche il presidente del Senato Casellati. Ma la Casellati potrebbe essere il nome da tirare fuori in un secondo momento.

Letta all’annuncio dei tre nomi proposti dal centrodestra ha subito mostrato interesse e ha individuato nella mossa un segnale di apertura, considerando le personalità proposte di grande prestigio da esaminare con attenzione. Subito dopo si sono riuniti i rappresentanti del fronte di centrosinistra. Oltre a Letta ci sono Conte e Speranza. Alla fine il comunicato congiunto precisa che è stato fatto un passo avanti nel dialogo. Che i nomi presentati sono di grande prestigio, ma non potranno avere quel grande consenso richiesto. Non è una bocciatura preventiva, non a caso Letta, Conte e Speranza sollecitano una riunione comune ristretta nelle prossime ore.
Non contrappongono altri nomi per evitare il muro contro muro, ma è evidente che nell’incontro potrebbero essere esaminate delle alternative. Letta, uscendo dalla riunione, afferma che il vertice proposto dovrebbe essere un vero conclave: si esce solo dopo un accordo. Non ci sono veti, non c’è quel no secco che ha stoppato il sogno di Berlusconi. Il Cavaliere ha provato anche a inserirsi in questa partita, non per proporre se stesso, ma indicando Tajani per la rosa del centrodestra. Il nome non è stato pronunciato da Salvini.
Quirinale, gli altri nomi
I giochi però, come è spiegato nel comunicato di Letta e Conte, non sono limitati ai nomi già usciti. Letta ha sempre la carta di Draghi nel cassetto. Salvini ha detto no, anche Conte, facendosi portavoce dell’umore dei suoi ha detto che deve continuare a governare. Però, se non c’è accordo potrebbe tornare in gioco, anzi per molti osservatori è ancora il più probabile. A meno che non ci siano delle prove di forza. Cioè, alla quarta votazione provare a candidare un proprio rappresentante sperando di fare breccia anche nel fronte opposto e superare quel traguardo di 505 voti, necessario per l’elezione. Se così fosse cadrebbe il governo. Salvini sembra credere di no, avvertendo che Quirinale e Palazzo Chigi sono cose diverse. Se dovesse provare a forzare, il centrodestra proverebbe con Casellati, che al Senato fu eletta con i voti dei 5Stelle. Ma era un’era geologica fa.
A sinistra i nomi sono ancora nascosti, ma le indicazioni sono per l’ex ministro Severino, Riccardi e Amato. Non saranno fatti perché ufficialmente non si vuole contrapporre una rosa a quella del centrodestra. Se sono stati bocciati di fatto i nomi di Salvini, farne a sinistra provocherebbe la stessa reazione.
Tra le riserve, ma con buone possibilità di entrare in campo, c’è sempre Casini. Non ha tanti nemici, ma è sponsorizzato solo da Renzi. Viene dalla prima Repubblica, è stato nella Dc, poi si è schierato con Berlusconi, alle ultime elezioni è stato eletto con il Pd. Molti parlamentari, non solo i veterani ex Dc, fanno il tifo per lui, perché è l’immagine della politica. Non a caso , Casini ha pubblicato una foto vintage che lo ritrae, giovanissimo, già impegnato. E su questo fa appello Casini, convinto che molti parlamentari siano infastiditi dal continuo ricorso ai tecnici e ai riferimenti alla società civile contrapposta alla politica. Non a caso la maggiore freddezza Casini la incontra tra gli esponenti dei 5Stelle.
Così Casini come Draghi restano in corsa. Oggi sono defilati, ma sempre pronti a rientrare nella partita. Schierato con Draghi è Brunetta.Giorgetti, che pure l’aveva candidato per primo, non si sbilancia più di tanto, si dice solo fiducioso sul raggiungimento di una intesa. Ha meno fiducia Tabacci, che sollecita una processione di parlamentari sotto al Quirinale per chiedere a Mattarella di accettare un secondo mandato. Un Mattarella bis, sarebbe l’ultima carta. Però c’è chi ci pensa, infatti oltre alla valanga di schede bianche anche nella seconda votazione, c’è stata una pattuglia di parlamentari che ha votato proprio Mattarella. Sono stati 39 i voti per il presidente uscente. 40 i voti per il giurista Maddalena. Aspettando “il conclave” proposto da Letta.