Quirinale, terza votazione inutile ma in 125 scrivono Mattarella

Quirinale, inutile anche la terza votazione, ma in 125 scrivono Mattarella sulla scheda. Salvini prova a forzare sulla Casellati, Letta stoppa: sarebbe la crisi.
Si rinnova l’appuntamento con Romanzo Quirinale. La rubrica di Giuseppe Sanzotta, editorialista del Capoluogo e già direttore de Il Tempo, verso l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Quirinale, il centrosinistra rinvia al mittente la “rosa” di nomi annunciati da Salvini. Nulla da dire su Pera, Moratti e Nordio, ma sono candidati di parte, ci vuole un nome condiviso.
Mentre si riuniscono i gruppi arriva una bomba politica annunciata da il giornale Il Foglio: Salvini è andato a trovare a casa Cassese.Sarebbe la mossa tanto attesa che potrebbe portare a un largo accordo.Il professor Sabino Cassese, è uno stimatissimo costituzionalista, non ha appartenenze di partito. Se fosse lui il nome nascosto la svolta sarebbe vicina. Il Pd lo voterebbe sicuramente, qualche problema potrebbero avere i 5Stelle perché Cassese contestòi Dpcm del governo Conte 2.Ma quando la svolta appare vicina arriva la nota della Lega, che nega l’incontro.
Salvini fa sapere che non sa dove abita il professore. È una smentita? Si vedrà nelle prossime ore. Sicuramente il nome di uno stimato professore di 86 anninon può essere oggetto di polemiche e veti, dunque prima andrebbe verificatala possibilitàdi un ampio consenso. Salvini non ha fatto nomi nella riunione della Lega. Promette solo di avere dei nomi di alto profilo da proporre. Chissà se tra loro ci sarà anche quello di Cassese.
Pera, Moratti e Nordio
Sui tre nomi, in realtà, Salvini sapeva benissimo che quella sarebbe stata la risposta. Non a caso, si è parlato di contatti con esponenti eletti nei 5Stelle, per tentare una prova di forza sul nome di Elisabetta Casellati.
È stato Letta a bloccare questo tentativo, avvertendo che questo avrebbe significato la crisi di governo, in pratica le elezioni anticipate. Una prospettiva che terrorizza soprattutto i 5Stelle. Così la prova di forza rientra. Si va a votare, stavolta di mattina, e di Pera, Moratti e Nordio non c’è più traccia.

Fratelli d’Italia, che pure aveva voluto l’ex magistrato Nordio, decide di non votare scheda bianca, ma Guido Crosetto, un esponente di matrice Crosetto prende 114 voti, più dei grandi elettori del partito. Un messaggio a Salvini? Forse sì, perché in una nota Fratelli d’Italia evidenzia il successo di Crosetto e invita gli altri partiti del centrodestra a votare compatti su un proprio candidato, da scegliere nella rosa presentata. È un tentativo per evitare un cedimento? Però il leader della Lega ammorbidisce i toni, lancia messaggi ottimistici sulla possibilità di una soluzione vicina. Deputati e senatori votano ben sapendo che non stanno eleggendo il Capo dello Stato, ma molti di loro vogliono lanciare messaggi ai capi partito.
In 125 votano Mattarella, come a dire: provate a convincere il Presidente ad accettare un reincarico. Poi ci sono quei 52 voti a Casini, un nome sul quale si continuerà a discutere nelle prossime ore. Se non ci saranno colpi di scena o poco probabili prove di forza, si lavorerà per non frantumare la maggioranza di governo, scegliendo un nome condiviso. Così tornano in discussione Draghi, che però in tanti vorrebbero restasse a Palazzo Chigi. Poi c’è Casini, che non ha sponsor, ma questa potrebbe essere la sua forza. Inoltre trapela che in uno dei tanti colloqui tra Letta e Salvini sia stato fatto anche il nome di una donna di grande prestigio e fuori dalle logiche dei partiti.
Salvini si rimette all’opera, telefona a Berlusconi per parlare proprio della presidenza della Repubblica. Non è da escludere che gli abbia sottoposto dei nomi. Più problematico il rapporto con Giorgia Meloni. Se cercherà l’intesa con l’attuale maggioranza di governo lascerà fuori Fratelli d’Italia? E Meloni è interessata ad aggiungersi alla maggioranza di governo per votare il Presidente della Repubblica? Non è il solo quesito che si pongono in molti durante le ore di una inutile votazione.
Finiti i lavori parlamentari, sono cominciati incontri e trattative, alcune segrete, altre palesi. È buio, ma le luci degli uffici parlamentari sono accese per la notte, forse decisiva per l’elezione del Capo dello Stato. Non solo, ma decisiva anche per il governo e per la legislatura. Si alternano segnali contrastanti. C’è solo un impegno non scritto, ma ribadito da più parti: entro venerdì bisognerà avere il presidente. La politica sarà in grado di rispettarlo?