Cultura

Le nuove stanze della poesia, Zietta Liù e i versi dai banchi di scuola

Le poesie di Zietta Liù dai banchi di scuola per l'appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.

Le festività natalizie da poco trascorse mi hanno dato modo di presentare alcune poesie che abbiamo lette e imparato sui banchi di scuola sul tema del Natale, del Nuovo Anno, della Befana. Ho iniziato questo ciclo delle poesie dei banchi di scuola per Le nuove stanze della poesia presentando una poetessa degli anni Cinquanta, Zietta Liù.

Nel riprendere il percorso che mi ero prefisso torno a questa poetessa, i cui numerosi componimenti sono stati inseriti nelle antologie e nei testi scolastici perché è un punto di partenza, gli anni Cinquanta dello scorso secolo. Proprio da quegli anni riapro il libro partendo proprio dai componimenti di Zietta Liù che parlano della scuola. Allo scolaro, nel libro di lettura e nel sussidiario vengono proposte delle letture che mettono all’attenzione temi importanti ed essenziali per costruire un progetto curricolare di formazione sulla qualità della quale a lungo si è discusso per evidenziare aspetti positivi e negativi. I temi sono dunque la famiglia, la scuola, gli affetti, la religione, la patria, il lavoro, la Storia ,la natura, i giochi.

Argomenti che ricordano appunto il mondo che circonda o dovrebbe circondare il fanciullo visti dalla parte della realtà, della fantasia.
Prima però di parlare appunto delle poesie proprio sulla scuola, ritornando a Zietta Liù, non posso non ricordare alcuni fatti salienti nella storia della scuola anche se in sintesi rimandando il lettore per tutti gli approfondimenti a quanto potrà trovare in ottimi siti on line. Mi riferisco per quello che riguarda la scuola alla cosiddetta riforma Gentile del 1923.

Benito Mussolini con enfasi la definì la “più fascista delle riforme”. Di fatto poi dal 1923 al 1931 furono pubblicati testi scolastici che davano per così dire vita alla ideologia che questa riforma sottintendeva. Inoltre il Testo unico di Stato fu introdotto nell’anno scolastico 1930-31 dal Ministero dell’Educazione Nazionale. Rappresentò il passo decisivo per proporre dei testi su cui studiare, rivisti “non solo a livello scientifico ma anche politico ,negando con il testo unico, ogni scelta didattica”.

Quindi operando anche un controllo sull’operato degli insegnanti ,limitando la loro autonomia. Questo scenario perdurerà oltre la caduta del regime fascista e si protrarrà per tutti gli anni Cinquanta sui quali tornerò nella prossima puntata a riflettere.

Qui ora mi sembra importante, proprio in riferimento a quello che ho accennato, riproporre al lettore alcune poesie sulla scuola che venivano inserite negli anni Cinquanta in quel testo unico di lettura che fungeva da punto di riferimento anche se man mano meno essenziale.
Ritorno a Zietta Liù pseudonimo di Lea Maggiulli Bartorelli (Pisa 1900, Napoli 16 marzo 1987 ) un’insegnante di scuola dedita al giornalismo e alla scrittura di testi per bambini. Scrisse dunque poesie e racconti ma anche testi per spettacoli teatrali, nonché di scritti di vario genere pubblicati anche in antologie scolastiche (Tredicino, Il piccolo indiano, La favola più bella, L’amore di Cappuccetto Rosso, Fiordilino, Voli di fantasia, Il cuore e la strada, Le favole belle, Fresca fiorita) .

Zietta Liù scriveva soprattutto per i suoi alunni. Spesso infatti si tratta di testi didascalici, che vogliono insegnare qualcosa, per esempio regole grammaticali, ma senza mai dimenticare che le cose si imparano più facilmente divertendosi. Le poesie e le filastrocche di Lea Maggiulli Bartorelli hanno qualcosa in comune con quelle del grande Gianni Rodari: tutti e due avevano infatti capito che attraverso i loro testi giocosi, scherzosi e allegri potevano comunicare nozioni ai propri alunni e farli imparare più agevolmente anche le regole ortografiche e grammaticali più noiose e difficili!

Ma le Poesie di Lea Maggiulli Bartorelli non trattano solo di temi scolastici, ma anche dei temi tipici per i bambini: la mamma, il Natale, la preghiera, la Patria, i mesi dell’anno… Cercando di insegnare ai più piccoli anche i valori della vita.

Qui mi limito a presentare le prime due poesie sulla scuola:

Il bimbo va a scuola
Un bacio a mamma, uno a nonnetta,
il bimbo allegro a scuola va,
trotterellando in fretta, in fretta;
quante cosine imparerà!
Il primo giorno i col puntino,
un altro giorno o col pancione,
un altro impara a col piedino,
l’u viene appresso, nonno buffone!
Con l’occhialetto l’e birichina
il bimbo bravo conoscerà;
poi farà il nome della mammina
e a far di conto imparerà…
Corri, omettino, il tempo vola,
mamma ti guarda dalla finestra;
pensa a una cosa che la consola:
ch’è un’altra mamma la tua maestra.

Un tesoro : la cartella
O piccolina bella,
prima d’andare a scuola
guarda nella cartella.
C’è tutto l’occorrente?
Non manca niente niente?
Un bacio a mamma, e vola!

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