Quirinale, nulla di fatto anche alla quarta votazione: quattro nomi in campo

QUIRINALE – Ancora non c’è intesa. La quarta votazione si risolve con un nulla di fatto. Quattro in campo: Draghi, Casini, Belloni e Cassese.
Nuova puntata di Romanzo Quirinale. La rubrica di Giuseppe Sanzotta, editorialista del Capoluogo e già direttore de Il Tempo, verso l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Tenete i telefonini accesi, aveva detto Salvini l’altra notte. Infatti così è stato per tutti i grandi elettori e per i giornalisti. Ma al mattino nulla era cambiato.
Casini non piace ai 5Stelle e a Fratelli d’Italia. Draghi andrebbe bene a tutti, ma se senza di lui al governo si rischiano le elezioni, allora no. Trasversale. Cassese? Ma è di sinistra? È stato critico con Conte. E non entusiasma nemmeno Forza Italia Belloni? Ma è il capo dei servizi segreti? Adesso basta dice la Meloni a Salvini, il regista dell’operazione Quirinale. Votiamo un nostro candidato e poi si vedrà. Salvini ha il difficile compito di salvaguardare la maggioranza di governo e nello stesso tempo non vuole rompere le coalizione. Così tergiversa, frena la Meloni che vuole votare un candidato, anzi chiede di astenersi dal voto. Passa questa linea tra l’insofferenza di Giorgia Meloni che ha compreso come Salvini ha scelto prioritariamente di salvaguardare il governo Draghi. Così va in scena l’ennesima inutile votazione. Sono 441 gli astenuti, il centrodestra, ci sono le schede bianche poi in 166 votano Mattarella e ci sono tanti voti anche per Di Matteo.
L’appuntamento è per venerdì, tutti i big di partito sanno che i giochi debbono finire. E’ ora di fare sul serio. Draghi telefona a Berlusconi, ufficialmente è una telefonata di cortesia, vuole solo sapere come sta e fargli gli auguri di pronta guarigione. Ma se Berlusconi lo indicasse, la strada per il Quirinale sarebbe spianata. I due registi dell’operazione Quirinale sono Salvini e Letta. Se fosse per loro due una intesa l‘avrebbero già trovata. Ma Letta i conti deve farli con Conte e i 5Stelle, mentre Salvini ha il problema Fratelli d’Italia e Forza Italia. Così il nome del candidato per il Quirinale deve superare una vera gimkana di veti. Casini, incappa nei no della Destra e dei 5Stelle. Cassese resta un nome di riserva, mentre si fa strada quello della Belloni. A destra non dispiace, Letta sembra dare il via libera. Ma dentro il Pd scoppia la protesta. Può un capo dei servizi segreti diventare capo dello Stato? Poi ci sono i sostenitori di Casini a insorgere. Adesso è Letta che rischia di spaccare il suo partito. Se Salvini deve fare i conti con Meloni, Letta ha il problema 5Stelle. Ha la necessità di muoversi in sintonia con Conte, ma l’ex premier non controlla i suoi. I 5Stelle sono il gruppo parlamentare più numeroso, ma anche il più diviso. Così i grillini sono assenti come proposte, pongono solo veti e gli osservatori danno per scontato che difficilmente voteranno compatti. Sia Letta che Salvini vogliono chiudere su un nome. Si discute su Draghi, Belloni e poi Cassese e in via subordinata di Casini. Meloni e Salvini si incontrano prima del vertice di centrodestra. Dovrebbe indicare un nome. Poi la partita si sposterà a sinistra. Sarà la volta buona?
