Long Covid, non solo virus: rischio postumi post infezione per bronchi e trachea

L’AQUILA – Nell’intervista allo pneumologo Antonello Colangeli, Long Covid con i rischi connessi. E tre consigli: “Vaccinatevi, vaccinatevi e vaccinatevi”.
Con l’avanzare della campagna vaccinale e la variante Omicron ormai dilagante, con effetti meno letali delle precedenti, ormai “l’abitudine” al Covid 19 inizia a farsi largo in ampie fasce della popolazione. È presto, però, per considerare l’infezione da coronavirus “una semplice influenza”, anche perché non sono rare le complicazioni da Long Covid. Ne abbiamo parlato con il dottor Antonello Colangeli, pneumologo, che spiega: “Tra la letalità enorme della prima ondata e quella minima che dobbiamo ancora raggiungere, attualmente siamo nella fase intermedia e non possiamo abbassare la guardia. Abbiamo dimenticato cosa sia il Covid 19. La parola è un acronimo dall’inglese che sta per CoronaVirus Disease, una malattia che va oltre le note broncopolmoniti virali. Anche quando non attacca i polmoni in maniera violenta, infatti, può causare problemi a bronchi e trachea, con la disepitelizzazione della mucosa”. Una problematica che evidentemente non si risolve dall’oggi al domani: “Quando ci rompiamo una gamba, il tempo biologico di guarigione è rappresentato da quei 30/40 giorni in cui teniamo il gesso; naturalmente non possiamo ingessare i bronchi, ma i tempi di recupero sono simili. Senza contare che una mucosa disepitelizzata può creare problemi semplicemente all’inalazione di aria fredda, per cui le vie respiratorie non sono preparate. È vero che attualmente il virus risulta meno letale, ma non per questo è meno fastidioso”. Inoltre, “Il virus lascia delle specie di ‘cicatrici’, delle aree fibrose che per guarire possono avere tempi ancora più lunghi, anche di 6 mesi o lasciare danni permanenti. Purtroppo alcuni pazienti che hanno contratto il virus nella prima ondata hanno ancora disturbi respiratori ormai a un anno e mezzo; hanno ancora limitazioni funzionali respiratorie, soprattutto in attività sportive”.
I sintomi, quelli classici, a partire dalla tosse. Ma anche in questo caso non bisogna banalizzare: “Il Covid 19 provoca tossi terribili. Ho avuto diversi pazienti che si sono procurati perfino delle piccole incrinature alle costole, a forza di tossire”. Oltre gli attacchi di tosse, la descrizione che viene comunemente fatta dai malati è quella di un “forte bruciore nella regione sternale”.
Insomma, al di là della violenza dell’infezione, i malati di Covid 19 spesso si ritrovano a far fronte a “postumi” non meno fastidiosi della malattia stessa e che durano mesi. Difficile stabilire statisticamente quanti sono gli infettati da Covid 19 che poi sviluppano forme di Long Covid che li tengono in balia di spossatezza e difficoltà respiratorie per lungo tempo: “Empiricamente potrei dire che si tratta di un 20/30% di pazienti Covid 19 che arrivano a complicanze nel lungo termine, anche se la buona notizia è non per forza si tratta di coloro che hanno malattie respiratorie pregresse. Anzi, chi ha questi problemi normalmente ha il respiro corto, quindi inala anche meno virus, quando viene a contatto con lo stesso. Diversa la situazione per chi ha altre problematiche, come malattie metaboliche, cardiopatie ischemiche o soprattutto diabete mellito, per cui si ha ventilazione normale, ma un organismo piuttosto debole”.
Perciò i “tre consigli”: “1- vaccinarsi; 2 – vaccinarsi; 3 – vaccinarsi”. “Il vaccino è un fattore di protezione enorme, sia per quanto riguarda la letalità acuta che per la comparsa di postumi invalidanti respiratori”.
“Sento molte corbellerie sui vaccini, da chi non vuole per paura delle allergie a chi parla di vaccino sperimentale. Siamo riusciti ad avere questo importante mezzo per combattere il Covid 19 in tempi rapidissimi, ma perché non siamo partiti da zero, abbiamo modificato quello che già avevamo, rispettando tutte le procedure scientifiche. Non ci sono motivi per temere il vaccino.”
