Romanzo quirinale

Quirinale, il discorso del Presidente: inizia il nuovo settennato di Sergio Mattarella

Il giuramento di Sergio Mattarella, inizia ufficialmente il suo nuovo settennato da Presidente della Repubblica.

Il giuramento di Sergio Mattarella, inizia ufficialmente il suo nuovo settennato da Presidente della Repubblica.

Sono le 15,30, i 21 colpi di cannone salutano il giuramento di Mattarella. Prende ufficialmente inizio il secondo settennato della sua presidenza. Un atto formale. Non è formale il suo discorso alle Camere. Ad attenderlo ci sono tutti, stavolta, nell’aula di Montecitorio. Quasi un ritorno alla normalità consentito da vaccini e tamponi. Ma è Mattarella a ricordare che non c’è normalità in questa fase. Parla al Paese, parla ai deputati e senatori, parla al governo. E gli applausi, chi sa fa ben di conto, ne individuati ben 55, quello finale che non voleva mai terminare, sembrano cancellare le divergenze, le polemiche, i veti, i veleni della trattativa che hanno preceduto l’elezione. Il presidente non può non iniziare dalla sua rielezione dicendo chiaramente ciò che aveva già detto, che non era sua intenzione restare al Quirinale, ma che non si sottrae alla chiamata, non si sottrae alla volontà del Parlamento.
Chi si aspettava una riedizione del discorso di Napolitano, resterà deluso. Mattarella sorvola sui veti contrapposti che hanno portato alla sua designazione, parla solo di giorni travagliati per tutti. Ma subito dopo esalta la funzione del Parlamento: anzi sollecita che sia messo in condizione sempre di esaminare e discutere dei provvedimenti, senza lungaggini, ma il Parlamento deve avere la possibilità di discutere. Una critica non troppo velata a quanto accaduto con la legge di bilancio, e con l’impossibilità per i deputati di esaminare un provvedimento così importante. Applausi nell’aula anche dell’opposizione, più freddezza nei banchi del governo. Ma Mattarella parla al Paese e vuole confermare la bontà della sua scelta quando designò Draghi a guidare l’esecutivo, per cui la critica si ferma qui, invece vuole dare atto  al governo dei successi raggiunti. La  parte più politica si ferma qui, con la conferma della centralità del Parlamento, con la scelta europeista e con il segnalare i successi ottenuti nella lotta contro il covid e il buon andamento dell’economia italiana. Gli applausi arrivano, quasi  a conclusione di ogni frase, ma arrivano dai banchi di chi lo ha eletto.
Ad un certo punto il discorso del presidente cambia, ricorda alla politica i problemi che sono davanti a noi. Le questioni che il Paese deve affrontare, che questo Parlamento deve risolvere. Soprattutto appare in sintonia  con il mondo che è fuori Montecitorio, il suo nobile tentativo è quello di creare un ponte tra eletti ed elettori. Il suo sguardo è severo, non c’è un sorriso, anche perché  le cose che dice riguardano la vita della gente. Parte con i ringraziamenti al personale sanitario che sta combattendo contro la pandemia. E l’applauso stavolta coinvolge anche la parte politica che non l’ha votato. Stessa cosa quando ringrazia l’esercito per l’impegno nel favorire le vaccinazioni e le forze dell’ordine per il loro impegno ricordando quanti sono morti nell’adempimento del proprio dovere. I parlamentari si alzano in piedi, tutti, applauso generale. Ma  ne seguiranno altri. Parla delle crisi internazionali, ricordando la necessità si perseguire disegni di pace, e soprattutto esalta il ruolo dell’Europa. C’è tutto il capitolo giustizia e Mattarella non usa alcuna diplomazia nel trattare l’argomento. Parte dall’esigenza di dare credibilità all’ordine giudiziario.  Credibilità evidentemente persa.

“I cittadini  dice Mattarella – devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario. Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la doverosa certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone”. Mattarella si fa portavoce della società civile, parla delle ingiustizie, delle diseguaglianze.  Parla del lavoro. Dei giovani sfruttati e mal pagati. Della violenza sulle donne. Parla della dignità. Che viene violata quando una donna è costretta a scegliere tra lavoro e maternità. Dignità è essere liberi dalle mafie. C’è la questione dell’immigrazione, e l’applauso è corale quando afferma la necessità di combattere la tratta degli esseri umani. Alla fine applaudono tutti. Un applauso infinito, con la sua mascherina arancione applaude Casellati alla sinistra del presidente che aveva sognato di essere lei a fare quel discorso. Mattarella cerca di fermare il lunghissimo appaluso recandosi verso l’uscita. Stringe mani di esponenti di tutti i partiti. Fuori ad attenderlo c’è il picchetto d’onore. E’ il via alle celebrazioni ufficiali.  Tappa a Piazza Venezia al monumento del milite ignoto, poi con la vecchia Flaminia verso il Quirinale. Inizia il settennato. Per un giorno la politica sembra aver ritrovato l’unità nell’interesse dell’Italia che deve ripartire. E come ieri a guidare la ripartenza ci sono Mattarella Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi.

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