Tamponi rapidi di terza generazione, come funzionano e quanto costano

4 febbraio 2022 | 06:57
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Tamponi rapidi di terza generazione, come funzionano e quanto costano

Covid19, l’ultima ‘novità’ è quella dei tamponi rapidi di terza generazione, che utilizzano l’immunofluorescenza con lettura in microfluidica. Sono più cari del test antigenico: le info utili

Dal loro arrivo alla corsa alla somministrazione da parte dei cittadini il passo è stato breve. I tamponi rapidi di terza generazione utilizzano l‘immunofluorescenza con lettura in microfluidica ma non sono ancora disponibili in tutte le strutture di analisi o in tutte le farmacie. Il costo per la somministrazione non dovrebbe superare i 25 euro a tampone. Ovviamente, per quanto riguarda l’attendibilità di questi tamponi, è sempre importantissimo che il test venga svolto nella maniera corretta: il prelievo deve arrivare a prendere il muco all’interno delle cavità nasali. Per questo nuovo tipo di tampone, considerando preparazione, sviluppo e lettura del risultato da parte del macchinario utilizzato, il tempo totale necessario è di circa 30 minuti.

I tamponi rapidi di terza generazione sono più attendibili e sensibili dell’antigienico rapido di prima generazione, ma non costituiscono, comunque, un’alternativa valida in sostituzione del molecolare.

Il tampone molecolare, infatti, resta lo strumento più sicuro in assoluto sul piano diagnostico. I test antigenici rapidi rilevano la presenza di proteine virali (antigeni) e diversi sono i tipi disponibili: quelli di prima generazione sono a immunocromatografia, quelli di seconda a immunofluorescenza. I test di ultima generazione, fatti sempre attraverso tampone naso faringeo, si differenziano per la metodica analitica: ovvero l’immunofluorescenza con lettura in microfluidica. Prevedono, quindi, l’uso di un dispositivo diagnostico che assicura un’analisi più accurata rispetto agli altri test antigenici. Sono in genere disponibili in strutture sanitarie o laboratori di analisi e hanno tempi più lunghi.

Il direttore di Microbiologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, CarloFederico Perno, ha precisato ai microfoni di SkyTg24: “Nonostante siano caratterizzarsi da sensibilità e specificità elevate, un risultato positivo offre in linea di massima una risposta attendibile, mentre uno negativo non dà garanzia di reale negatività. Dunque, anche nel caso di questi tamponi rapidi di terza generazione si consiglia l’utilizzo per la diagnosi di positività, mentre è meglio evitare di impiegarli per diagnosticare la fine della malattia”.