Sanremo con gli occhi del maestro De Amicis: “Il palco più desiderato e una musica che racconta il presente”

Sanremo 2022, l’edizione della ripartenza incorniciata da un’orchestra magistrale, con la direzione del maestro Leonardo De Amicis. “È stato un Festival straordinario: oggi tutto il mondo sogna il palco di Sanremo”.
Sanremo 2022, l’edizione della ripartenza, del ritorno del pubblico a riempire l’Ariston, del calore dell’arte dal vivo, della musica di oggi e di ieri. Il tutto incorniciato da un’orchestra magistrale, con la direzione del maestro Leonardo De Amicis. “È stato uno straordinario Festival della ripartenza. Oggi tutto il mondo sogna il palco di Sanremo”.
È in viaggio per tornare a casa il maestro De Amicis, contattato dal Capoluogo il giorno dopo il gran finale della 72esima edizione del Festival di Sanremo. Un Festival che probabilmente sarà ricordato a lungo, non soltanto per il record di ascolti portato a casa.
È stanco o sente ancora gli effetti dell’adrenalina?
“Non posso nascondere che la stanchezza sia tanta. Il Festival è lungo, si mette in moto una macchina laboriosa, non ci si ferma mai. C’è tantissimo lavoro dietro l’organizzazione e, logicamente, nell’ultimo periodo sale l’adrenalina. Si pensi, poi, che con la situazione pandemica e le disposizioni da seguire è tutto ancora più faticoso e complicato. Quest’anno c’era di nuovo il pubblico, ma ovviamente l’attenzione e i controlli sono stati massimi. Per fortuna è andato tutto bene e abbiamo chiuso un’edizione, a mio avviso, straordinaria. È stata la giusta chiusura di un triennio dall’impronta di un grande conduttore e direttore artistico, qual è stato Amadeus, che è stato in grado di fare di Sanremo il vero palcoscenico della musica italiana a 360 gradi”.

Un Festival che si è indubbiamente rilanciato negli ultimi anni, sotto tutti i punti di vista. “Sanremo è sempre stato la festa della musica, ma sicuramente questo è stato l’anno della ripartenza. Lo ha detto Amadeus in conferenza stampa, ma lo abbiamo pensato e lo pensiamo tutti.
Noi addetti ai lavori abbiamo percepito una grandissima voglia da parte del pubblico di tornare ad usufruire della beltà dell’arte e dello spettacolo, c’era un grande coinvolgimento. E, al tempo stesso, gli artisti protagonisti sul palco avevano un gran desiderio di esibirsi e avevano nostalgia del magico incontro che si crea con il pubblico. È stato il Sanremo dei sorrisi, della voglia di fare e di tornare a fare arte. È chiaro che ci voglia ancora tempo, perché siamo tutti consapevoli che la musica live non sia, ad oggi, totalmente libera e bisogna ancora fare i conti con la pandemia, ma siamo già un passo avanti rispetto allo scorso anno, quando abbiamo affrontato una situazione paradossale con le poltrone completamente vuote”.

Poltrone vuote e Fiorello – compagno di Amadeus nelle serate delle due passate edizioni e ospite all’apertura di quest’anno – costretto a fare i suoi sketch davanti a una sala riempita di palloncini. Nessun applauso per gli artisti, né per gli ospiti, tantomeno per l’orchestra e per i suoi maestri. Un’edizione mozzata, quindi, quella del 2021. Ma lo spettacolo non si è fermato e il successo registrato dagli artisti è stato l’esempio di un Festival di nuovo alla ribalta e protagonista assoluto della scena musicale.
Impossibile, negli ultimi anni, non registrare un’apertura della kermesse alla musica del momento, ai generi più moderni. Un deciso cambio di passo rispetto ad un decennio fa. È questo il segreto di tanto successo, anche e soprattutto tra i giovani? “Assolutamente sì ed è tutto merito del direttore artistico e del suo intuito. È Amadeus – in quanto direttore artistico appunto – a tracciare la traiettoria musicale del Festival. È stato lui ad assumersi le responsabilità di rinunciare a grandi nomi, quelli più blasonati, per dar spazio a giovani quasi sconosciuti. Sanremo e la musica che propone, oggi, sono lo specchio dell’attualità, di ciò che vediamo fuori. È evidente come i linguaggi dei ragazzi siano cambiati, così come è cambiato il loro modo di vestire. E la musica riporta la realtà: esiste Gianni Morandi ed esistono Rkomi ed Achille Lauro. Così i giovani sono portati a riscoprire le vecchie glorie. Si sta fondendo tutto: non ci sono più il vecchio e il nuovo, ma c’è un’evoluzione. È la musica che cammina in avanti e lo ha fatto a Sanremo, per grande merito di Amadeus. La sua è un’idea di Festival vincente: è stato l’artefice di tre edizioni ognuna diversa dall’altra e ognuna con la musica protagonista, come testimonia il successo degli artisti che il festival sta lanciando e rilanciando negli anni“.

Sanremo, un Festival che torna ad esportare la musica italiana oltre confine.
“Sanremo, ora, è un palcoscenico ambito a livello mondiale. Dai Maneskin in poi si parla solo di Sanremo e ciò è straordinario. È questa la vera vittoria del Festival di Amadeus, che ha saputo interpretare il passaggio generazionale, anche e soprattutto in fatto musicale”.
È stato anche il Festival di una grandissima orchestra, con la sua direzione musicale. Dalla sigla a tutto ciò che c’è intorno alla gara: un enorme lavoro di responsabilità, come spalla artistica di Amadeus. Che cosa si prova dopo un successo tanto grande, di pubblico e di consensi? “Ogni complimento fatto alla musica di Sanremo e all’Orchestra ci riempie di orgoglio. I musicisti sono professionisti super preparati, pronti a suonare qualsiasi genere musicale, anche diametralmente distante l’uno dall’altro. Riescono ad essere sempre freschi e ad interfacciarsi con gli artisti che si alternano sul palco dell’Ariston. Io, da direttore musicale, mi sono occupato di tutto ciò che fa da base e cornice musicale al Festival e ho avuto anche il compito di accogliere gli ospiti e capire le esigenze di ognuno, dal momento che poi ogni cantante, naturalmente, ha portato con sé il suo direttore d’orchestra. È stato un grande lavoro e i risultati ci hanno ripagato dell’impegno profuso. Ora, per me ci sarà un po’ di riposo e poi arriveranno gli impegni per altri progetti”.