Risse tra ragazzini: “Famiglia e scuola restano a guardare”

10 febbraio 2022 | 06:20
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Risse tra ragazzini: “Famiglia e scuola restano a guardare”

Un giovane aquilano spiega così il fenomeno delle risse in centro storico e furi dalle scuole. “Abbiamo bisogno di attenzione”.

Risse tra ragazzini spiegate da un giovane studente aquilano. “I colpevoli delle risse non sono solo gli stranieri. Intanto scuola e famiglia continuano ad essere assenti”.

IL FENOMENO RISSE TRA GIOVANISSIMI –  Continua a far discutere la rissa che sabato sera ha “animato” il centro storico dell’Aquila.
Il Capoluogo ve lo ha raccontato in direttacon testo a firma del direttore David Filieri e immagini che fotografano ancora una volta una movida violenta.

Nel cuore della città, nei pressi dei Quattro Cantoni, sotto gli occhi di tutti si è palesata una scena che nessun genitore avrebbe voluto vedere: un giovane a terra ferito, coetanei in fuga, un mezzo di soccorso e una pattuglia. E come se non bastasse due “fazioni”: da una parte un gruppo di giovani italiani, dall’altra coetanei egiziani.
Il tutto si è verificato poco prima delle venti.
Un apprezzamento di troppo nei confronti di un ragazza avrebbe scaldato gli animi e i conseguenti calci e pugni.
Una sorta di “febbre” del sabato sera che si ripete puntuale e vede protagonisti ragazzi sempre più giovani, spesso minorenni.
Oggi, questa redazione ha intervistato un testimone, giovanissimo anche lui, cercando di tirare le somme su un fenomeno frequente attraverso gli occhi di chi vive il sistema giovani-città e scuola.
“La cosa principale da dire è che le risse, sempre più frequenti, non dipendono esclusivamente da stranieri, ma in egual misura da ragazzi italiani. E’ importante partire da qui” – spiega Marco,  che ha molto da dire sulla vita nel centro storico ma anche sul polo est dell’Aquila che ospita la maggior parte delle scuole cittadine.
“Tra il centro e Collesapone non c’è molta differenza. Le risse non finiscono tutte sui giornali, prima di quella di sabato sera ce n’è stata un’altra martedì della scorsa settimana proprio fuori dalle scuole”.
Anche in quel caso, pugni e calci tra ragazzi. E il motivo?
“Il motivo non necessariamente c’è, spesso si tratta di ragazzi in cerca di guai che non sanno tenere a bada le emozioni ed allora basta pochissimo per far “scoppiare” qualcosa di grande”.
Frustrazione da pandemia, mancanza di figure di riferimento in famiglia, scuola a distanza, l’assenza dello sport. Ma anche l’iper-connessione e, talvolta, droga e alcol.
“Fuori scuola è normale farsi una canna, così come uscire di casa con tirapugni e coltelli nello zaino. Nessuno ha timore di essere sorpreso, nessuno dice nulla”.
Quindi è più facile non vedere per non affrontare il problema?
“Probabilmente sì. Se fumi una canna alle otto del mattino e sei indisturbato, continuerai a farlo. Se entri in classe con un occhio nero e la professoressa non ti chiede cosa ti sia successo, sembrerà normale anche a te scazzottare prima della scuola. Se torni a casa e i tuoi ti chiedono poco o nulla, continuerai ancora a comportarti come capita. Col silenzio tutto diventa lecito e normale“.
Com’è il centro oggi?
“Sicuramente non è un posto per famiglie. Ci sono molte più zone off limits, che zone tranquille. C’è un tipo di mentalità tra i ragazzi che dovrebbe far interrogare le famiglie e le scuole. I ragazzi che cercano risse sono sempre più giovani. E se la strada la perdi a dodici anni poi è dura distinguere ciò che è buono, da ciò che è marcio”.
Oggi i social che ruolo hanno?
“E’ una realtà parallela da non sottovalutare. Lì, come nella vita reale, non distingui il bene dal male, se sei senza regole e punti di riferimento. Oggi sembra più facile per la massa fare quello che viene detto o (purtroppo) ordinato da un coetaneo che ha bisogno, per svariati motivi, di mettersi nei guai”.
Che consiglio dai ai genitori di oggi?
“I genitori, o chi per loro, dovrebbero, anzi devono essere presenti ad ogni costo, capire se il ragazzino che hanno di fronte stia bene, o sia felice; spiegare che una canna non ti rende speciale e che sia possibile stare bene anche senza. Se un ragazzino ha il cuore in pace e si sente apprezzato, non avrà nemmeno voglia di fumare uno spinello per mettersi in mostra o sentirsi grande. Sta tutto qui. Ai genitori dico di immedesimarsi sempre!”

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