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Jim Croce: il folksinger americano dalle origini abruzzesi. Una stella caduta dal cielo

13 febbraio 2022 | 12:39
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Jim Croce: il folksinger americano dalle origini abruzzesi. Una stella caduta dal cielo
Jim Croce: il folksinger americano dalle origini abruzzesi. Una stella caduta dal cielo
Jim Croce: il folksinger americano dalle origini abruzzesi. Una stella caduta dal cielo

La rubrica di Sergio Venditti.

Jim Croce: il folksinger americano dalle origini abruzzesi. Una stella caduta dal cielo

Nel settembre 1973, a soli 30 anni, scompare la grande promessa della musica folk Usa, il cantautore Jim Croce, in un tragico incidente aereo. Era già successo, nel lontano 1959, un altro evento del genere, che portò via le grandi promesse del rock ‘n’ roll: B.Holly, R.Valens e J.P. Richardson. Due tragedie simili, che riportarono nel “cono d’ombra” della musica internazionale autori dal grande talento come il giovane Giacomo, nato nel 1943 in South Philadelphia, dai genitori Croce e Babusci, emigrati da Trasacco (AQ), dalla Piana del Fucino, nei primi anni del ‘900 negli USA. Fin dall’età di cinque anni si rivela il talento musicale di Jim, imparando a suonare la fisarmonica, seguendo le lezioni nella “Upperdalby High School”, dove vi si diploma. Dopo egli si iscrive alla “Villanova University”, imparando anche a suonare la sua amata chitarra, che lo accompagnerà nel suo percorso di folksinger. Da lì il giovane Croce, anche per mantenersi agli studi, inizia a suonare nei caffe della “Grande Mela “ e dove incontra la moglie, Ingrid, che gli darà anche un figlio, che diventerà anch’esso musicista. A metà degli anni’60, esce il primo Lp di Croce, autofinanziato, che fu subito esaurito, presentandolo, in duo con la moglie, in tanti locali, accanto al repertorio di grandi autori come J.Baez ed il mitico W.Guthrie, con le sue canzoni della “Grande Depressione” americana. Finalmente nel 1968 arriverà il suo primo album (“Jim & Ingrid Croce”), ma nel nascente clima di contestazione giovanile, il successo non gli arride e lo costringe a tornare a casa, nella sua fattoria. Qui lavorando anche come operaio e camionista, Jim continua però a coltivare il suo sogno musicale, componendo magiche canzoni, che dopo diventeranno celebri. La svolta, all’inizio del 1970, che vide il Nostro tornare ad esibirsi, come duo, a New York. Da qui finalmente la voce calda e suadente di Croce si fa notare, ottenendo un contratto dalla ABC Records, con tre album, presenti brani senza tempo come “Bad, Bad Leroy Brown” ed ancor più “Time in a Bottle”, che nel 1973 diventerà disco d’oro, negli Usa ed in Canada. La fama di Croce esplose con il brano come ” I Got a Name“. Sempre all’inizio di quell’ultimo anno, fu organizzato un tour in Europa, da Parigi a Londra, ma rientrando negli Usa, con la delusione di Jim, che medita di abbandonare il mondo della musica, per dedicarsi alla scrittura ed alla sceneggiatura. Quindi il successo arriverà purtroppo dopo la sua tragica scomparsa, il 20 settembre 1973, in un incidente aereo, in Louisiana, dove si esibì va con il suo gruppo. Quindi il successo esplode postumo, sull’onda dell’emozione del giorno dopo, con il lancio della hit “I Got A Name”. (come era accaduto anche al grande Otis Redding). A soli trent’anni la stella di Jim Croce cadde sulla terra, in una maledetta giornata di nebbia, che favorì lo schianto del piccolo aereo. Il cantautore fu riportato nella sua Pennsylvania, dove riposa, con i suoi cari. Il bellissimo album postumo “Photographs & Memories”, fu curato dalla moglie Ingrid, come il libro “I Got A Name: The Jim Croce Story”, nel 2012, dopo essersi trasferita a San Diego, in California, aprendo un ristorante. A.J.Croce, l’unico figlio, ha tentato la stessa carriera musicale, come pianista ed organista, ma come tanti eredi di padri celebri, non è riuscito a lasciare un’impronta propria. Ora c’è da chiedersi quanto sia stato determinante il genio musicale personale, rispetto all’ambiente, la formazione e le opportunità di evidenziarlo. Certamente fa riflettere, come una terra aspra e isolata come l’Abruzzo, abbia esportato tanti migranti nel mondo e tra essi autentici talenti artistici. L’elenco è lungo, ma qui si possono richiamare i nomi più celebri, da Dean Martin (classe 1917), al secolo Dino Crocetti da Montesilvano (PE) a Perry Como, nato nel 1912 negli Usa, da una famiglia originaria da Palena(CH). Lo stesso tenore Mario Lanza (al secolo A.A. Cocozza) nato negliUSA nel 1921 da una famiglia originaria da Tocco da Casauria (PE). Dopo risalendo le valli interne della Regione, a Scanno, nell’aquilano interno, che ha dato le origini al grande compositore e direttore d’orchestra, Henry Mancini (nato nel 1924), “a Little Italy, da una famiglia partita nei primi del ‘900. Così anche la più famosa popstar americana Madonna (L V. Ciccone, classe 1958), da Pacentro (AQ), ed a quella più recente Ariana Grande, che vanta anch’essa origini abruzzesi e molisane. Forse aveva ragione il grande scrittore russo, A.Cechov, che scrisse: “Il talento è l’audacia, lo spirito libero e le idee ampie”. E ricordava anche C.Coolidge: “Niente al mondo può sostituire la tenacia. Il talento non può farlo, non c’è niente di più comune di uomini pieni di talento, ma privi di successo. La tenacia e la determinazione invece sono onnipotenti!”. Tutte risorse che abbondano nelle Terre degli Abruzzi, accanto alle sue incantevoli bellezze storiche, culturali, ambientali e paesaggistiche, uniche e preziose, che dobbiamo condividere sempre di più con il mondo.