Camere con vista, la partita più difficile di Draghi

Camere con vista, Draghi e i partiti ribelli. Di Maio si defila, 5 Stelle nel caos. Salvini ancora contro Giorgetti.
Camere con vista, Draghi e i partiti ribelli. Di Maio si defila, 5 Stelle nel caos. Salvini ancora contro Giorgetti.
La bufera Quirinale ha lasciato tante macerie nella politica italiana. I partiti sono usciti dalla prova tramortiti, eppure li attende un anno difficile. Non solo per loro, ma anche per Draghi che un pensiero l’aveva fatto per il trasloco al Quirinale. Ma ora che è rimasto a Palazzo Chigi e si trova a fronteggiare la crisi dei partiti, che, muovendosi in modo scomposto per riaffermare un ruolo, rischiano di complicare ulteriormente un già difficile lavoro. Fotografiamo l’esistente: il centrodestra è in frantumi e la ricostruzione è complicata anche se è la sola possibilità per vincere alle prossime elezioni; il Pd vive una calma apparente, c’è chi vorrebbe un congresso per rivitalizzare il partito in vista del voto del prossimo anno, ma anche per chiedersi su quali alleanze sarà possibile contare; i partitini di centro provano a sognare in grande; i 5Stelle stanno sperimentando l’eutanasia politica.
Ma partiamo da Draghi. Sa benissimo che dovrà usare tutta la sua autorevolezza per evitare di restare paralizzato dal movimentismo scomposto dei partiti. La crisi del centrodestra sembra aver liberato alcuni raggruppamenti di centro che ora si spingono a sognare una coalizione. Si tratta di piccoli gruppi e di tanti leader. Così c’è chi ha pensato che potrebbe essere proprio Draghi il federatore e il leader riconosciuto da tutti. Ma Draghi ha spento questo sogno: non farà politica. Non sarà un capo partito. L’idea di centro resta soprattutto se, come appare possibile, si andrà verso una riforma elettorale in senso proporzionale. Una situazione che favorisce le forze di centro non costrette a schierarsi preventivamente. Futuro politico a parte, Draghi, nei prossimi giorni, deve affrontare dei temi divisivi. Si comincia con le concessioni balneari. La maggioranza è divisa. La tentazione è quella di rinviare, ma c’è il rischio di un intervento della Ue. Poi c’è la questione del superbonus edilizio, Draghi lo contesta, vede truffe e sprechi. I 5Stelle ne fanno la linea Maginot, non vogliono che sia modificata. La Lega si spacca. Giorgetti è con Draghi, ma il suo segretario Salvini va in una direzione diversa. C’è poi la questione Giustizia. E a fine settimana si discuterà anche di bollette, con le spinte per nuovi interventi. Insomma per Draghi la strada è ricca di insidie. Si sa quale siano le idee del presidente del Consiglio. Il difficile sarà farle accettare dalla maggioranza.
Tutto reso più difficile dalla crisi degli stessi partiti che cercano in ogni modo di cercare visibilità. La Lega, negli ultimi mesi, stando ai sondaggi, ha perso molti consensi. Salvini ha cercato di guidare le trattative per il Quirinale con un esito fortemente negativo. Inoltre la linea di partito di lotta e di governo, non ha pagato. Salvini sente forte la concorrenza di Giorgia Meloni e così anche la stessa coalizione è ormai un ricordo anche se è chiaro che il centrodestra ha la vittoria elettorale in tasca a condizione che si presenti unita. Se tra Meloni e Salvini c’è diffidenza, tutti e due guardano a Forza Italia per capire quali siano le vere intenzioni. Berlusconi ha confermato che resterà a destra. Ma tra i suoi è così? E chi sono stati i franchi tiratori che hanno affossato la presidente Casellati?
Ma se a Destra c’è confusione, non va certamente meglio nello schieramento alternativo. Tra il Pd e Italia Viva sembra tornato il sereno. Questo perché nel partito di Letta c’è chi si chiede se sia il caso di puntare ancora nell’alleanza con i 5Stelle. Calenda e Renzi sono disponibili al confronto con il loro ex partito, ma non vogliono avere nulla a che fare con i grillini. Letta, invece, aveva puntato molto nell’alleanza con Conte, ma ora, con il caos nel movimento. all’interno del Pd emergono diffidenze e preoccupazioni. In effetti nei 5Stelle c’è confusione. Sarà presentato un ricorso al tribunale di Napoli che ha azzerato i vertici. Di Maio è defilato, ma i suoi rapporti con Conte non sono buoni. In questa situazione il movimento ha scelto di difendere a oltranza le norme da loro sostenute. Una linea che crea fibrillazioni nell’esecutivo. Intanto i sondaggi dicono che il partito o movimento di Conte è ormai in caduta libera.
In questa situazione le trattative per candidati comuni alle prossime amministrative sono in alto mare. Partiti acciaccati, coalizioni in crisi che effetto potranno avere sull’azione di governo? È la partita più difficile per Draghi.