Marco Fumo, il maestro abruzzese della “musica senza tempo” e l’omaggio a Ennio Morricone

Marco Fumo, il pianista e la “storia di una musica senza tempo”. Il maestro si racconta e parla della bellissima amicizia con Ennio Morricone, omaggiato nell’ultimo disco.
Marco Fumo, il pianista abruzzese e la “storia di una musica senza tempo”. Il maestro si racconta, dagli inizi con la musica, agli studi al Conservatorio, passando per la bellissima amicizia e collaborazione professionale con Ennio Morricone, omaggiato nel suo ultimo disco Il mio Morricone, tribute to a friend”.
Mai una forma musicale come il Jazz fu così ricca di influenze, le cui origini affondano in un magico mix di culture differenti. Ma in realtà cos’è la musica, quali sono le sue radici e dove inizia una innovazione di stile? Una risposta può darcela il maestro Marco Fumo, di origini abruzzesi, considerato uno dei più importanti interpreti ed esperti del repertorio pianistico afro- americano. Pianista, insegnante, musicologo è conosciuto in tutto il mondo per i suoi studi e per le sue ricerche sul Ragtime.
Le sue lezioni sono state sempre all’insegna dell’apertura verso tutti i generi; una musica senza confini, da ascoltare e conoscere tutta. È per questo che i suoi allievi hanno poi trovato sbocchi in varie attività legate al mondo della musica e non solo in quella prettamente concertistica. Dagli inizi del XX sec. negli Stati Uniti d’America avviene l’incontro fra la musica afro-americana e quella della tradizione europea e tra le altre cose, nasce il Ragtime, che diventa il crocevia di una serie di fenomeni musicali che sfoceranno poi, tra l’altro, anche nella nascita del Jazz.

Questo è il punto di partenza per la nostra intervista con il maestro Fumo.
Nato a Teramo nel 1946, all’età di due anni, Marco Fumo si trasferisce con la famiglia a Pescara.
Un rapporto molto profondo con la sua “bella città”; una città che ha il privilegio di ammirare nello stesso tempo le montagne ed il mare. A Pescara ci sono gli amici di sempre, quelli del liceo, dei giochi e delle attività sportive giovanili. Poi con la maturità avviene il trasferimento a Roma per frequentare il Conservatorio di Santa Cecilia. È l’inizio del coronamento di un sogno.
Prima di approdare al ragtime, inizia a formarsi con la musica classica. A soli 5 anni dimostra un profondo interesse per la musica e per il pianoforte. È proprio lui, così piccino, a presentarsi all’insegnante per chiederle di impartirgli delle lezioni! All’incredulità dell’insegnante di fronte a tale risoluta richiesta da parte di un bimbo sono poi succeduti i fatti e la sfavillante carriera che lo porterà, fino ad oggi, a realizzare un vasto repertorio che abbraccia circa un secolo di letteratura: dalle Danze Cubane di Saumell, Gottschalk e Cervantes fino a Gershwin e Duke Ellington, attraverso vari compositori di Ragtime e di Stride Piano quali Joplin, Scott, Lamb, Matthews, Morton, Waller, Johnson, Jackson, Smith e altri.
Nel 2020, infatti Marco Fumo ha festeggiato i 40 anni di attività nel mondo della musica afro-americana.
In tutta la sua giovinezza si è sempre ostinato a “difendere a spada tratta” la sua passione per il mondo delle note in un momento storico in cui la ‘professione’ di musicista non era considerata, appunto, una professione. Avviarsi alla carriera notarile sulle orme di uno zio avrebbe reso, in un primo momento, più felici i genitori. Così dopo gli studi classici e un esame alla facoltà di Giurisprudenza, Marco Fumo si iscrisse al Conservatorio di Santa Cecilia… il resto, come si dice, è storia… ovviamente la storia della musica che, per Marco Fumo, non ha segreti. Ha tenuto concerti in tutte le più importanti città italiane, in molti paesi Europei e negli Stati Uniti ed ha partecipato a prestigiose stagioni e a vari festival sia di musica classica che di musica jazz. Ha suonato sotto la direzione di Nino Rota, Ennio Morricone, Donato Renzetti, Nicola Samale, Giorgio Gaslini, Gunther Schuller, Enrico Intra, Bruno Tommaso e tenuto a battesimo prime esecuzioni di brani a lui dedicati da Nino Rota, Luciano Chailly, Armando Gentilucci, Bruno Canino, Ennio Morricone, Marco Di Bari. Inoltre, una piccola parte della sua attività è stata dedicata anche alla musica per film.

Proviene dalla musica classica, quando ha capito che il Jazz sarebbe stato il genere più congeniale per lei da esplorare?
“Ho sempre amato il jazz perché mio zio era un grandissimo appassionato e ha fondato e diretto il ‘Festival Jazz di Pescara’ per circa 40 anni. Era il fratello di mio padre, ma aveva soltanto dieci anni più di me e lo seguivo nelle sue passioni musicali. Abitava con i miei nonni a Teramo e quando andavo a trovarli, lui – che aveva tantissimi dischi – me li faceva ascoltare. Il Jazz quindi mi ha sempre interessato ed attirato. È sempre stato il mio sogno nel cassetto”.
Però ha iniziato con la musica classica…
“Tutto dipende dalle coincidenze. Negli anni sessanta bisogna dire che Pescara, la mia bella città, non offriva molto dal punto di vista concertistico e didattico; un aspetto artistico che però ha trovato espansione negli anni successivi. Studiavo privatamente il pianoforte ma avvertivo la dicotomia fra la scuola e la musica. La scuola ha sempre vinto. I miei genitori avrebbero voluto che diventassi notaio, però, io, verso i 15 anni, avevo il desiderio di frequentare il Collegio di Musica al Foro Italico, per fare la carriera di musicista. In seguito tutti si sono ricreduti grazie alla mia tenacia e alla mia riuscita”.
Quando ha deciso effettivamente di dedicarsi al Ragtime?
“Ho iniziato a dedicarmi al Ragtime verso il 1980. L’occasione venne dal ritorno di moda del ragtime con il film ‘La Stangata’ e con alcune trasmissioni televisive come ‘Odeon’. Mi si disse che era la cosa giusta per me. Il ragtime è una musica che è alle origini del jazz; è musica scritta e non improvvisata, quindi musica classica afro-americana. Così decisi di esplorarla e di studiarla iniziando dalle origini, passando dai tempi in cui il ragtime arrivò in Europa ed influenzò i musicisti classici di allora che si interessarono molto. Iniziai a comprare partiture e a studiare e mi venne l’idea di ricreare quello che era successo agli inizi del novecento
Mi sono chiesto: se i compositori contemporanei se ne occuparono allora, vediamo cosa diranno i compositori di oggi. Così iniziò questo mio progetto particolare di sollecitare autori contemporanei a scrivermi pezzi ispirati al ragtime.Sono stato avvantaggiato poiché in Italia c’era spazio per questo tipo di interesse”.
Quindi la musica non ha confini di nessun genere? Tutto proviene dalla stessa radice. Una grande miscela… fra canti irlandesi, canti afroamericani, anche il pop, la chitarra elettrica, tutti hanno un minimo comune denominatore…
“La musica è una commistione di culture, di generi e di epoche. Le contaminazioni ci sono sempre state in barba ai generi. I popoli non sono stati mai fermi e l’interscambio è sempre avvenuto e … quando le culture si incontrano c’è sempre uno scambio. La scienza oggi ci dice che il tempo non esiste, che è una misura che ci siamo creati noi, quindi se non esiste il tempo possiamo accostare tutto. È nella natura umana la necessità di migrare e andare oltre i confini visibili, quindi se guardo la storia della musica in assenza di tempo posso abbattere molte barriere. Voglio ricordare, ad esempio, che alcuni pezzi di Debussy o di Stravinskij o di Hindemith furono influenzati dal ragtime (che fu un fenomeno ristretto durato circa venti anni) pieno di ritmo, di sincopi, di controtempi… ovviamente rivisto e corretto da chi aveva una cultura diversa. Ma l’importante era l’approccio”.
Torniamo al suo progetto particolare.
“Il ragtime è una delle basi sulla quale è stato costruito il jazz, ma non tutti lo sanno. Agli inizi mi venne una idea, una trovata. Chiesi ad Angelo Fabbrini (fui uno dei suoi primi clienti a Pescara) un pianoforte americano verticale Baldwin e facemmo, con un suo tecnico, una serie di interventi tali da renderlo molto simile ad un pianoforte di quelli che si trovavano nei locali dove si faceva musica tipo saloon. Nei primi concerti, con il piano verticale, eseguivo brani originali di Joplin, di Scott e altri autori di ragtime, mentre con il pianoforte a coda eseguivo pezzi europei del primo novecento e contemporanei ispirati al ragtime. Proponevo un programma molto particolare con un legame sotterraneo che univa il tutto. Se ne interessò la televisione che registrò un mio concerto a Pescara. Sul palco avevo inventato una situazione sonora dinamica poiché alternavo i due pianoforti.
È così che ho cambiato il mio repertorio e il mio modo di fare musica e da qui è cambiata la mia storia. Con i miei studi sono risalito dall’inizio dell’ottocento fino ai primi del novecento, con quasi un secolo e mezzo di repertorio che bisognava riportare alla luce. E questo è stato il timbro della mia attività musicale per 40 anni. Questo tipo di proposta ha trovato un suo spazio anche nell’ambito della platea della musica classica”.
Il percorso artistico di Marco Fumo è costellato di preziosi incontri professionali, fra cui spicca la collaborazione con Ennio Morricone e Nino Rota. Con il maestro Morricone ha lavorato per circa un decennio.

Ci racconta il suo incontro con Ennio Morricone?
“Ho conosciuto Ennio grazie al musicologo Sergio Miceli di Firenze, che insegnava ‘Storia della musica’ al Conservatorio Cherubini e con il quale collaboravo nei primi anni ottanta; insieme progettammo un programma multimediale dal titolo “Dall’arte di intrattenimento all’intrattenimento dell’arte”, che era una specie di viaggio attraverso tutta la musica e di come venisse usata all’interno di varie situazioni non prettamente musicali, ad esempio nei film muti. Miceli era un esperto ed un appassionato di musiche per film e incontrava Morricone perché stava scrivendo un libro dal titolo “Morricone, la musica e il cinema” (nel quale, poi, fece anche un riferimento a me quale interprete di alcune partiture del Maestro). Io avevo già inciso un LP con brani di ragtime originali e storici e chiesi a Miceli se Morricone avrebbe potuto scrivere un pezzo ispirato al ragtime per me. Lui mi suggerì di scrivergli e preannunciò al maestro Morricone questa mia volontà. Scrissi a Ennio inviandogli il mio LP. Era all’incirca la fine di gennaio del 1986 quando mi rispose, facendomi i complimenti per il mio lavoro e… a fine febbraio avevo già il suo pezzo!
‘Rag in frantumi’ (questo era il titolo del brano che Morricone mi dedicò) fu poi inserito all’interno del programma multimediale con Miceli e la prima esecuzione avvenne all’Aquila nell’autunno del 1986. Ennio e la moglie Maria naturalmente vennero ad assistere al concerto. In seguito mi chiese di eseguire anche altre sue partiture e così iniziò la nostra collaborazione e la nostra amicizia”.
Davvero incredibile, in poco tempo il maestro Morricone esaudì la sua richiesta.
“Sì. Forse, mi prese a ben volere poiché, oltre alle sue colonne sonore, apprezzai e accettai di suonare anche la sua ‘musica seria’, come lui chiamava la sua musica contemporanea. Non avevo apprezzato soltanto le sue colonne sonore ma tutta la sua versatilità e tutta la sua produzione. Lui teneva molto alla sua attività di compositore di musica contemporanea, infatti faceva parte di Nuova Consonanza di Roma con altri compositori contemporanei. Anche Tornatore nel suo ultimo film (ENNIO) sulla vita di Morricone accenna a questa sua conflittualità fra questi due tipi di musica che, poi, ha superato con il tempo e che io ho vissuto personalmente.
Abbiamo avuto un rapporto molto proficuo dal 1986 al 1995. Ci incontrammo con Ennio e Tornatore che stava progettando il film “La leggenda del pianista sull’oceano” per propormi una collaborazione relativa a quel progetto, ma la cosa poi sfumò. Poi le nostre strade si sono separate per fatti contingenti e ci siamo sentiti via via più raramente”.
Lei vanta anche un’altra importante amicizia e collaborazione, quella con Nino Rota.
“Sì, anche se con Nino Rota la dicotomia nella sua produzione tra musica per film e musica contemporanea era meno netta rispetto a Morricone. La sua scrittura era molto omogenea sia che scrivesse per il cinema o per altro. L’umorismo, il sarcasmo, il lirismo erano presenti in quasi tutta la sua produzione, senza eccessive diversificazioni, anche perché Rota aveva una scrittura più legata alla tradizione, il suo modo di muoversi all’interno del fatto musicale non era così diverso come in Morricone. Ricordiamo inoltre che Ennio ha fatto una grandissima esperienza come arrangiatore della RCA: ha arrangiato ad esempio la canzone ‘Abbronzatissima’ di Edoardo Vianello, delle canzoni per Gianni Morandi, per Mina, ‘Il Barattolo’ di Gianni Meccia. Chi la ricorda rammenta sicuramente che la canzone iniziava con il rumore di un barattolo che rotolava sul selciato, anticipazione dell’uso di rumori di vario tipo che Morricone introdurrà sempre più spesso e con effetti travolgenti compresi i fischi, schiocchi di frusta e così via nelle sue musiche per film”.
Marco Fumo ha insegnato pianoforte nei conservatori di Matera, Bari, Pescara, Udine e Castelfranco Veneto, dove ha concluso l’importante esperienza di un Biennio sperimentale di specializzazione in ‘Letteratura pianistica afro-americana’. Per alcuni anni ha insegnato ai Civici Corsi di Jazz di Milano presso l’Accademia Internazionale delle Arti. Tiene seminari e corsi in varie sedi. Ha spesso collaborato e collabora con musicologi e giornalisti quali Marcello Piras, Stefano Zenni, Riccardo Scivales, Maurizio Franco, Luca Bragalini e Franco Fayenz.
Secondo lei, alcuni generi musicali sono spesso dimenticati o lasciati un po’ a margine nella didattica di base odierna?
“È un argomento davvero spinoso e complesso. Per me la musica non ha etichette né confini, la musica è buona o cattiva. Durante le mie lezioni si ascoltava qualsiasi cosa. Era il tentativo di dimostrare che non esiste il tempo, i generi, gli stili, ma che tutto è collegato, nulla si crea e tutto si trasforma. Non c’è cosa nuova che non derivi dal passato. Una cosa nuova prende le mosse da situazioni che si sono create prima, pur vedendole con gli occhi di oggi. Ad esempio, potremmo trovare parentele e somiglianze anche tra una Danza cubana e una Sonata di Scarlatti che, già ai suoi tempi, aveva proposto situazioni e soluzioni musicali di una estrema modernità e preveggenza. Bisognerebbe allargare il proprio sapere”.
Ci spiega la sua scelta didattica relativamente al ‘Biennio sperimentale di specializzazione in Letteratura pianistica afro-americana’?
“Insegnavo al Conservatorio ‘Agostino Steffani’ di Castelfranco Veneto nel 2003. Presentai al Direttore, che ne fu entusiasta, un progetto sperimentale, originale e ben articolato con docenti interni ed esterni. Un corso che non esisteva in nessun’altra scuola. Consisteva nello studiare ed approfondire un repertorio molto vasto che si muoveva intorno alle musiche di origini afro-americane. I docenti esterni erano tutti pregevoli musicisti e studiosi esperti nel repertorio afro-americano. Anche i miei studenti ne furono entusiasti. Un bagaglio culturale che ancora oggi alcuni di loro utilizzano”.
Oltre ai vari concerti in tutto il mondo, il maestro Marco Fumo ha inciso per la RAI, la RSI, Radio Vaticana e per le case discografiche Pentaphon, Edi-Pan, Fonit-Cetra, Dynamic, Soul note, onClassical e Odradek- Records. Vanta un’importante discografia: Piano in Rag (1983), Percorsi (1996), Last time rag (1999), The Symphonic Ellington (1999), New Perspectives (2000), Rhapsody in black and white (2000), The early ragtime (2009), Reflections (2020), Il mio Morricone (2021).

Per concludere, parliamo del suo ultimo disco, un omaggio al maestro dal titolo “Il mio Morricone, tribute to a friend”.
“Il titolo ‘Il mio Morricone’ non si deve intendere come possesso ma il Morricone che io ho vissuto. È l’essenza del rapporto fatto di rispetto, di ammirazione e di affetto, del resto ricambiati, che nutrivo per lui e per la sua famiglia. Quindi questo disco è un tributo al musicista e all’amico. Il CD contiene ‘Rag in frantumi’, il pezzo ispirato al ragtime che scrisse per me e che ci fece conoscere. Inoltre ho inserito il tema di ‘Nuovo Cinema Paradiso’ che ha scritto il figlio Andrea; ed ancora altre musiche che suonavo per lui ai tempi della nostra collaborazione ed anche altre successive”.
Da poco tempo si è svolto il Festival di Sanremo. Cosa ne pensa, in generale, della situazione attuale?
“Diciamo che nel panorama della musica leggera, per fortuna c’è anche quella di qualità“.
L’attività discografica di Marco Fumo non finisce qui, poiché nel frattempo il maestro sta già lavorando al prossimo progetto.
Foto copertina e foto Marco Fumo al piano di Tommaso Tuzj.