Cultura

Tutti i Santi giorni, 28 febbraio: la Beata Antonia da Firenze a L’Aquila

Per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 28 febbraio, la Beata Antonia. Il corpo venerato presso il monastero di Santa Chiara a L'Aquila.

Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 28 febbraio, la Beata Antonia. Il corpo venerato presso il monastero di Santa Chiara.

Il 28 febbraio si ricorda la Beata Antonia. La Beata Antonia nacque a Firenze nel 1440; giovanissima si sposò ed ebbe un figlio. Rimasta vedova, opponendosi ai desideri della famiglia che voleva contraesse un nuovo matrimonio, spinta dalle prediche di San Bernardino da Siena, decise di entrare nel monastero delle terziarie di San Francesco, fondato a Firenze nel 1429 dalla Beata Angelina da Marsciano, anch’essa giovane vedova. Per il suo forte carisma, fu mandata come badessa a Foligno, nel monastero più antico dell’Ordine. Dopo qualche anno, si trasferì definitivamente a L’Aquila nel monastero di Santa Elisabetta che resse per diversi anni. Tuttavia, desiderosa sempre di una vita più contemplativa, il 16 luglio del 1447, incoraggiata da San Giovanni da Capestrano, fondò insieme a tredici consorelle il monastero del Corpus Domini sotto la regola di Santa Chiara. In breve tempo, spinte dall’esempio della Beata Antonia, molte fanciulle aquilane entrarono tra le mura del convento: la badessa era mite d’animo, modesta e obbediente e praticava con rigore il silenzio, secondo la regola delle clarisse. La tradizione vuole che alcune consorelle la videro rapita in estasi, con un’aureola luminosa attorno al capo. La Beata morì alle ore 21 del 29 febbraio 1472, molto amata dalla città dell’Aquila, tanto che i magistrati stessi vollero sostenere le spese del funerale. Quindici giorni dopo l’inumazione, le suore disseppellirono il corpo per trovare ancora una volta conforto nella madre superiora, e lo trovarono miracolosamente incorrotto. Ben presto la voce del prodigio si diffuse in città e il vescovo Amico Agnifili ordinò che fosse traslata in un luogo di riguardo. A seguito di una nuova ricognizione, nel 1477 il vescovo Borgio, constatato lo stato di perfetta conservazione del corpo della Beata Antonia e la sua fama di santità, ne autorizzò il culto, confermato da Pio IX il 28 luglio 1848. Il suo corpo incorrotto è stato conservato fino al 2009 nella Chiesa del Monastero dell’Eucaristia all’Aquila. A seguito del sisma del 6 aprile, le clarisse, con l’aiuto dei soccorritori e dei Vigili del Fuoco, misero in salvo la teca contenente il venerato corpo della Beata Antonia e si trasferirono a Pollenza, in provincia di Macerata, dove le reliquie restarono fino al 16 luglio 2015. In questa data, infatti, l’urna è stata ricondotta in città, nel monastero di Santa Chiara a Paganica, dove tutt’ora risiedono le consorelle.

Torna a L’Aquila la Beata Antonia

Per quanto riguarda il Monastero dell’Eucarestia, dopo la morte della Badessa, prese a essere chiamato della Beata Antonia, e così è comunemente indicato. La chiesa venne realizzata dalla famiglia Gaglioffi alla morte del suo capostipite, il ricco mercante Giacomo Gaglioffi, nel locale di San Vittorino: questi aveva richiesto nel suo testamento che venisse edificata una chiesa, un ospedale e una mensa per i bisognosi. Il complesso venne fondato il 21 agosto 1349 con il nome di Monastero dell’Eucaristia sul luogo di un precedente palazzo duecentesco. Ospedale e monastero erano separati da via dell’Annunziata, e messi in comunicazione, oltre che da sottopassaggi, anche da una sorta di galleria con archi a tutto sesto e da un’infilata di archi ogivali, i cosiddetti archi di Santa Chiara.

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Il 2 giugno 1447, su richiesta di Giovanni da Capestrano e con l’aiuto del vescovo Amico Agnifili e di Pietro Lalle Camponeschi, il complesso venne concesso alla Antonia da Firenze che vi installò le Clarisse. Per le regole di clausura, la chiesa venne suddivisa in due ambienti, uno aperto al pubblico e l’altro riservato alle religiose. Gli spazi dell’Ospedale furono annessi al monastero, in quegli anni diventato tra i più popolosi della città, arrivando a contare oltre cento converse.
Il complesso monastico ha forma quadrangolare ed è caratterizzato da un grande chiostro circondato su tre lati dalle celle monastiche e sul quarto lato – parallelo a via Sassa – dalla chiesa. La facciata presenta tre monofore che illuminano l’aula, un oculo con il trigramma di San Bernardino e due portali a tutto sesto.
L’interno della chiesa, realizzato nella metà del XV secolo, è ad aula unica, suddiviso in tre campate voltate a crociera che insistono su peducci lapidei. L’interno presenta una delle opere più suggestive di Andrea Delitio, l’Adorazione del Bambino; sulla parete di fondo, dietro l’altare, si sviluppa l’imponente affresco con la Crocifissione, opera di Francesco da Montereale. Oltre questa parete, si apre simmetricamente la chiesa interna – cioè l’aula riservata alle clarisse – suddivisa anch’essa in tre campate, affrescata sulla parete diaframma dall’omonimo artista e sulle altre murature da dipinti di Giovan Paolo Cardone. Mirabile il coro ligneo, composto da oltre novanta stalli in legno di noce, realizzati nel XVI secolo.

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