Ucraina, il Senato unito contro Putin

Guerra in Ucraina, voto unanime in Senato contro Putin. Draghi mette tutti in riga.

Guerra in Ucraina, voto unanime in Senato contro Putin. Draghi mette tutti in riga.

Forse ci voleva una guerra per vedere Fratelli d’Italia votare con il Pd. È successo,  a larghissima maggioranza è stata approvata una mozione unitaria che sostanzialmente chiede a Putin di ritirare le truppe e prevede interventi in favore della popolazione dell’Ucraina. Al sì della maggioranza si è aggiunto quello di Fratelli d’Italia. Insomma un Parlamento compatto, salvo alcune prese di posizioni di esponenti dei 5Stelle favorevoli a Putin. Draghi era stato perentorio nella condanna del leader russo, evidenziando scenari  di guerra. Ormai sembra svanita l’illusione che di un passo indietro. Mentre al Senato si discute, in Ucraina le bombe cadono sulle città. Uccidono civili, non sono colpite solo le postazioni militari. Non c’è tempo per i distinguo. O con Putin o con la Ucraina. E la risposta delle forze politiche italiane è netta: con il popolo ucraino che va sostenuto nella lotta contro l’invasore,  che va aiutato  in primo luogo accogliendo le migliaia di profughi. E L’Italia si è mobilitata, stavolta senza resistenze. La solidarietà è totale. Ma c’è la questione degli aiuti militari. C’è chi fa resistenza. In particolare è Salvini che sull’invio di armi ha più di una perplessità. Si incontra con Draghi e alla fine si allinea. Del resto dall’Ucraina la richiesta è esplicita, per loro la solidarietà si può manifestare solo inviando armi e munizioni. Servono quelli per contrastare il gigante russo, servono quelle per la resistenza. L’Italia farà la sua parte.

Prima però Draghi ha dovuto convincere quei leader che hanno resistenze interne. Oltre a Salvini c’è Conte. All’interno dei 5Stelle ci sono stati in passato egli estimatori del leader russo. Uno di questi è il senatore Vito Petrocelli, non uno qualunque ma presiede la commissioni esteri. Lui si espone e annuncia che non voterà la mozione di maggioranza, ma altri sono con lui.  Ha avvertito Conte,  che comunque  dopo il confronto con Draghi ha assicurato che i 5Stelle avrebbero votato a favore. Così  è stato. Del resto Draghi nel suo discorso non aveva lasciato spazio a tante riflessioni. Non ha nascosto la gravità della situazione, l’incertezza e i rischi sui futuri sviluppi.  L’attacco all’Ucraina, ha sottolineato, non è solo un’offensiva verso un Paese sovrano, ma un attacco ai nostri valori di libertà, un attacco all’Europa. Così il Parlamento ha voluto dare prova di compattezza. La campagna elettorale può attendere.
Adesso  i conti vanno fatti con le difficoltà che dovremo affrontare. Sulla mancanza di adeguate misure per garantire le risorse energetiche. Ci saranno risparmi, necessari per alimentare le riserve. Di Maio è volato in Algeria per stringere accordi per nuove forniture di gas, l’epoca del no alle trivellazioni è archiviata. Così torna di attualità anche il carbone che l’ondata green aveva condannato per sempre. Ora le centrali riapriranno. E’ necessario perché l’Italia si è schierata. E’ al fianco del popolo ucraino, anche se questo avrà dei costi. Ma il braccio di ferro, stando a quello che dice Draghi, pesa anche a Mosca dove forse  c’è chi sta contestando la politica di Putin. Non è un mistero che in Occidente più che a una vittoria degli ucraini si punti molto su  un indebolimento di Putin. Le sanzioni economiche hanno proprio questo scopo. Non impedire le azioni militari, ma indebolire il sistema russo. I primi segnali  già si vedono. Il rublo che crolla, l’inflazione che sale, i bancomat chiusi, la Borsa di Mosca chiusa. I titoli  russi in caduta libera sui mercati europei. Basterà questo a fermare Putin? Lo sperano in tanti. Comunque stavolta l’Italia ha voluto mandar un segnale di unità,  maggioranza e opposizione hanno deposto le armi della polemica nella speranza che anche in territorio ucraino vengano deposte  quelle che sparano e uccidono.  A Roma scende la sera, ma non il timore che quella guerra possa estendersi. Stavolta il Paese è unito, al fianco dell’Ucraina. E non suscita reazioni significative il fatto che in seguito all’attacco russo lo stato di emergenza sia stato prolungato fino alla fine dell’anno. Si passa dall’emergenza covid, che comunque in Italia ha fatto 150 mila morti, all’emergenza guerra. Ma almeno questa dobbiamo affrontarla tutti insieme.