Giusti tra le Nazioni, la scelta della disobbedienza per restare umani

L’AQUILA – Mario De Nardis e Pancrazio De Lauretis “Giusti tra le Nazioni”, il coraggio di restare umani.
L’AQUILA – Mario De Nardis e Pancrazio De Lauretis “Giusti tra le Nazioni”, il coraggio di restare umani.
Uno era “un angelo vestito da poliziotto”, l’altro il “sindaco buono” che falsificava documenti. Una strana coppia di eroi, quella formata da Mario De Nardis e Pancrazio De Lauretis, insigniti dell’onorificenza di “Giusti tra le Nazioni”, che si riconosce ai “non ebrei” che si sono prodigati per salvare vite umane durante le persecuzioni nazifasciste. Una strana coppia che non ha avuto dubbi, quando si è trattato di scegliere tra rispettare la legge e le proprie funzioni istituzionali o salvare vite umane. Perché, come ha spiegato bene il Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Davide Jona Falco, all’Auditorium del Parco per la cerimonia, “è accaduto tutto in piena legalità, in quanto frutto di leggi dello Stato. Se capire è difficile, è doveroso comprendere che ognuno può fare una scelta“. E Mario De Nardis e Pancrazio De Lauretis hanno fatto la propria scelta, raccontata dai discendenti di quelle famiglie salvate tra Navelli, L’Aquila e Carapelle Calvisio durante la Seconda Guerra Mondiale: “Quale poliziotto avverte della retata le stesse persone che devono essere prese?” si chiedevano i Billing e i Fleishmann, quando “quell’angelo vestito da poliziotto” bussava alla loro porta. Era Mario De Nardis, che poi falsificava i rapporti per far credere che quella retata era stata eseguita davvero, ma non era stato trovato nessuno. Lo stratagemma funzionò per un po’, poi i tedeschi decisero che era meglio procedere per conto proprio, che non ci si poteva fidare di quel poliziotto aquilano, rimasto in vita grazie a un carabiniere che testimoniò il falso, assicurando che le retate erano state compiute davvero. Salvata per un pelo la vita, De Nardis tornò da quelle famiglie, pregando e implorando che fuggissero, prima dell’arrivo dei nazisti.
Ed è qui che entra in scena un altro “Giusto tra le Nazioni”, un altro che davanti agli obblighi di una legge ignobile, sceglie di restare umano. Si chiama Pancrazio De Lauretis ed è potestà di Carapelle Calvisio. È lui che produce e consegna documenti falsi utili per la fuga. Così, una serie di reati salva tante vite, e non solo quelle. “Chi salva una vita, salva il mondo intero” ha dichiarato l’ambasciatore di Israele Dror Eydar durante la cerimonia all’Auditorium del Parco, davanti a quel “mondo” salvato dai due uomini dello Stato: i tanti discendenti generati dalle famiglie salvate durante la guerra.
E l’essere uomini di Stato impreziosisce ancora di più la loro scelta: “Di solito – ha spiegato Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma – tra i Giusti tra le Nazioni vengono segnalati cittadini coraggiosi, medici, semplici panettieri, persone che hanno salvato vite umane, mettendo a rischio la propria. Ma quando persone così sono servitori dello Stato, la loro scelta è ancora più difficile“. Una scelta difficile per il ruolo ricoperto, a servizio di istituzioni che però in quel momento “avevano perso dignità e legalità”, come detto da Davide Jona Falco, nella stessa occasione. Perciò, quando la scelta è stata tra la fedeltà al proprio ruolo o l’intima esigenza di “rimanere umani”, Mario De Nardis e Pancrazio De Lauretis non hanno avuto dubbi. Risultato: “Solo 9 tra i 450 ebrei presenti a Navelli – ha tenuto a sottolineare la professoressa Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo – non sono riusciti a salvarsi dai rastrellamenti. Questa è una terra speciale”. Perché i due “fuorilegge” si sono potuti muovere in un contesto solidale che in qualche modo li ha protetti. Dal comandante dei carabinieri che testimonia il falso per salvare la vita al collega poliziotto, allo stesso poliziotto che la rimette in gioco per salvare altre vite. Dal sindaco che produce documenti falsi, ai cittadini che accolgono gli ebrei in fuga e li nascondono, fino alla salvezza.
Una storia “antica”, che insegna anche oggi e lascia una luce accesa nei momenti di tenebra: “Quello che possiamo sperare, è che oggi anche in Russia e in Ucraina ci siano dei Giusti che stanno facendo quello che tanto tempo fa hanno fatto Mario De Nardis e Pancrazio De Lauretis: la coraggiosa scelta di restare umani”.