L'aquila

8 marzo, Festa della Donna: non mimose, ma pace e serenità

Le riflessioni del coordinamento Donne Uil L'Aquila sull'8 marzo: "Non mimose, ma pace e serenità".

Le riflessioni del coordinamento Donne Uil L’Aquila sull’8 marzo: “Non mimose, ma pace e serenità”.

“Ogni anno, l’8 marzo, ci ritroviamo a fare un punto della situazione sulla questione femminile. Ci sediamo a tavolino, scarichiamo i report sulla condizione delle donne prodotti in Italia e nel Mondo, analizziamo le informazioni e i dati, costruiamo un quadro complessivo, speriamo di trovare miglioramenti, evoluzioni o, quanto meno, insegnamenti. Quest’anno è tutto più difficile.”
Inizia così la riflessione sull’8 marzo del coordinamento Donne Uil L’Aquila, che scrive: “Le riflessioni sullo stato della situazione femminile in Italia sono difficili da sganciare da una riflessione più ampia, che rivolge il pensiero a tutte le donne del mondo e ne condivide le difficoltà. Dopotutto l’8 marzo è la Giornata internazionale della Donna, quindi, come Coordinamento Donne della UIL L’Aquila, abbiamo deciso di dedicare la giornata a una riflessione sulle donne nel mondo. Il 2021 è stato l’anno in cui, mentre l’Europa iniziava la sua ripresa economica grazie, tra l’altro, all’ingente pacchetto di risorse messo a disposizione dalla Unione europea, in Afghanistan tra maggio e settembre i talebani sono tornati a governare imponendo alle donne afghane un brusco ritorno al passato. Si sono mosse subito le donne afghane, già il 17 agosto a Kabul ci sono state proteste per chiedere la parità di diritti, sono state le prime proteste contro il nuovo regime. Nonostante qualche rassicurazione – a dir il vero fin da subito molto poco convincente – da parte del regime talebano sul rispetto dei diritti che le donne avevano ottenuto nei precedenti 20 anni, le nuove regole non hanno tardato a venir imposte: completo divieto per le donne di lavorare fuori di casa, il che vale anche per insegnanti, ingegneri e la maggior parte dei professionisti. Solo alcune donne medico e infermiere hanno il permesso di lavorare in alcuni ospedali a Kabul; divieto per le donne di studiare in scuole, università o altre istituzioni educative; completo divieto di svolgere qualsivoglia attività fuori della casa se non accompagnate da un mahram (parente stretto come un padre, un fratello o un marito) e la lista è lunghissima! Ma uno, tra questi divieti, è davvero emblematico: divieto di ridere ad alta voce“.

“Perché se una donna non può lavorare, non può fare la spesa, non può studiare, figuriamoci se può essere felice. Non è permesso essere felici. Allora, in questa Giornata internazionale della donna vogliamo ricordarci di essere felici, di esserlo per quelle donne a cui è proibito. Dobbiamo ridere ad alta voce, sguaiatamente, perché tutti lo sentano, perché tutti sappiano che le donne ci sono e non stanno silenziose in un angolo. Le donne della UIL L’Aquila oggi si promettono questo a vicenda: ogni volta che ci viene sottratto un diritto dobbiamo urlare, sbattere i piedi a terra e i pugni sui tavoli, scendere in piazza e intonare canzoni. Dobbiamo denunciare le discriminazioni, aiutare le nostre compagne in difficoltà, pretendere ciò che è giusto e che non ci viene dato. Le donne afghane lo hanno fatto davanti a un regime misogino e violento, chiedendo di poter studiare, di poter lavorare, di poter essere sicure, di poter essere felici. Dopotutto non è quello che chiedono tutte le donne del mondo? Oggi le nostre riflessioni sulla questione femminile e il nostro desiderio che le donne siano felici, non possono sottacere che assistiamo con dolore e ansia alla guerra in corso in Ucraina, alle porte dell’Europa, di un luogo che pensavamo fosse ormai immune dall’idea stessa che i contrasti si potessero risolvere con le armi. Emblema di questo momento drammatico sono le donne disperate per la salvezza dei loro figli e dei loro uomini, quei visi stravolti fra le macerie o alla frontiera con la Polonia, allo stesso modo come non pensare alle mamme di quei soldati bambini che vediamo in prima linea. Tutti sappiamo che qualsiasi siano i contrasti la guerra non è una soluzione, ma un ulteriore solco che si apre fra le parti, le donne tutte non possono che chiedere una immediata sospensione di ogni azione di morte, Non mimose, ma il nostro è un grido, un grido come quello delle donne di Ucraina e Russia: Pace!“.

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