Dall’Ucraina all’Abruzzo, in fuga dalla guerra: la storia di Anastasiya

Dall’Ucraina all’Abruzzo, la storia di Anastasiya: dopo 11 giorni di guerra, con le bombe su Kiev, ha deciso di fuggire.
Anastasiya via da Kiev, “Ora un futuro di pace”. Storie di fuga e di lieto fine, dall’Ucraina nei giorni bui della guerra.
Dopo undici giorni di guerra in Ucraina, quando le bombe si stavano avvicinando a Kiev ha deciso di fuggire.
Prima il treno per lasciare la sua città, poi il viaggio in macchina verso il confine, stando attenti alle imboscate e agli attacchi dell’esercito russo, l’attraversamento della frontiera con la Slovacchia, l’incontro con il fidanzato italiano ed infine l’arrivo a Pescara, finalmente in una terra di pace.
La designer e architetto 25enne Anastasiya Menzhega che dall’inizio del conflitto armato è stata testimone diretta dell’Ansa a Kiev,
è riuscita ad arrivare in Italia.Dopo avere trascorso giorni e notti sotto la metro di Kiev la preso quello che poteva dellasua vita ed è fuggita. Ora finalmente è al sicuro.
“Sono stati momenti davvero duri e terribili, ma sono felice di essere in Italia. La preoccupazione rimane però tantissima per imiei familiari che sono rimasti a Brovary, cittadina quasi dasubito circondata dai russi nella loro avanzata”, così Anastasiya in un colloquio telefonico. “Sono stata davvero fortunata a salire sul treno in fuga da Kiev due giorni fa, dasola, insieme ai miei due cani. Credevo di non farcela. Ladisperazione in stazione era tantissima”, prosegue. “Una volta arrivata nella città di Ternopil in treno, sono salita su un van insieme ad altre tre persone fino a Leopoli, dove ho incontrato un gruppo di amici che erano già riusciti ascappare. Da lì, ancora, con un’altra macchina ho viaggiato finoal confine. Il momento più bello è stato quello dell’incontrocon Alberto, in Slovacchia“, aggiunge ancora. Alberto De Marco, giovane business designer che viveva a Kiev, era sfuggito alla guerra perché in Italia per questioni di lavoro.“Là a Kiev mancano cose importanti come powerbank solari, droni per uso civile per vedere se la zona è sicura per uscire dalla metro, ma
anche giubbotti anti proiettile, visori notturni da utilizzarequando non c’è elettricità di notte, depuratori per l’acqua,anche molto semplici, e cibo in scatola. Tutte queste cose sonoelencate sul sito di raccolta fondi che ho creatowww.lvivskabrama.org“, racconta.

“Ho deciso di andare a prendere Anastasiya quando ho capito che solo così potevo avere speranzadi rivederla. Insieme ad altre due persone abbiamo affittato unvan e siamo andati a recuperare Anastasiya ed altri alconfine con la Slovacchia. Abbiamo recuperato tre bambini, dicui una adolescente, e due mamme. Tre di questi al ritorno liabbiamo lasciati a Rimini, da alcuni parenti, mentre una mamma con
il suo bambino è arrivata con noi fino a Pescara, la mia cittàdi origine. È stata davvero dura ma ce l’abbiamo fatta e sonofelice”, racconta il fidanzato di Anastasiya. Dopo i controlli di routine da parte delle forze dell’ordine italiane i due sono stati sistemati in un albergo a Pescara e da lì ripartiranno, insieme e al sicuro, a costruire un nuovo futuro, finalmente di pace.
Fonte e foto ANSA