Donne, antica grecia e modelli culturali

Donne e modelli, oltre i ruoli storici: libere di scegliere come sentirsi complete

Giornata internazionale della donna. Cosa vuol dire essere donne? Cercando una risposta troviamo modelli e influenze, da cui spesso facciamo fatica ad allontanarci. Perché dentro ogni donna ci sono tante dee

Giornata internazionale della donna. Cosa vuol dire essere donne? Forse una risposta non c’è. Ci sono, però, i modelli: quelle idee che la società e al contempo le donne portano storicamente con sé – spesso senza rendersene conto – e che spiegano molte delle sfaccettature che rispecchiano tutte le donne.
Potremmo chiamarle anche influenze, da cui si sono sviluppati quei ruoli ‘tradizionali’ dai quali la donna e la società che la circonda fanno fatica a discostarsi. Come andare oltre?

Donne, dietro ognuna di loro – indipendente, coraggiosa, vulnerabile, sensuale – c’è un esempio antico: una tipologia di carattere che sembra rimandare alle divinità dell’antica Grecia. La forza di ogni donna, poi, sta nell’identificare la sua personalità e nel decidere quale dea coltivare e quale tenere a freno.
Ma quante dee sono in ogni donna?

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Donne, conoscersi per diventare protagoniste della propria storia personale. Per farlo può essere utile tornare indietro nel tempo, fino all’antica Grecia. All’apparenza il legame tra il mondo delle donne e quello delle divinità femminili non appare così forte come, in realtà, sembrerebbe essere. Per andare alla scoperta di questo legame, bisogna scavare nella filosofia e in particolare nel concetto di “Archetipo”: vale a dire, in ambito filosofico appunto, la forma preesistente e primitiva di un pensiero.
Quelle idee innate e predeterminate presenti nell’inconscio umano.
“L’archetipo è una forma arcaica: la forma primitiva di un’immagine psichica, un modello originario che funge da esempio
, ci spiega la psicologa e psicoterapeuta aquilana Chiara Gioia.
Nel libro “Le dee dentro la donna” di Jean Shinoda Bolen “ci viene fornita una ricca panoramica sul mondo femminile, con un’analisi che riesce a cogliere la natura della donna in tutta la sua complessità e in tutte le sue sfaccettature ed espressioni. La Bolen, infatti, ha dettagliatamene riportato i principali aspetti della psicologia femminile rifacendosi alle sette divinità femminili dell’antica Grecia. Divinità che hanno lo scopo di rappresentare una tipologia di donna, con sentimenti, bisogni, funzioni psicologiche, comportamenti e atteggiamenti differenti l’una dall’altra. Queste divinità, quindi, rappresentano modelli potenziali presenti nella psiche femminile: tendenze di comportamento istintive, innate e ‘appartenenti’ al genere femminile. Contenuti nell’inconscio collettivo, che, per questo, si ritrovano in tutte le donne e in tutte le civiltà. Degli archetipi, appunto“.

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Questi modelli sono, dunque, presenti in ciascuna donna e possono esprimersi in determinati momenti della vita.
“L’archetipo è come un’immagine interiore che agisce sulla psiche umana: ecco quindi che ciascuna donna è anche il risultato di archetipi che ne modellano la personalità e ne indirizzano le scelte di vita. Forze esterne, rappresentate dalle influenze culturali ed educative, che rinforzano modelli ‘classici’ femminili, soffocandone altri”.
Ciò spiega, almeno in parte, come mai storicamente i ruoli socialmente accettabili per la donna siano stati sempre quelli tradizionali della moglie, della madre e della fanciulla. E qui torna d’attualità proprio l’analisi nel libro di Jean Shinoda Bolen, che fornisce una classificazione di caratteristiche, nelle tipologie caratteriali di donna, in base al modello delle divinità femminili.

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Dee Vulnerabili

Come ci spiega Chiara Gioia, “C’è il gruppo delle ‘dee vulnerabili’. Sono così definite in quanto vivono in una situazione di subordinazione rispetto al genere maschile. Rispecchiano i ruoli tradizionali femminili: sono gli archetipi dell’orientamento al rapporto, che dominano la vita psichica di quelle donne il cui benessere e il senso di identità dipende dalla presenza nella loro vita di una relazione significativa. Vi è la tendenza femminile alla dipendenza, all’emotività e al desiderio di legame. Sono estroverse, accoglienti, empatiche, sensibili. Sono anche donne che rischiano di essere sopraffatte, perché troppo accomodanti. Non riescono a mettere un limite tra sé e gli altri. La dea Era o Giunone, moglie di Giove, è l’archetipo che incarna il desiderio di essere moglie e compagna: questa donna si sente incompleta senza un partner e prova un forte dolore nei periodi di solitudine. L’archetipo Era dona alla donna la capacità di assumersi un impegno duraturo che la porta a restare accanto al compagno in qualsiasi dinamica. Il lavoro o gli studi sono un aspetto secondario. L’aspettativa inconscia di questa donna è che il marito la realizzi: essa proietta sul suo uomo un’immagine idealizzata e tende a rimanere delusa ed amareggiata quando scopre che lui non è all’altezza delle sue speranze”.

Quindi, sempre nel gruppo delle Dee vulnerabili, troviamo Demetra. “La dea della fertilità. Rappresenta il ruolo archetipico della madre, la donna che si realizza con la maternità. Lo scopo principale sta nel curare e accudire gli altri ed è generosa. La donna Demetra attira uomini che trovano affinità con donne materne. Non sceglie, piuttosto reagisce al bisogno che un uomo sembra avere di lei. Il suo limite è l’incapacità di circoscrivere la sua accoglienza.
Continuiamo con Persefone: l’archetipo della fanciulla. Rappresenta un atteggiamento passivo nella vita, incarna cioè quella donna che non è predisposta ad agire, ma ad essere agita dagli altri. Persefone e Demetra rappresentano un modello di relazione madre-figlia in cui la figlia è troppo legata alla madre per sviluppare un senso si sé indipendente, quindi fa di tutto per compiacere la mamma. La madre spesso è debole e alimenta la dipendenza della figlia impedendole di crescere e di diventare una donna autonoma.
La fanciulla Persefone è molto adattabile e, pur di piacere agli altri – e soprattutto al proprio uomo – si conforma senza difficoltà a quello che lui desidera che lei sia. Spesso questa donna ha tratti di personalità infantili e ha un aspetto molto più giovanile della sua età”.

Le Dee Vergini

“Nella psiche femminile sono comunque presenti anche caratteristiche di autosufficienza, indipendenza e forza, che vanno un po’ al di là degli stereotipi di genere e ampliano la nostra idea di quelli che sono gli attributi tipicamente femminili. Si tratta delle Dee Vergini. Le divinità che rappresentano questi aspetti, Artemide, Atena ed Estia sono chiamate le ‘dee vergini’, appunto, e sono un po’ la controparte maschile. Queste divinità avevano la caratteristica di essere complete anche senza avere un uomo accanto. Mai vittime di uomini, nessuna sofferenza per amore”.

Artemide, dea della caccia e della luna, regina della notte e dei luoghi selvaggi, era un’arciera dalla mira infallibile. Simbolo di un femminile indipendente, ha un suo senso di integrità e di completezza che le permette di funzionare da sola, fiduciosa di sé tanto da non avere bisogno dell’approvazione maschile e da poter perseguire, per conto proprio, interessi che la appassionano.
Il suo aspetto di arciera tesa alla meta simboleggia la sua capacità di concentrazione su qualsiasi cosa che lei ritenga importante, senza essere distolta dai bisogni altrui, e rappresenta la concentrazione sull’obiettivo e la determinazione nel perseguire i propri risultati.
Atena, dea della saggezza e della guerra, era una grande stratega in battaglia e, per questo, rappresenta la funzione del pensiero e della volontà. Al pari di Artemide è una donna coraggiosa, indipendente, che va per la sua strada senza farsi influenzare dagli uomini. È attratta dal potere, da uomini autorevoli che detengono grandi responsabilità. Pragmaticità, saggezza e razionalità sono i tratti distintivi.
Estia, la custode del focolare, è intuizione e capacità di concentrazione sulla propria interiorità, che caratterizzano la donna centrata, non tanto al mondo esterno, quanto allo sviluppo della propria dimensione spirituale. Nella psiche della donna, rappresenta una qualità di presenza tranquilla, saggia, equilibrata, che rende la donna mite, riservata, non competitiva e senza ambizioni.
E poi Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza. Viene considerata una dea a parte perché, nonostante fosse orientata al rapporto amoroso come le dee vulnerabili, era anche una donna autonoma, governata soprattutto dalla funzione della sensazione ed è alla ricerca della bellezza e del piacere nella sua vita. Questo tipo di figura femminile spesso va incontro alla condanna morale da parte della società, che a fatica comprende la sua sensualità”.

“In psicoanalisi – conclude la psicologa e psicoterapeuta Chiara Gioia – la conoscenza di tali archetipi si pone l’obiettivo di rendere le donne più consapevoli della loro bellezza, della loro complessità e dei molteplici aspetti che le caratterizzano. Vuole essere un imput per uscire dalla banalità dei ruoli stereotipati subiti passivamente. Vuole sottolineare la bellezza di scegliere, di diventare protagoniste e responsabili di se stesse, per giungere alla completezza”.

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