Il ricordo

Stefano Vespa, umorismo e meticolosità: il ricordo di Pietrangelo Buttafuoco

Il presidente del TSA, Pietrangelo Buttafuoco, ricorda Stefano, fratello di Bruno Vespa, venuto improvvisamente a mancare.

Il presidente del TSA, Pietrangelo Buttafuoco, ricorda Stefano, fratello di Bruno Vespa, venuto improvvisamente a mancare.

“Che ridere, con lui, il commento sulle complicazioni del mestiere – il giornalismo – sempre più lontano dalla semplice regola numero uno, sempre disattesa, quella della notizia, sempre introvabile nei pezzi di tanti redattori improvvisatisi tutti Nobel per la Letteratura”. Lo ricorda così il presidente del TSA, Pietrangelo Buttafuoco, lo “spiritosissimo” Stefano Vespa, fratello di Bruno, venuto a mancare improvvisamente la notte scorsa. Un grave lutto per la famiglia e gli amici, ma anche nel mondo del giornalismo che gli ha sempre riconosciuto importanti qualità. Sulle pagine della Verità il presidente Pietrangelo Buttafuoco ricorda gli anni a Panorama, con uno Stefano Vespa protagonista di storiche gag: “Che ridere ma che soggezione, anche di fronte alla sua precisione. Mai una volta che abbia scritto fischi in luogo di fiaschi. La sua postazione era una vera e propria situation room”.

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“Esperto assoluto di questioni di Difesa – ricorda ancora Buttafuoco – Stefano aveva anche il rigore dell’arte derivata da Marte, fosse solo per la sua postura dritta ed elegante. Non camminava, col suo passo – stretto nei suoi giubbini – prendeva possesso del terreno, del ritaglio di cielo e di ogni piccolo pezzo di sentimento. Non conosceva altra regola dell’esserci in questo mondo se non quella del rugby, di cui era devoto al prezzo di fegato e cuore. Non aveva altro blasone, Stefano, che il suo inarrivabile stile. E se c’era da cazziare al modo dei capitani massicci, lui lo faceva senza tema di nessuno per difendere i colori della bandiera, l’onore delle Forze Armate e – su tutte – le piume degli Alpini della sua adorata città, L’Aquila, su cui, aggirandosi tra le macerie, all’indomani del terremoto, versando lacrime, già sapeva, come con la sua casa, farla ritornare alla vita. A proposito dell’Aquila non c’è stato verso – con Pierluigi Biondi, il sindaco che l’ha pregato come si fa coi santi – di convincerlo a entrare nel Consiglio di amministrazione dello Stabile d’Abruzzo. Riteneva – pensa un po’ – di non avere competenze”.

(In copertina foto Roma Corriere)

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