#riflessioni

Guerra e bambini, le domande dei nostri figli davanti alla tv

Perché questa guerra? Perché le bombe? Tante domande da parte dei bambini che vedono in tv immagini di guerra, mai loro così vicina.

La guerra Russia – Ucraina e i bambini: quelli che la vivono e quelli che la guardano in tv. Che compito abbiamo noi adulti.

La Guerra e i Bambini – Arriva deciso con un mappamondo tra le mani: “Perché la Russia vuole pure questo pezzettino di terra qui se è già così grande?”.
Siamo a due settimane dall’inizio dell’invasione e anche i bambini cercano una spiegazione a modo loro. Fanno e faranno domande, soprattutto quando meno te lo aspetti.
I nostri figli sono spettatori di un pezzo di mondo che mai avremmo voluto vedere, fatto di altri bambini che fuggono, che si separano da pezzi di famiglia, che restano senza casa e fuggono dalle bombe.

Come si racconta la guerra a un bambino?

Partiamo da qui, senza avere la presunzione di spiegare la guerra.
Cosa è accaduto il 24 febbraio nelle nostre case? Chiedo a una mamma che ha deciso di raccontarmi la sua esperienza. “Era la vigilia del compleanno del mio bimbo più piccolo, e di buon mattino si parlava di torta, di regali, dolcetti e una piccola festa. Sul cellulare vedo le prime immagini dell’invasione e il mio volto cambia a tal punto che mio figlio più grande mi chiede il perché della mia tristezza e ansia. Accendo Sky e mostro loro quello che sta andando in onda: ecco le immagini delle auto in fila che cercavano di uscire dal paese. Il più grande mi chiede se ci sia stato un incidente, visto che le macchine non si muovevano. Da lì una serie di domande mirate a cui ho risposto con onestà, trovando le parole più appropriate per un bimbo di quattro anni, che percepisce pochissimo, e un bimbo di sette che chiede molto. Nel mezzo, il mio profondo senso di inadeguatezza nel cercare una spiegazione logica a qualcosa che logico, per me, non è”.
E con i telegiornali come ti comporti? “Cerco di evitare le immagini atroci, ma le città distrutte, i carrarmati, le notti spettrali e ciò che resta dopo le esplosioni le guardiamo insieme, spiegando” .
In tanti ne hanno scritto, anche questo giornale a poche ore dall’invasione (Come la spieghi la guerra a un bambino?). Ognuno dice la sua, mamme, papà, nonni, zii, terapeuti, insegnanti. C’è chi pensa che prima dell’età prescolare non bisogni parlarne, chi invece “certo che sì” perché i bimbi sanno sempre molto di più di quello che immaginiamo noi.

Intanto i giorni passano e la guerra ha generato nuovi scenari: primo tra tutti l’esodo di donne e bambini.

Ne sono arrivati 45 a Cerchio, nel piccolo comune marsicano, altri in numero minore (per ora) vivono nei nostri piccoli paesi e man mano che l’organizzazione diventerà più completa saranno inseriti anche a scuola per ritrovare un’altra forma di normalità. (Ri)Partiamo da qui, con i “nostri figli”.

leggi anche
Formazione e sociale
PNRR L’Aquila, due progetti per combattere la povertà educativa
Guerra e psicosi
Ucraina, scaffali dei supermercati vuoti in Abruzzo: assalto a olio, farina e pasta