L'approfondimento

Psicosomatica, quei disturbi che nascono dalla testa: il corpo non mente

Psicosomatica, conosciamo gli effetti negativi che la psiche produce sul nostro corpo? Più spesso di quanto pensiamo, un mal di pancia o un'emicrania potrebbero derivare da sofferenze psicologiche

Psicosomatica, a metà strada tra la psicologia e la medicina. Perché, più spesso di quanto pensiamo, una gastrite o un’emicrania potrebbero derivare da stress accumulato o da una qualche forma di sofferenza psicologica. “Il corpo non mente”

Conosciamo tutti gli effetti negativi che la nostra psiche, quindi la nostra mente, produce sul nostro corpo? Probabilmente no.
E non li conosciamo pur avendoli affrontati spesso nella nostra vita. Tecnicamente parliamo di psicosomatica e quindi di “effetti” chiamati disturbi psicosomatici, che possono essere considerati vere e proprie malattie, comprensive di danni a livello organico: cioè patologie causate o aggravate da fattori emozionali. Ne abbiamo parlato con la psicologa e psicoterapeuta Chiara Gioia.
Dalla gastrite cronica, alla diarrea funzionale, dalla tachicardia alla cefalea emicranica, fino a disturbi minzionali e neurodermatosi. Sono molti i disturbi psicosomatici di cui possiamo soffrire, anche inconsapevolmente.
 “Oggi non si considera più la malattia esclusivamente come l’effetto di una causa. Ci basiamo su una visione multifattoriale, che può dipendere, cioè, da molteplici fattori: quindi ogni evento, anche un’affezione di natura fisica, è il risultato dell’intrecciarsi di diversi fattori, tra i quali quelli psicologici, ci spiega l’esperta Chiara Gioia, nello spazio del Capoluogo dedicato alla psicologia e alla psicoterapia.

psicosomatica

Per questo c’è la psicosomatica: la disciplina che studia i legami esistenti tra Psiche e Soma, quindi tra mente e corpo, considerando l’individuo come un’unità indivisibile, in cui il disturbo a livello fisico si manifesta con il sintomo, mentre a livello psicologico corrisponde al disagio alla base di quello stesso sintomo. In parole più semplici, Quando si ha che fare con un disturbo psicosomatico, c’è sempre una sofferenza psichica alla base e il sintomo fisico è l’espressione di quel disagio psicologico“.
La psicosomatica, quindi, pone l’attenzione sull’aspetto emotivo che accompagna quel sintomo e “ci fa comprendere che corpo e psiche esprimono la stessa realtà, ma su piani diversi. Uno più viscerale, quello mentale, l’altro materiale, quindi corporeo. A tal proposito impossibile non citare Milton Erickson, tra i più importanti psichiatri e psicoterapeuti del Novecento, ‘Siamo talmente poco consapevoli di noi stessi, che non ci rendiamo conto nemmeno delle evidenti tensioni e reazioni corporee attraverso le quali generiamo noi stessi le nostre malattie psicosomatiche’.”.

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Ma quali sono questi disturbi psicosomatici?
Chiunque si trova ad affrontare un’esperienza psicosomatica non riesce a distinguere un evento somatico da uno psichico ed è preda di un vissuto senza identità, che genera sofferenza, caos, emozioni spiacevoli. Sono considerati veri e propri disturbi psicosomati quei problemi che portano all’individuazione di una loro origine psicologica e i cui sviluppi portano a una conseguente malattia fisica, propria di un organo specifico, con evidenti segni di ‘lesione’.”.

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Continua Chiara Gioia: “Nella psicosomatica si considerano le teorie del simbolismo degli organi, che prevedono una distinzione in: 

organi recettivi, quelli che coinvolgono l’apparato respiratorio e gastroenterico, che prendono aria e cibo dall’esterno e poi restituiscono scorie. Le sofferenze che riguardano questi apparati inducono ad ipotizzare problemi legati a relazioni socio-familiari, contesti in cui l’individuo è portato ad accettare di ‘mangiare o respirare’ situazioni dolorose;
organi discriminativi, fanno riferimento all’apparato immunitario, nervoso ed epidermico. Hanno lo scopo di discriminare le cose buone da quelle cattive, selezionano. Un disagio a carico di questi apparati porta a pensare a problematiche legate all’identità, inerenti anche la valutazione di cosa può essere funzionale o meno al nostro benessere, rispetto a ciò che proviene dalla realtà esterna;
-organi operativi, riguardano l’apparato muscolare ed osteotendineo. Di fronte ad un disturbo che coinvolge tali apparati, i quali servono a muoversi e a raggiungere i propri obiettivi, si pensa a problemi legati alle realizzazioni e, quindi, ad un conflitto inerente la dimensione dell’operare concreto“.

Come possono manifestarsi i disturbi psicosomatici?

“Questi disturbi possono manifestarsi nell’apparato gastrointestinale, quali colite ulcerosa, ulcera castro-duodenale, rettocolite emorragica, gastrite cronica, iperacidità gastrica, colon irritabile o spastico, stipsi, nausea e vomito, diarrea funzionale, da emozioni o esami. Nell’apparato respiratorio si può soffrire di asma bronchiale, sindrome iperventilatoria, dispnea, singhiozzo e, ancora, nell’apparato cardiocircolatorio possono presentarsi ipertensione arteriosa essenziale, tachicardia, aritmie, cardiopatia ischemica, coronopatie, cefalea emicranica, nevrosi cardiaca. Disturbi di tipo psicosomatico, inoltre, possono interessare anche l’apparato urogenitale, comportando dolori mestruali, disturbi minzionali, impotenza, eiaculazione precoce o anorgasmia; così come il sistema cutaneo, con psoriasi, acne, eritema pudico, dermatite atopica, orticaria, prurito, neurodermatosi, iperidrosi, canizie, secchezza della cute e delle mucose. E ancora si possono manifestare disturbi psicosomatici relativi al sistema endocrino, con ipertiroidismo o ipotiroidismo, ipoglicemia, diabete mellito; al sistema muscoloscheletrico, portando cefalea tensiva o mal di testa, stanchezza cronica, fibromialgia, crampi muscolari, mialgia, torcicollo, artrite, dolori al rachide cervicale e lombo-sacrale; infine nell’alimentazione, con disturbi come anoressia, bulimia, binge eating”. 

Psicosomatica, quale terapia per i disturbi?

“Stiamo vivendo una profonda crisi sistemica, che riguarda non soltanto la natura e l’ambiente, ma anche il mondo di valori e di cultura su cui si è basata finora la vita su questo pianeta. Nella società attuale – in cui sembra che l’umanità vada ricercando una longevità senza limite ed una perfezione fisica smisurataoccorre ricordare all’essere umano l’importanza del riscoprire la sua identità più profonda, fatta di corpo e anima. Dove per corpo non si intende quello descritto dai canoni estetici del momento e neppure da quello studiato in medicina da un punto di vista esclusivamente anatomico: bensì il corpo quale dimensione sottilmente intrecciata alla mente, fino a riflettere, nella loro unità, l’universo intero“, continua la psicologa e psicoterapeuta aquilana Chiara Gioia.

“La Psicoterapeuta, nel proprio setting analitico, ha il dovere di considerare il corpo come qualcosa da ascoltare, una via aulica che consente di poter percepire, individuare, accogliere emozioni e sensazioni che permettano al terapeuta di interagire con l’inconscio del paziente, di giungere nel suo luogo psichico, evitando resistenze e difese che tendono a servirsi delle parole.
Può accadere che l’individuo viva una sorta di ‘scissione’ tra corpo e mente, vale a dire la nostra mente può non percepire la sofferenza di un disagio: mentre il corpo esprime questo disagio attraverso il sintomo.
Il corpo di ognuno di noi ha memoria: memoria della nostra storia, delle belle emozioni vissute, delle gratificazioni ricevute, ma anche delle sofferenze che nel corso della nostra esistenza ci hanno portato a bloccare e non esprimere determinate emozioni, come la paura, la rabbia, la tristezza. Proprio nel corpo troviamo scritta la storia delle nostre esperienze. Quando le emozioni vengono soffocate o quando il contesto familiare è disfunzionale, carico di tensioni, conflitti, freddezza, indifferenza o non detti, la psiche dell’individuo è del corpo che si serve per esprimere e comunicare.
Ed il corpo non mente. Attraverso l’ascolto delle sue sensazioni e dei suoi segnali è possibile avere informazioni su noi stessi, sulle nostre reali necessità, fare un distinguo ben chiaro tra bisogni e desideri, su ciò che è importante ‘tenere’ nella nostra vita o, invece, ‘lasciare andare’.  Ad esempio accade spesso che i sintomi psicosomatici siano associabili a quadri di sintomatologia ansiosa e depressiva”.

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Interfacciarsi con il sintomo, in un percorso di analisi su se stessi, significa andare oltre ad esso, vuol dire cercare di accoglierne il ‘messaggio’, il significato, un voler vedere in trasparenza: comprendere ciò che la malattia sta comunicando circa il nostro modo di stare al mondo, di vivere le emozioni e di relazionarci con l’ambiente in cui viviamo. È certamente un cammino che richiede impegno, che tuttavia ci conduce a una maggiore consapevolezza e conoscenza di noi stessi, all’elaborazione di vecchie sofferenze e ferite, a lasciar andare modalità comportamentali ‘tossiche’ per il nostro benessere e tanto altro.
Il corpo va ascoltato, guardato, custodito, amato“.
“La maggior parte delle malattie psicosomatiche sono la conseguenza inevitabile di un sentimento represso che, una volta reso muto, diventa lacerante nel suo bisogno di farsi ascoltare” Aldo Carotenuto.

 

 

 

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