Ucraina, 17mila imprese d’Abruzzo a rischio per gli effetti e le conseguenze della guerra.
Sono 16.823, in Abruzzo, le imprese in prima linea per impatto della guerra Russia – Ucraina, per un totale di 77.682 addetti.
I due valori sono pari al 17,4% del totale delle imprese attive in regione e al 24,8% dell’occupazione dell’intero sistema imprenditoriale abruzzese. Tra i primi effetti della delicatissima situazione in atto, oltre alla carenza di materie prime, vi sono sono l’aumento dei costi dell’energia, che raggiunge il +360% al Kilowattora rispetto allo scorso anno, e del gasolio, che registra il +46%.
È quanto emerge da un’analisi condotta per l’ANSA dal Centro studi di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila, su dati della
Confederazione nazionale. I dati si riferiscono alle imprese nei settori più esposti all’escalation dei prezzi dell’energia, alla carenza di materie prime provenienti dai paesi del teatro di guerra, al caro-carburanti e a quelle realtà collocate nei territori con un peso rilevante della spesa dei turisti provenienti dalla Russia e, inoltre, con un importante peso delle vendite in Russia e Ucraina di macchinari e prodotti della moda, i più venduti su questi due mercati.
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Del totale delle imprese abruzzesi, 11.110 appartengono al settore delle costruzioni: il comparto, con i suoi 33.156 addetti, è il più colpito dalla carenza di materie prime provenienti da Russia – Ucraina. In tal senso, soffrono anche il settore delle industrie alimentari (1.747; 10.673 addetti) e quello della fabbricazione di prodotti in metallo (1.289 imprese esposte; 10.055 addetti).
Per quanto riguarda il caro-carburanti, il settore più duramente colpito è quello del trasporto e magazzinaggio, per un totale di 2.035 imprese e 13.179 addetti.
Delle 16.823 imprese abruzzesi in prima linea per impatto della guerra, 16.682 – cioè il 99,2%, la quasi totalità – sono micro e piccole imprese (Mpi), cioè quelle fino a 49 addetti, per un totale di 54.098 lavoratori.
“Le imprese – afferma il direttore generale di Confartigianato Chieti L’Aquila, Daniele Giangiulli – sono al collasso perché non si aspettavano questo ulteriore aumento di costi fissi in tema di energia e di gas. Registriamo i primi casi di autotrasportatori che bloccano i propri mezzi, perché conviene fermarsi piuttosto che lavorare in perdita. Il momento è difficilissimo. Al caro carburante, all’aumento dei costi in bolletta, alla difficoltà nel reperimento e all’aumento dei costi delle materie prime, agli effetti sulla nostra economia delle sanzioni imposte alla Russia– conclude – si aggiunge un elemento estremamente preoccupante: sta venendo meno quel clima di fiducia che, tra mille fatiche, gli imprenditori erano riusciti a recuperare, dopo due anni di pandemia in cui hanno
fatto il possibile per reggere l’onda d’urto della crisi“.