Cultura

Tutti i Santi giorni, 19 marzo: San Giuseppe nel Presepe di Saturnino Gatti

San Giuseppe e il Presepe di Saturnino Gatti, già nella Collegiata di Santa Maria Assunta a Santa Maria del Ponte.

Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 19 marzo, San Giuseppe e il Presepe di Saturnino Gatti, già nella Collegiata di Santa Maria Assunta a Santa Maria del Ponte.

Il 19 marzo ricorre la solennità di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria. La dottrina cristiana afferma che Maria concepì Gesù “per opera dello Spirito Santo” (Mt 1,25) e che Giuseppe venne informato della gravidanza da un Angelo, durante un sogno. Comprendendo che questi erano i disegni divini, accettò di prendere la donna con sé e di riconoscere legalmente Gesù come proprio figlio. La tradizione cristiana lo ricorda con l’appellativo di padre putativo (dal latino puto, “credo”) di Gesù: era cioè colui “che era creduto” suo padre (Lc 3,23). E sempre la tradizione gli attribuisce la professione di falegname, anche se nei Vangeli viene ricordato come “téktón” (Mt 13,55) termine generico usato per indicare chi operava a vario titolo nell’edilizia.
Le notizie dei testi sacri su San Giuseppe sono molto scarne: gli Evangelisti Matteo e Luca lo ricordano come discendente del re Davide e abitante della piccola città di Nazareth. Secondo la tradizione dei Vangeli apocrifi, Giuseppe, già in età avanzata, si unì ad altri celibi della Palestina, richiamati dal sacerdote Zaccaria: questi aveva ordinato che venissero convocati tutti i figli di stirpe reale per scegliere tra loro lo sposo della giovane Maria, futura madre di Gesù, allora dodicenne. Per indicazione divina, gli uomini avrebbero condotto all’altare il loro bastone e Dio stesso ne avrebbe fatto fiorire solo uno, indicando così il prescelto. E così fu: il bastone di Giuseppe era in fiore e da esso uscì una colomba che si pose sul suo capo ed è per questo che nelle raffigurazioni iconografiche è tradizionalmente rappresentato con Gesù bambino in braccio e con in mano un bastone dal quale sbocciano i fiori di un giglio bianco.
Dal Vangelo di Luca si apprende che la Giuseppe con Maria si spostarono da Nazareth, in Galilea, a Betlemme, in Giudea, a causa di un censimento della popolazione di tutto l’impero e mentre i due si trovavano a Betlemme, venne il momento del parto e la donna diede alla luce il figlio “che fasciato fu posto in una mangiatoria, perché non vi era posto per loro nell’albergo” (Lc 2,7). Dopo otto giorni dalla nascita, secondo la legge mosaica, avvenne la circoncisione del Bambino, cui Giuseppe impose il nome Gesù; trascorsi i quaranta giorni, dopo la presentazione al Tempio, fecero ritorno in Galilea dove sostarono per qualche tempo. Da Matteo si legge che visitato nuovamente in sogno da un angelo, Giuseppe fuggì in Egitto con la famiglia a causa della persecuzione del re Erode che, per liberarsi del futuro re dei Giudei, aveva ordinato il massacro di tutti i bambini di Betlemme più piccoli di due anni. Solo dopo la morte del sovrano, i tre fecero ritorno a Nazareth. Le ultime notizie che si hanno su San Giuseppe nei Vangeli risalgono al celebre episodio della disputa di Gesù con i Dottori del Tempio, quando accorre alla ricerca del figlio dodicenne insieme alla Vergine Maria.

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Il momento del trapasso del Santo è descritto dettagliatamente dal testo apocrifo “Storia di Giuseppe il falegname”: secondo la fonte Giuseppe si spense all’età di centoundici anni, godendo sempre di buona salute e lavorando fino al suo ultimo giorno, confortato dalla presenza del figlio Gesù. La sua anima fu accolta dagli arcangeli e condotta in paradiso. Ignoto è il luogo della sua sepoltura, anche se la tradizione dei pellegrinaggi in Terra Santa parla di due sepolcri a Nazareth e due a Gerusalemme, nella valle del Cedron. Il culto di San Giuseppe era praticato nella Chiesa d’Oriente già intorno al IV secolo, mentre in Occidente ha avuto una più ampia diffusione solo attorno all’anno Mille. L’8 dicembre 1870 Pio IX lo proclamò patrono della Chiesa universale, dichiarando esplicitamente la sua superiorità su tutti i santi, seconda solo a quella della Madonna. San Giuseppe viene invocato per l’infanzia, gli orfani, i vergini, la gioventù, le vocazioni sacerdotali, le famiglie cristiane, i profughi, gli esiliati. È speciale patrono degli operai, e in modo particolare dei falegnami e degli artigiani. Si ricorre a lui, inoltre, per le malattie agli occhi, per gli ammalati gravi e per i moribondi.
Pur non essendo riconosciuti dalla Chiesa perché non divinamente ispirati, i così detti Vangeli Apocrifi, scritti a partire dal II secolo, hanno contribuito a fornire preziosi spunti per artisti e scrittori: la più antica raffigurazione di Giuseppe, con l’attributo della verga fiorita, è un affresco in Santa Croce a Firenze, opera di Taddeo Gaddi. A partire dal XV secolo egli è dipinto per lo più come uomo anziano, barbuto, in abiti borghesi o da lavoratore, successivamente anche con vestiti di foggia antica. Accanto alla verga fiorita appaiono, come suoi attributi, il bastone del viandante, gli strumenti del falegname e il giglio, simbolo di purezza.

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Nell’immagine di copertina San Giuseppe, opera fittile, policroma e dorata del XVI secolo. Il Santo fa parte del Presepe originariamente collocato nella Collegiata di Santa Maria Assunta a Santa Maria del Ponte, frazione di Tione degli Abruzzi, come risulta dalle fonti documentarie e dalla fotografia conservata nell’archivio dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. Il gruppo scultoreo – opera comunemente attribuita a Saturnino Gatti – è composto dalla Madonna inginocchiata, avvolta da un pesante panneggio, solcato da pieghe profonde, da San Giuseppe, inginocchiato anche lui, e dal Bambino, un tempo sdraiato nella mangiatoia oggi scomparsa, posto tra di loro a terra. Le terrecotte sono caratterizzate da una imponente volumetria e da un solido plasticismo, ammorbidito dal modellato pittorico visibile soprattutto nel volto della Madonna. Il Presepe era inserito all’interno di una piccola nicchia affrescata in un secondo momento, forse nel 1621, data che si legge sulla cornice. È probabile che i tre pezzi dovessero far parte di una composizione più grande, sulla scorta della tradizione dei presepi votivi. Da un documento del 1939 a cura della Soprintendenza risulta che le opere d’arte dalla chiesa di Santa Maria del Ponte, colpita duramente dal terremoto del 1915 e depredata di alcuni beni, vengono trasportate a L’Aquila nel 1935, e sottoposte a piccoli interventi di restauro. Un successivo restauro risale al 1994. L’ultimo intervento conservativo è stato svolto ad opera dell’Istituto Superiore per le Conservazione e il Restauro a seguito del sisma aquilano del 2009, e ha anche provveduto a ristabilire la corretta posizione iconografica del San Giuseppe, tradizionalmente a sinistra della Madonna e a destra del Bambino, e che invece sia nel catalogo del Museo d’Abruzzo redatto da Mario Moretti nel 1968, sia nell’esposizione museale del 1994, sala VII, risultava a destra della Madonna. L’opera è attualmente conservata presso il Munda.

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