Zelensky alla Camera, fra assenze nei 5 stelle e tensioni nel centrodestra

Con l’intervento di Zelensky alla Camera si vedrà la consistenza dell’unione dei pacifisti a oltranza con quel che resta dei simpatizzanti di Putin. L’analisi di Giuseppe Sanzotta, editorialista del Capoluogo
C’è attesa per il discorso del presidente ucraino Zelensky, collegato da Kiev, a Montecitorio. Un discorso che sicuramente ricalcherà quelli precedenti alla camera dei comuni di Londra, ai deputati e senatori Usa e al parlamento israeliano.

Ma segnerà inevitabilmente un maggiore coinvolgimento del nostro Paese. Cosa che non fa piacere a Mosca che ha già minacciato ritorsioni.
E l’attenzione è tutta rivolta alla situazione energetica. I prezzi di gas e benzina sono alle stelle, gli effetti sul Pil sono evidenti, senza contare quelli sull’inflazione. Se dovesse venir meno il gas russo la situazione si farebbe ancora più difficile.
Tutto questo pesa anche nella politica italiana. La maggioranza è schierata sulla posizione di Draghi: aiuto all’Ucraina, anche militare, condanna di Putin. Con la maggioranza è schierata in questa circostanza anche Fratelli d’Italia. Ma se la situazione dovesse durare, questa compattezza reggerà? Per venire incontro alle future esigenze energetiche si torna a parlare di nucleare, di riapertura di alcune centrali a carbone, di rigassificatori, di trivellazioni nell’Adriatico e in Sicilia, di potenziamento della Tap, di aumento delle estrazioni italiane. Tutti temi caldi della politica italiana. Temi cari all’ambientalismo italiano che insiste sulle rinnovabili come unica strada.
Poi c’è un pacifismo di chi dice no a Putin e alla Nato e si oppone all’invio di armi in Ucraina. Qualche forza politica non potrebbe essere tentata di avvicinarsi a queste posizioni per calcoli elettorali? Per il momento apertamente alcune forze di sinistra, non il Pd, hanno assunto queste posizioni. Alcune sigle sindacali hanno ostacolato l’invio di armi. Si tratta di frange marginali. Per ora.
Così si vedrà con l’intervento di Zelensky quanto peserà questo fronte tra i parlamentari italiani. Insomma si vedrà la consistenza dell’unione dei pacifisti a oltranza con quel che resta dei simpatizzanti di Putin.
Peseranno anche gli avversari di quella Ue che, con la tensione internazionale, sembra rafforzarsi. Gli occhi sono puntati su Lega, Fratelli d’Italia e movimento 5Stelle. Così si comincia a ipotizzare quali saranno gli assenti. Non sono previste defezioni in Fratelli d’Italia. Così come nel Pd. Mentre circolano voci che riguardano i 5Stelle. Sembra che una parte dei senatori pentastellati non sarà presente. Assente sarà anche Lorenzoni che si era apertamente dissociato. Assenti quasi tutti gli ex 5Stelle sia quelli confluiti nel gruppo Alternativa c’è che quelli che hanno aderito a Lega e Forza Italia. Per la Lega saranno assenti Pillon e Borghi, che, comunque, ha tenuto a precisare che non è per protesta ma perché impegnato nella sua attività parlamentare.
Eppure proprio per evitare alibi o scuse è stato rinviato alle 14 un convegno a cui parteciperà lo stesso Salvini dedicato all’ipotesi del partito Repubblicano; la nuova formazione politica che potrebbe vedere insieme soprattutto Lega e Forza Italia.
Perché se è vero che l’attenzione è rivolta a quel che accade in Ucraina, i problemi irrisolti della politica italiana restano tutti in piedi.
La frattura che si è consumata con l’elezione del Capo dello Stato non si è ricomposta. Lo testimoniano le presenze al finto matrimonio di Berlusconi. Tra gli altri era presente Salvini. Non c’era la Meloni. Ma significativo il fatto che Berlusconi abbia definito Salvini come il solo leader. Un incoraggiamento a un politico in difficoltà. I sondaggi sono impietosi, il partito della Meloni è ormai avanti di molto. I dati della Lega vedono dei risultati inferiori a quelle delle politiche del 2018. Non solo, ma tra i leghisti c’è chi teme una parabola simile a quella dei 5Stelle. Per il momento nessuno pensa di mettere in discussione il capo. Ma c’è la frangia dei governisti che ritiene, anche dopo il voto del prossimo anno, la necessità di affidarsi ancora a Draghi. Un pensiero che trova consensi anche dentro Forza Italia, ma non certo in Fratelli d’Italia che chiede chiarezza: coalizione unita per vincere, con il rispetto del principio che sarà leader chi prenderà più voti. La coalizione è però da ricostruire. Una occasione potrebbero essere le prossime amministrative. Ma c’è tensione, le perplessità di Lega e Forza Italia sul presidente della Sicilia Musumeci, rendono ancor più difficile la ricerca di un candidato a Palermo, con Genova il centro più grande dove si voterà a maggio.
La questione ucraina potrebbe influire nei singoli schieramenti politici. I tre partiti di centrodestra marceranno compatti? Già ci sono distinzioni sulle misure economiche per fronteggiare la crisi. L’evolversi della situazione e possibili fatti nuovi potrebbero portare a diversificazioni di giudizio. Anche nello schieramento opposto però la questione ucraina può portare a divisioni, soprattutto dentro i 5Stelle. Il ministro Di Maio è in prima linea con Draghi. Piace a tutto il movimento questa posizione? Sicuramente no. E Conte sosterrà in pieno il ministro degli esteri?
Un primo segnale lo avremo dal discorso del presidente ucraino. Dagli applausi, dalle defezioni e dalle reazioni.