L'intervista

Ucraina, l’ex Colonnello Nato Mancinelli: “Putin non si fermerà, anche l’Europa ha le sue colpe”

La guerra non si ferma. Dall'Ucraina arriva notizia di attacchi su diverse città, compresa la capitale Kiev. L'analisi del conflitto del Colonnello Goffredo Mancinelli, ex Nato. 

La guerra non si ferma. Dall’Ucraina arriva notizia di attacchi su diverse città, compresa la capitale Kiev. L’analisi del conflitto del Colonnello Goffredo Mancinelli, ex Nato.

Ucraina, i motivi che hanno portato al conflitto, lo scenario e le possibili azioni per fermare Putin. Un estratto dell’Intervista al Colonnello Goffredo Mancinelli, realizzata dallo storico Francesco Fagnani per la sua associazione De HistoriaL’intera intervista è visibile qui.
Colonnello Mancinelli, come siamo arrivati alla difficile situazione in atto?
“Innanzitutto questa è una guerra, che ognuno di noi giudica in base alle sue esperienze e alla sua cultura. Posso forse dire che tranquillamente è una guerra che poteva essere evitata. È necessario a mio avviso un breve sunto storico.
Fra la fine degli anni ’90 e fino al 2014, tutto sommato, si può parlare di una certa collaborazione fra Russia e NATO. Nel 1994 molti paesi dell’ex Patto di Varsavia, Russia compresa, e della NATO firmano un accordo di collaborazione noto come Partnership for Peace. Addirittura nel 1999 si sono tenute esercitazioni congiunte tra NATO e Russia nel Mediterraneo, con impiego congiunto di grandi mezzi navali. Questo vuol dire conoscere le frequenze di trasmissione, i passaggi formali, gli assetti; quindi sia la NATO che la Russia erano perfettamente integrati nelle procedure.
Nel 2001 inoltre, dopo l’attentato alle Twin Towers, la NATO e la Russia hanno tenuto delle esercitazioni congiunte antiterrorismo.
Nel 2002 durante il vertice NATO a Pratica di Mare viene firmata anche dalla Russia l’Intesa di Roma, in cui la lotta al terrorismo è la questione centrale. Nel 2014, con l’occupazione russa della Crimea e la decisione americana di installare i missili in Polonia e nella Repubblica Ceca, la situazione si deteriora totalmente. Vengono anche espulsi, ad esempio, otto funzionari russi dal quartier generale NATO per spionaggio”.

Goffredo Marcinelli

Cosa pensa del fatto che Putin, nella sua visione, abbia fatto un attacco in Ucraina per prevenire l’installazione di ipotetici missili NATO, che un domani sarebbero stati a soli quattro minuti di volo da Mosca?
La Russia nelle due estensioni della NATO verso est non aveva mai protestato; nessuna rappresaglia. Però recentemente ha invitato a non andar oltre con l’Ucraina, perché ci sarebbero state conseguenze. Le relazioni Russia – NATO ormai si sono completamente interrotte”.
Di chi sono secondo lei le responsabilità del conflitto in atto?
“Va detto che anche l’Unione Europea ha le sue colpe: in particolare non possiamo fare un’Unione Europea senza un esercito. Noi poi siamo l’anello debole di tutta l’organizzazione della NATO. L’Italia ogni anno riduce le spese militari. La vicina Svizzera ad esempio è attrezzata con una miriade di rifugi sotterranei e i cittadini, periodicamente, vengono richiamati e si addestrano. L’America da trent’anni chiede all’Europa di armarsi. Fino a che ci sono stati in Europa i due blocchi contrapposti NATO e Patto di Varsavia non ci sono state guerre”.

Lei rimpiange il cosiddetto equilibrio del terrore?
“Innegabile che non ci siano stati conflitti in Europa con i blocchi contrapposti. Del resto la situazione attaule, in cui nessuno di fatto si è opposto a Putin, porta la Cina a pensare di poter approfittare della debolezza americana, in primis, ed europea poi.
Quanto può aver inciso sulla decisone di dare il via alle operazioni di Putin quello che si è recentemente visto in Afghanistan?
“Neanche la Russia ha fatto granché in Afghanistan, dove ha schierato peraltro tutto il suo esercito. Chi dice che in Ucraina sia in atto un’invasione improvvisata è uno sprovveduto e mi costringe spesso a cambiare canale! Non si possono muovere e coordinare migliaia di mezzi aerei e terrestri senza una lunga preparazione. Una semplice esercitazione del nostro Esercito, con un numero di mezzi nettamente inferiore da raccordare, richiedeva mesi di approntamento. Putin ha studiato nei minimi particolari l’operazione, con anni di progettazione, ed ha studiato come noi nelle scuole di guerra. Se infatti esaminiamo la missione e la situazione, da un lato si determinano le LAP (linee di azione propria), dall’altro le PAN (possibile azione del nemico), poi si comparano tra loro e si predilige la LAP che sembra ottemperare meglio alla missione. Putin sa che le norme NATO impediscono alla medesima di intervenire se l’aggredito non è un paese dell’alleanza.”

Putin
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Cosa ne pensa dell’effetto che potranno avere le sanzioni?
Le sanzioni possono fare un po’ di male alla Russia, ma non la metteranno in ginocchio. La Russia non è stata mai messa a tappeto, né dai tedeschi, né da tutti quelli che hanno cercato di invaderla. Inoltre ha un arsenale atomico di valore assoluto.
Colonnello, pur considerando che nell’azione preventiva Putin si sia avvalso di contromisure elettroniche e di ogni altra capacità offensiva, atta a distruggere al suolo l’aviazione ucraina e le principali basi, come mai non si vedono immagini sul terreno dell’esercito ucraino, che pure è un dispositivo militare di tutto rispetto?
“A mio avviso, e questo sarà probabilmente uno scoop, il popolo ucraino non voleva entrare nella NATO. Adesso la popolazione si esprime in maniera favorevole perché la situazione è molto diversa. Preciso che se fossi ucraino o mi venisse chiesto, essendo un militare, non avrei alcuna esitazione ad imbracciare le armi. Conosco bene la guerra, sia da soldato, sia per averla vissuta da bambino. Dove vivo infatti passava il fronte, la linea Gustav. Ho perso un parente obbligato a scavarsi la fossa e poi fucilato dai tedeschi”.
Come evolverà la situazione?
“Putin andrà avanti, in base alla decisione presa. Non si spendono ogni giorno ingenti risorse economiche in un attacco per poi fermarsi. È molto probabile uno smembramento dell’Ucraina in una zona russa e una ucraina, che faccia da ‘cuscinetto’. Un’altra possibilità potrebbe essere quella di fomentare il popolo russo e spingerlo alla rivolta contro Putin”.

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Colonnello, le faccio un paragone con Trump. Negli Stati Uniti si vedevano proteste verso di lui nelle città, come New York, Washington ecc. ma l’America “profonda”, come hanno dimostrato i numeri, era con lui. Analogamente, non pensa che manifestazioni a Mosca o a San Pietroburgo possano non essere rappresentative della reale situazione del consenso di Putin in Russia?
“Questo non posso dirlo. Putin però deve sapere che ad ogni azione corrisponderà una reazione uguale e contraria. Chi ne andrà di mezzo sarà il popolo russo, perché in caso di attacco noi risponderemo. Se ci attacca con ordigni nucleari, noi risponderemo alla stessa maniera.”
Speriamo, per il genere umano, che un impegno su larga scala del nucleare sia davvero l’ultima ratio.
Viene invece ventilato l’impiego di armi nucleari “tattiche”, che ne pensa?
Le armi nucleari tattiche hanno il medesimo potere distruttivo di quelle strategiche, ma lo esercitano su superfici molto meno estese. Sono per questo adatte ad un impiego sul campo di battaglia, su obiettivi circoscritti, ed hanno il vantaggio di una ricaduta radioattiva (fallout) limitata.”
Quanto gioca a favore dell’Ucraina un prolungamento degli scontri e quanto a favore della Russia?
“Entrambi i contendenti hanno truppe molto abituate al sacrificio e possono prolungare lo scontro in attesa di cogliere un momento favorevole. Va detto che della possibilità che scoppiasse questa guerra c’erano evidenze da mesi. Le armi andavano date prima per aiutare l’Ucraina. È vero che ci sono da anni consiglieri miliari occidentali in loco. Oggi un ruolo di supporto importante lo stiamo svolgendo con le informazioni. Con la rilevazione aerea possiamo vedere la situazione militare sul terreno in modo accuratissimo e informare gli ucraini di movimenti di truppe avversarie. A parte i droni, i satelliti danno delle risultanze fenomenali. Sono stato per diversi anni nel settore informativo e su questo ho una certa esperienza.”

Quale è per lei il ruolo della Cina?
“La Cina e la Russia sono legate in maniera molto stretta. Va detto che lungo il confine russo-cinese ancora oggi si spara, quindi è una amicizia ‘particolare’. Alla Cina questa situazione offre la legittimazione per un intervento su Taiwan. Mi ha lasciato molto perplesso invece la presenza di Erdoğan in Russia. I turchi da sempre, la storia lo insegna, sono stati nemici dell’Occidente.”
Oggi tra l’altro, pur essendo nella NATO, i turchi non hanno ratificato le sanzioni alla Russia.
“Secondo me è stato Putin a chiamare Erdoğan, non il premier turco ad andare da Putin. Alla Turchia è stato chiesto di non ostacolare le operazioni russe e collaborare, di fatto.”
Dopo la Seconda guerra mondiale molti ebrei russi fuggirono in Israele, dove sono adesso oltre un milione. Sono un movimento di opinione forte anche in Russia, dove vivono in 400.000 e non dimentichiamo che lo stesso presidente ucraino è ebreo. Israele oggi vede in quella zona “grigia” di “alleati – non alleati” la Russia come una pedina miliare nello scacchiere siriano, per il ruolo svolto contro l’Isis e per tenere a freno gli Iraniani. Cosa ne pensa?
“Dalla mia esperienza in Libano, ricordo i Siriani come combattenti di una violenza incredibile, che si abbandonavano anche a stragi e spoliazioni di beni archeologici. Nel contesto mediorientale chi fa testo è Israele, che ancora oggi, ogni notte, manda ricognitori su Beirut per vedere se ci sono movimenti.”
I negoziati possono portare a qualcosa?
“Per me assolutamente no. Servono a prendere tempo per rafforzarsi sul terreno. Dopo che Putin si sarà assicurato i territori che ritiene strategici si dovrà trattare per una suddivisone del territorio, come ho già detto. Le spese di venti giorni, un mese di guerra potranno rientrare, nella visione russa, con lo sfruttamento delle risorse ucraine. Putin è uno stratega del male che neanche Hitler.”

Per verità storica, va detto che Hitler voleva sfruttare l’Ucraina e i terrori dell’Est, con il suo Generalplan Ost, in modo da assicurarsi le risorse per la Wehrmacht e per i coloni tedeschi, il tutto affamando la popolazione autoctona e “riducendola” ad un terzo. I Russi dal canto loro buttarono sulla bilancia oltre 20 milioni di morti per la sconfitta dei nazisti”.
“Comunque anche oggi i tedeschi sono l’unica nazione europea che si sta riarmando in modo notevole.”
Per concludere, secondo lei c’è un livello di scontro ancora ammissibile, prima di quello nucleare globale?
“Secondo me bisogna schierare ai confini con la Russia aerei, carri, missili: un vero e proprio ‘muro d’acciaio’, che faccia da deterrenza e porti ad un accordo. Questo perché, purtroppo, il vecchio adagio ‘le guerre si sa come iniziano ma non come finiscono’ resta ancora drammaticamente attuale.”

 

PROFILI:

Francesco Fagnani è giornalista e scrittore storico. Laureato in Storia, è attivo su riviste a tema militare, esperto su temi bellici ed armamenti. Cura il canale YouTube DeHistoria e dirige una collana monografica su reduci di guerra.

Goffredo Mancinelli è stato Colonnello dell’Esercito Italiano ed ha ricoperto vari incarichi. Capo sezione standardizzazione militare presso il Quartier Generale della NATO a Bruxelles e Ufficiale della Delegazione Italiana Esperti in Tirana. È inoltre giudice militare e Ufficiale Addetto alla difesa nucleare, biologica e chimica. Mancinelli è stato insignito dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e della medaglia Mauriziana. Importanti riconoscimenti anche per l’intervento nel sisma del Friuli e per il coordinamento di missioni all’estero per NATO e UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon). Ha frequentato l’Accademia militare di Modena ed è laureato in Scienze strategiche e Scienze internazionali e diplomatiche.

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