Ucraina, un mese sotto le bombe: diario di una guerra

Era il 24 febbraio 2022, data destinata a finire sui libri di storia, quando la Russia ha sferrato il primo attacco all’Ucraina. Un mese di guerra, violenze, bombe, attacchi e immagini che nessuno avrebbe voluto vedere
“È iniziata la guerra”. Un titolo quasi unanime, quello dei giornali andati in stampa il24 febbraio 2022, data destinata a finire sui libri di storia, purtroppo. Oggi è passato esattamente un mese. Un mese dal primo vero attacco russo all’Ucraina: un’invasione partita alle 4 del mattino, definita dal suo artefice, Putin, “operazione militare speciale”.

Di speciale non ha proprio nulla e, probabilmente, anche i russi – ormai isolati dal resto del mondo – avranno avuto modo di rendersene conto.
Dopo una pandemia che ha messo il mondo intero in ginocchio, ecco la guerra in Ucraina… neanche così lontana dalla porta di casa nostra.
Le notizie, fin dal 24 febbraio scorso, si rincorrono e raccontano di una situazione in continua evoluzione.
La minaccia nucleare, fin dal principio, tiene l’Europa e il mondo col fiato sospeso, mentre dall’Ucraina arrivano immagini che nessuno avrebbe mai voluto né immaginato di vedere.
Gli ultimi aggiornamenti, datati mercoledì 23 marzo, parlano delle dimissioni dell’inviato russo alle Nazioni Unite per le questioni diplomatiche, Anatolj Chubais. Dimessosi poiché in dissenso con Mosca per la guerra. Intanto la Polonia ha espulso 45 diplomatici russi ePutin ribalta le sanzioni economiche imponendo il pagamento del gas in rubli. Il portavoce del Cremlino Peskov: “Useremo le armi nucleari solo se sarà minacciata la nostra esistenza”. Da Mariupol il grido d’aiuto: “100mila persone sono in trappola”.
I primi giorni di guerra
Le truppe russe avanzano, l’Ucraina resiste. L’attacco procede sui fronti sud, est e nord; sirene antimissile risuonano anche nelle città occidentali. Il sindaco di Mariupol denuncia pesanti scontri nella città portuale. Più volte arriva notizia della presunta fuga dall’Ucraina del suo presidente, Volodomyr Zelensky. Notizie puntualmente smentite dallo stesso, attraverso video in cui si mostra per le strade ucraine.
Intanto a Kiev scatta il coprifuoco fino alle 8 del mattino:«Se siete in un rifugio non andate via. Se siete a casa non avvicinatevi alle finestre e non uscite sui balconi. Nascondetevi».
L’Unione Europea reagisce e minaccia pesanti sanzioni contro la Russia.
Il 28 febbraio ai bombardamenti sugli obiettivi militari si aggiungono quelli sulle città: a Kharkiv si registra un bombardamento su un quartiere residenziale. Quello stesso giorno c’è un primo incontro tra le delegazioni dei due Paesi per il primo tentativo di negoziati.
Un nulla di fatto che si conclude, comunque, con la possibilità di un secondo confronto.
Il Capoluogoha raccolto alcune testimonianze di paure, angosce e racconti, arrivati in alcuni casi direttamente dal confine.
1/10 MARZO
La guerra entra nel vivo. Raid russi su varie città. A Kharkiv viene distrutto il palazzo del governo locale, intanto arrivano le immagini dell’attacco russo alla torre della tv di Kiev, unitamente a quello sul memoriale della Shoah.
Alcune foto satellitari registrano un convoglio di camion militari e carri armati in fila per 65 km, in direzione della capitale.
Attacchi anche a sud, ma Mariupol resiste. Il 4 marzo la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, viene bombardata nella notte. Due persone restano ferite dopo l’attacco all’impianto e l’incendio che ne è derivato.

Mentre la minaccia russa alle centrali nucleari si fa sempre più pressante, i cittadini ucraini fuggono dalle bombe. Sono già oltre 1 milione e 300mila i profughi in soli 10 giorni dallo scoppio del conflitto, tra i quali 400mila minori. I Paesi di prima destinazione sono: Moldavia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria.
Il 7 marzo le truppe russe circondano i territori limitrofi a Kiev, mentre a Brest va in scena il terzo tentativo di negoziati.
È ormai chiaro che l’attacco russo procede lungo tre direzioni precise: con l’assedio di Kiev a Nord, gli attacchi su Kharkiv a est e di Mariupol a sud dell’Ucraina. L’occupazione, tuttavia, procede lentamente, anche per la resistenza dimostrata dall’Ucraina, nonostante i bombardamenti sulle città. Il 10 marzo arriva la notizia (e arrivano le immagini) dell’attacco russo sull’ospedale pediatrico di Mariupol.
Il 12 marzo l’apertura di nuovi corridoi umanitari, in Ucraina, per permettere ai civili di evacuare e sfuggire ai pericoli creati dall’esercito russo: le evacuazioni riguardano, in particolare, diversi villaggi nelle regioni di Kiev.
Il 15 marzo viene attaccato un palazzo residenziale di 15 piani: l’esercito ucraino dichiara che l’edificio è stato raggiunto da proiettili di artiglieria. Il 19 marzo la minaccia arriva diretta ai confini europei. Sei missili colpiscono la zona dell’aeroporto civile di Leopoli, a sud-est della città, vicina al confine con la Polonia. Ad essere colpita è una fabbrica di riparazione dei velivoli, a meno di un chilometro dalla zona residenziale della città.
La Guerra non si ferma, ma neanche la solidarietà
L’Occidente risponde con l’accoglienza. Mentre a livello istituzionale i Paesi, attraverso un confronto continuo con il Presidente ucraino, inviano aiuti militari al Paese in guerra, la grande rete delle realtà regionali e comunali si fa trovare pronta ad accogliere i profughi che, a migliaia, stanno ogni giorno abbandonando le loro case.Tra di loro tante donne e tantissimi bambini, alcuni senza nessuno. Vi abbiamo raccontato l’aiuto offerto ai cittadini ucraini, attraverso raccolte di beni di prima necessità e aprendo le porte delle comunità e delle scuole alle famiglie arrivate in Abruzzo, molte ricongiunte con familiari che da tempo si trovavano in Italia.
E, ancora, vi abbiamo raccontato la storia di chi, armato di coraggio, si è messo in viaggio per sfuggire alla guerra. Per trovare un posto sicuro ma anche per ripartire in nome dello sport, come i ciclisti delle nazionali maschili e femminili di ciclismo ospitati nel progetto case di Roio

E purtroppo ci siamo ritrovati ancora a raccontarvi il dramma di una guerra che sembra ancora ben lontana dal concludersi.
Secondo le stime dell’Intelligence americana i russi avrebbero perso, dall’inizio del conflitto, oltre 7.000 soldati e attraverso un censimento neutrale sarebbero invece 244 i carri armati distrutti e 470 i veicoli blindati.
Il resto è storia recentissima, come l’attacco, avvenuto lo scorso 21 marzo, al centro commerciale Retroville di Kiev, con una potentissima esplosione innescata da una granata. 63 Vigili del Fuoco e 11 Unità al lavoro per spegnere le fiamme.
Difficile prevedere come e quando finirà il conflitto che sta tenendo il mondo intero col fiato sospeso.
Il popolo italiano sta facendo la sua parte, è sceso in campo per la pace, con la speranza che le sirene smettano di suonare al più presto possibile in terra d’Ucraina.