L’Orologio dei Quattro Cantoni, nel libro di Bruno Marconi la testimonianza di oltre un secolo di vita cittadina. Il contributo di Fulgo Graziosi.
Non può e non deve passare inosservato il libro recentemente pubblicato da Bruno Marconi, con cui ripercorre la storia del famoso orologio collocato sotto i portici. Storia che, come in una trama della tessitura, ha collegato la realizzazione del misuratore del tempo con la Scuola di Arti e Mestieri del Patini, da cui ebbe origine l’istituzione della Regia Scuola Industriale dell’Aquila.
La sala convegni della Fondazione Carispaq era occupata da personaggi dell’intellettualità locale, anche perché il lancio di una pubblicazione del genere ha rappresentato un lavoro abbastanza complesso, raccolto in una bella configurazione ad opera della “Ricerche&Redazioni” dell’Editore Damiani di Teramo. Tutto ciò che ha caratterizzato e accompagnato il giorno della presentazione ed ha rappresentato soltanto la punta dell’iceberg, il momento centrale di azioni e di mesi, per non dire anni, di lavoro.
Walter Capezzali, chiamato a presiedere la manifestazione di lancio del libro, ha voluto dare con piacere un segno di riconoscimento all’impegnativo lavoro di Bruno Marconi.
A mio avviso, il lavoro dell’autore non rappresenta la storia di un semplice orologio, ma contiene un preciso messaggio rivolto alle Istituzioni locali, affinché provvedano al restauro dell’opera per restituirla alla fruibilità cittadina e alla conoscenza di quanti vorranno avere cognizione della storia di questo attrezzo del tempo. Credo che proprio Pierluigi Biondi, Sindaco dell’Aquila, abbia raccolto il messaggio per la riconfigurazione del misuratore del tempo, affermando che Bruno Marconi ha saputo indicare una sapiente guida per “la scoperta di storie e vicende, nascoste e curiose, consegnando alla collettività un contributo stimolante e di riflessione”. Non a caso ho fatto riferimento alla trama della tessitura, perché Marconi ha saputo tessere rapporti con diversi studiosi locali, ottenendo dei preziosi contributi da esperti della storia dell’arte, come Mons. Orlando Antonini e l’Arch. Giuseppe D’Annunzio. Quest’ultimo, oltre a tracciare un ampio spaccato dell’attività svolta dal Patini, ha riportato con oculatezza una notizia che non tutti conoscono. Appare quanto mai opportuno trascriverla per intero, affinché tutti possano apprendere che: “Nel 1985, l’improvvisa e inattesa visita della Regina Margherita nello studio di Teofilo Patini ricordò a tutti, e agli aquilani in particolare – se mai ce ne fosse stato bisogno – la rilevanza nazionale del pittore. Aveva da diversi mesi ultimato Ventre e Cuore, ma pare che la sovrana si sia soffermata su Pulsazioni e Palpiti”. Si potrebbe ancora continuare nell’esame critico della pubblicazione, ma si correrebbe il rischio di togliere alle persone interessate il gusto e la soddisfazione di una attenta e interessante lettura, ricca di citazioni, riferimenti, documenti, argomentazioni e ricostruzione di eventi con precisi riferimenti ai fatti dell’epoca. Credo che sia opportuno e necessario rivolgere un particolare ringraziamento a Bruno Marconi, anche a nome della cittadinanza aquilana, per aver riportato al centro dell’attenzione della pubblica opinione la necessità della riparazione e ricollocazione dell’Orologio dei Quattro Cantoni, quale testimonianza di oltre un secolo di vita cittadina.
