Camere con vista

Ucraina, tra Draghi e Conte è guerra sull’invio delle armi

Guerra in Ucraina, lo scontro si fa politico tra il Governo e il M5S. Draghi prosegue per la sua strada ma è infastidito dai distinguo dei 5Stelle. La maggioranza accoglie una mozione di Fratelli D’Italia per un aumento delle spese militari.

Guerra in Ucraina, lo scontro si fa politico tra il Governo e il M5S. Draghi prosegue per la sua strada ma è infastidito dai distinguo dei 5Stelle. La maggioranza accoglie una mozione di Fratelli D’Italia per un aumento delle spese militari.

Minacciato la crisi? No assicura Conte che, dopo l’incontro con Draghi, ammette che l’aumento delle spese militari era un impegno assunto dai governi precedenti (anche da quelli guidati da lui) ma che bisogna procedere con gradualità. Comunque conferma le divergenze con il presidente del Consiglio. Non farà cadere l’esecutivo, forse non ne avrebbe nemmeno la forza, ma questo suo attivismo non piace a nessuno della maggioranza, e nemmeno dell’opposizione di Destra che, sulle spese militari, è con Draghi. Ma soprattutto non piace e infastidisce soprattutto Draghi. Da Palazzo Chigi si fa sapere che mettere in discussione un accordo internazionale assunto dall’Italia nel 2014, in una situazione di guerra alle porte dell’Europa è un fatto grave che mette a rischio il Paese. E per dare il senso della gravità della situazione Draghi è salito al Quirinale per incontrare Mattarella. Il segnale che la situazione è grave. Giochetti politici in questa fase non sono accettabili.

Ma un Conte così non si era mai visto. Gli italiani l’hanno conosciuto prima come il signor nessuno messo a Palazzo Chigi da Salvini e Di Maio. Poi però “l’avvocato del popolo” il suo spazio ha saputo trovarlo. Nell’agosto del 2019 sfidando in Parlamento Salvini, poi, nella pandemia, presentandosi agli italiani come un comandante rassicurante che, pur nella bufera, rassicurava dando l’impressione di sapere bene come agire. Una figura rassicurante che, stando ai sondaggi, piaceva sempre più agli italiani. Tanto che il segretario del Pd, Zingaretti, pensò a lui come al leader di un nuovo centrosinistra. Così, quando fu sostituito da Draghi, i 5Stelle pensarono di aver trovato il capo giusto, capace di frenare l’emorragia continua di consensi. Anche Grillo lo ha dovuto accettare dopo una lite furiosa. La caduta dei 5Stelle è continuata poi ci si è messo il tribunale di Napoli che accogliendo il ricorso di alcuni ex iscritti ha annullato la sua elezione. Così adesso dopo mesi senza guida gli iscritti ai 5Stelle, circa 130 mila, hanno votato per il nuovo capo. Al voto è andata meno della metà degli aventi diritti e tra questi il 94 per cento ha scelto lui. Anche perché non c’erano avversari. Così i dissidenti di prima si preparano a far ricorso. Ci voleva almeno un rivale. Sarà altro lavoro per gli avvocati.

Conte temeva  questo voto. Sa bene che quel consenso tra i cittadini è andato scemando, ora guardano a Draghi. Così ha pensato bene di recitare proprio il ruolo dell’antagonista al presidente del Consiglio. Domenica è apparso in televisione con una grinta inconsueta, con un tono di voce più alto del solito. Soprattutto con parole destinate a fare breccia sui grillini della prima ora: pacifismo, niente armi, pensiamo alle bollette e ai problemi delle persone non a riarmarci. La linea del Piave per Conte è apparso il no all’aumento delle spese militari. Aria di crisi? Sicuramente un fastidio per il governo, per Di Maio ormai schierato apertamente con Draghi. Ha fatto aumentare i sospetti nel Pd su un alleato così instabile e ha costretto lo stesso Draghi all’ennesima mediazione con l’invito al neo eletto capo grillino a salire a Palazzo Chigi.  Non c’è bisogno della fiducia, ha fatto sapere, sul decreto per l’Ucraina. Lo voteremo. Ma ormai ci sono tanti dubbi sulle intenzioni dell’ex premier. Dalla Lega arrivano commenti sferzanti: la maggioranza c’è anche senza i 5Stelle.  A Conte resta la battaglia sulle spese militari e la vuole fare.. Draghi ha detto chiaramente che a questo capitolo di spesa bisogna dedicare il 2 per cento del Pil. Un impegno assunto dal governo italiano già nel 2014 e confermato più volte negli anni da maggioranze diverse. Ora si tratta di agire, la guerra in Ucraina e la volontà di arrivare a un esercito europeo spingono per fare presto. E questa è l’ultima trincea per Conte, ma fino a che punto si spingerà. Comunque parla una lingua tanto diversa da quella di della maggioranza. Così nell’incontro con Draghi l’ex premier rivendica la posizione, ma è costretto ad ammettere che quell’aumento delle spese militari era un impegno preso in precedenza anche dallo stesso governo guidato da lui. Parla di opportunità, di tempi. Tergiversa, si è tanto esposto. Intanto il governo in commissione accetta la mozione presentata da Fratelli d’Italia che sollecita un aumento della spesa per la difesa. Una maggioranza allargata e 5Stelle isolati. Draghi però è infastidito da questo stillicidio di prese di posizione dei 5Stelle in una fase così delicata. Preoccupato il segretario del Pd Letta per le bizze del potenziale alleato. Così arriva il comunicato del Quirinale che conferma l’incontro tra il Capo dello Stato e Draghi. Un modo per segnalare la gravità della situazione.

(Foto Ansa)

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