Cronaca

Masso su A24, Abruzzo isolato da Roma

Masso piomba sull'A24, nelle vicinanze dell'area sosta di Roviano. Urtato mezzo Gdf, fortunatamente senza conseguenze. Molti disagi per gli automobilisti. Marsilio: "Non possiamo aspettare sopralluoghi burocratici, l'Abruzzo resterebbe isolato"

Un grande masso piomba sulla A24, nelle vicinanze dell’area sosta di Roviano, tra Carsoli e Vicovaro. Urtato un veicolo della Guardia di Finanza, fortunatamente senza conseguenze. Molti disagi per gli automobilisti, Marsilio: “Non possiamo attendere la burocrazia relativa a sopralluoghi e interventi successivi, l’Abruzzo non può restare isolato da Roma”.

Paura sulla A24, per la caduta improvvisa di un grande masso a causa di una frana scatenata dalle avverse condizioni meteo.
Il personale di Strada dei Parchi – intervenuto sul posto con l’ausilio della Polizia autostradale – ha proceduto a chiudere il tratto autostradale in entrambe le direzioni: poiché il materiale franoso ha invaso anche la carreggiata opposta, in direzione L’Aquila/Teramo.
Uscite obbligatorie a Carsoli e Vicovaro Mandela. Poco dopo le 11, è stata riaperta la carreggiata est in direzione L’Aquila/Teramo/A25, con piccola deviazione nell’area sosta Roviano; permane l’uscita obbligatoria allo svincolo di Carsoli, con rientro a Vicovaro, per i mezzi diretti a Roma.

Masso sull’A24, chiuso tratto tra Carsoli e Vicovaro

Una situazione che sta, inevitabilmente, creando numerosi disagi al traffico, con automobilisti diretti verso la capitale bloccati sulla strada secondaria – obbligatoria in virtù dell’uscita a Carsoli – e costretti a pesanti ritardi.
Non si è fatta attendere la reazione del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio: La frana che ha colpito questa mattina l’autostrada A24, nel territorio di Roviano, sta isolando l’Abruzzo da Roma. Ho parlato con il Capo di gabinetto del ministro delle Infrastrutture Giovannini per sollecitare un intervento tempestivo. Non possiamo attendere i tempi burocratici dei sopralluoghi e dei successivi interventi, perché l’Abruzzo rimarrebbe senza il collegamento con Roma per un periodo troppo lungo. Con l’occasione ho sollecitato il Capo di gabinetto Stancanelli di dare una soluzione definitiva al tema delle autostrade A24 e A25, perché questa frana dimostra, ancora una volta, la situazione di pericolosità già da anni messa in evidenza. Tardano a partire gli interventi sia per la messa in sicurezza, dove ci sono da spendere i miliardi già stanziati dal Governo, sia per la definizione complessiva del nuovo Pef e dei pedaggi, per i quali è prossima l’ennesima scadenza con relativo allarme da parte di tutta la popolazione che quotidianamente utilizza questa autostrada”. 

Sul fenomeno franoso è intervenuta anche Strada dei Parchi, che ha spiegato in una nota indirizzata alla stampa:
La zona interessata dall’evento franoso è quella tra Vicovaro e Carsoli, già segnalata da SdP al MIMS e identificata dall’ex Commissario per la Messa in Sicurezza, Maurizio Gentile, come quella su cui si dovrebbe intervenire prioritariamente con una ricostruzione in variante del tracciato autostradale. In quella tratta, infatti, l’autostrada attraversa un’area caratterizzata da un fronte geologico particolarmente instabile, che fu sottostimato da progettisti e costruttori oltre 50 anni fa. Per lo stesso motivo, la vicina Galleria Roviano è stata recentemente sottoposta da SdP ad imponenti lavori di rinforzo e di parziale ricostruzione e messa definitivamente in sicurezza. Restano invece le incognite sui terreni fuori dalla competenza autostradale, come quello da cui questa mattina si è staccato il masso, ad oltre 200 metri di distanza dalla massicciata. Eventi come questo – che si aggiungono ai viadotti da adeguare alle nuove norme antisismiche, pendenze e raggi di curvatura da adeguare alle nuove norme costruttive, reti per la fauna a norma ma inadatte a contenere la fauna dei locali parchi nazionali e regionali – ricordano la necessità e l’urgenza di approvare un PEF (Piano Economico Finanziario) per dare risposte anche a tutti i temi della sicurezza, dopo 10 anni di continui rinvii e silenzi“.

A24, sull’episodio si è espresso anche Carlo Frutti, presidente dell’Associazione nazionale Difesa del suolo

“Dopo la tragedia sfiorata stamane sulla A24, tornano di attualità il dissesto idrogeologico e la sicurezza, come spesso accade, la causa è attribuita alle piogge intense, al maltempo, scomodando magari gli assetti climatici mondiali e l’effetto serra. Purtroppo non è così.
Le cause vanno individuate in un uso del territorio dissennato e soprattutto nella sottovalutazione della stabilità dei suoli e dei versanti.
Dalle prime immagini è evidente come le opere di difesa sono risultate evidentemente inadeguate, realizzate con tecnologie e materiali ormai desueti ed a forte impatto ambientale. I tradizionali muri di sostegno in cemento armato, le funi e le reti passive, le barriere paramassi rigide oggi possono essere sostituite, grazie all’innovazione tecnologica, con sistemi attivi e reti paramassi elastiche, debris flow (barriere per colate di detriti e fango), drenaggi profondi, microdrenaggi e la regimentazione superficiale delle acque. Il tutto abbinato a sistemi di monitoraggio elettronico automatico h.24, controllati da remoto, che consentono di bloccare le strade nell’approssimarsi di eventi di dissesto. […] Sono migliaia le ‘vecchie’ barriere ancora sul territorio che nessuno si preoccupa di censire e di monitorare. Basterebbe un censimento per datare l’anno di posa, la tecnologia, la posizione, lo stato di degrado e, dopo l’installazione di un sistema di monitoraggio automatico che controlli anche la stabilità dei versanti.
Chiedo che agli Ordini Professionali, alle Associazioni delle Imprese specializzate e delle Associazioni che si occupano di territorio di attivare un’azione di informazione e stimolo nei confronti di amministratori pubblici territoriali e del Governo, per un consistente investimento sulla riqualificazione e sostituzione delle opere ormai inutili e, anzi, pericolose, promuovendo uno sviluppo di tecnologie ed applicazioni di sistemi di monitoraggio, anche coinvolgendo strutture di ricerca universitarie e private”, riporta una nota a firma Carlo Frutti.

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