Autismo, la Giornata della Consapevolezza: conoscerlo per scacciare la solitudine

2 aprile 2022 | 08:46
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Autismo, la Giornata della Consapevolezza: conoscerlo per scacciare la solitudine

2 aprile, Giornata mondiale della consapevolezza sull’Autismo. Conoscerlo per sconfiggere la solitudine, affinché le persone con autismo e le loro famiglie non si sentano più sole.

2 aprile, Giornata mondiale della consapevolezza sull’Autismo. Conoscerlo per sconfiggere la solitudine, affinché le persone con autismo e le loro famiglie non si sentano più sole.

Nel 2022, quando l’informazione corre sui social e Google ci permette di essere informati, a qualsiasi ora del giorno o della notte, su qualunque tema o notizia, conosciamo ancora poco l’autismo e tutte le sue sfaccettature. Soprattutto, siamo poco consapevoli di cosa sia importante per far sentire una persona con autismo ben integrata nella nostra società.
Il 2 aprile, Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, serve proprio a questo: a far conoscere l’autismo. Solo in questo modo, si può scacciare la solitudine.

“Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”.

Una citazione che, spesso, viene associata ad Albert Einstein, anche se non ci sono fonti ufficiali che ne attestino l’attribuzione. Si tratta di un concetto che, tuttavia, viene usato frequentemente per fare riferimento all’approccio educativo, formativo e relazionale da cui un insegnante dovrebbe partire, per aiutare uno studente a capire le sue abilità. A scoprile, coltivarle e a sentirsi integrato nella società, senza sentirsi dei pesci fuor d’acqua. Soprattutto senza sentirsi soli. Parlando di autismo, poi, lo psicologo e psicoterapeuta Rosario Sabelli – del Centro riabilitativo della Asl1 L’Aquila “La Casa di Michele”, coordinato dal professor Marco Valenti – ci aiuta a capire l’importanza di riconoscere le caratteristiche e le singole specificità dei ragazzi, anzi “dei nostri ragazzi”, come sottolinea Sabelli.

autismo la casa di michele

L’attività svolta nel Centro di Riabilitazione aquilano “La Casa di Michele” – dal nome e dal ricordo di un educatore scomparso nel sisma del 2009, Michele Iavagnilio – è finalizzata proprio a “far sì che i nostri ragazzi vengano inseriti nel miglior modo possibile nella società di appartenenza”, ci spiega Sabelli, Responsabile dell’Équipe Adolescenti e Adulti del Centro, gestito dalla cooperativa “Lavoriamo Insieme”. Il Centro segue circa 50 utenti, dai bambini agli adulti, tutti con una diversa forma di autismo.
“Facciamo attività di tipo cognitivo-comportamentale che hanno come obiettivo, appunto, il raggiungimento della massima autonomia possibile per gli utenti. Il nostro lavoro vuole permettere alla persona con autismo di raggiungere il massimo potenziale rispetto alle sue autonomie, alle sue conoscenze e rispetto, ovviamente, all’integrazione nel tessuto sociale.
Per i bambini, in particolare
– continua – adottiamo interventi di tipo comportamentale intensivo o terapie mediate attraverso i genitori. Cerchiamo, cioè, di far entrare anche la famiglia del bambino all’interno del percorso di riabilitazione, poiché il nostro obiettivo è una presa in carico globale della persona con autismo: quindi non solo relativa all’utente, ma anche alla famiglia di appartenenza, con tutto ciò che c’è intorno, contesto scolastico compreso

Il Centro Riabilitativo La Casa di Michele organizza sia attività di tipo individuale e specifiche, sia attività di gruppo, poiché autismo significa anche e soprattutto avere difficoltà nelle relazioni sociali, “ed è importante che i nostri ragazzi riescano a gestire le proprie relazioni all’interno di contesti di gruppo”.
Autismo, del resto, significa tante cose: e di tantissime di queste non c’è ancora adeguata consapevolezza nella società di oggi. “Quando si parla di autismo e della giornata del 2 aprile si deve parlare anche di famiglie. E mi riferisco a tutte quelle famiglie che vivono a contatto con la ‘neurodiversità’. Una neurodiversità che può assumere varie forme e specificità. Esiste la sindrome di Asperger (autismo a livello 3) così come esiste un’invalidità che porta all’assenza di autosufficienza. Ecco perché si parla di spettro autistico, perché tante sono le forme esistenti e, logicamente, il supporto di cui i ragazzi hanno bisogno varia in base alla classificazione della specifica forma di autismo”.
Qualsiasi sia la forma, però, si tende troppo spesso a dimenticare che accanto alle persone con autismo, ci sono famiglie sole e in difficoltà.“Parlare di autismo, purtroppo, sottintende anche la realtà della solitudine: dal momento in cui a una persona viene diagnosticato l’autismo, per la famiglia di questa persona inizia un periodo delicato e complicato. Un periodo in cui trovare aiuto e sostegno assume, quasi, i contorni di un’impresa. Pochi hanno idea della solitudine in cui le famiglie si ritrovano quando si trovano a convivere con un caso di autismo.
Per questo deve essere obiettivo prioritario delle istituzioni supportare tutte queste famiglie. Noi ci proviamo, per quanto possibile, con il nostro lavoro e il nostro sostegno costante”. 

Bambini e …Adulti. L’importanza del lavoro

“Nel mio lavoro, mi occupo anche di adulti e, in questo contesto, uno dei problemi principali risulta essereil loro inserimento nel mondo del lavoro. Non va dimenticato – e non dovrebbero farlo le istituzioni, la politica e la società tutta – che il lavoro è un diritto di tutti. Siamo in un Paese civile che dovrebbe farsi carico di persone che sono state meno fortunate di noi. Invece, impossibile non constatare come manchi qualcosa e questo qualcosa manca perché c’è poca conoscenza. In primis da parte delle aziende stesse.
La giornata del 2 aprile vuole accendere una luce di consapevolezza sull’autismo, vuole fare cultura intorno a questa realtà.
C’è bisogno di far conoscere sempre più lo spettro autistico in tutte le sue specificità: nessuno deve essere lasciato solo”.