Terremotati e ucraini, la solidarietà abita sotto lo stesso tetto

Solidarietà: terremotati e ucraini vicini di map. La guerra, come il terremoto, ha sconvolto vite in pochi istanti.
La solidarietà abita sotto lo stesso tetto: dalla guerra alle zone terremotate.
SOLIDARIETÀ – Si accendono nuove luci negli alloggi del progetto case e nei map nella provincia aquilana, così come nelle sae dei comuni del centro Italia.
Sono tornati operativi tutti i poli logistici, sia maggiori che minori, di Croce Rossa e Protezione Civile per mettere in moto la grande macchina della solidarietà che non ha momenti di respiro.
Siamo al 41esimo giorno di guerra e la missione umanitaria non si può arrestare.
Le tute gialle e arancioni, le mimetiche dell’esercito, il via vai nei punti di raccolta di beni di prima necessità si guardano con occhi diversi in questa giornata, qui all’Aquila, ma anche in quei territori “amici” per la stessa sorte.
Sia gli uomini della protezione civile impegnati in missioni via terra, sia la consegna delle chiavi per l’ingresso nelle nuove case/vite riportano alla mente i giorni immediatamente successivi al terremoto del 6 aprile, quando si tentava di riprendersi la propria esistenza dopo il prepotente spartiacque con la vita precedente, ormai lontanissima. All’Aquila e nei comuni più piccoli le amministrazioni si sono attivate immediatamente per l’accoglienza dei cittadini ucraini negli alloggi del progetto case e map che ad oggi restano inutilizzati. Si tratta al novanta per cento di donne e bambini che hanno ritrovato una piccola parte di serenità all’interno degli alloggi temporanei un tempo unico punto di riferimento per i terremotati tra montagne di macerie.
La guerra, come il terremoto, ha sconvolto e distrutto vite in pochi istanti. Vite che riprendono il loro corso a chilometri e chilometri da casa dove si lascia un pezzo di cuore, anzi un’esistenza intera.
In questi giorni sono tante le storie degli ucraini arrivati fin qui che vi abbiamo raccontato, a più di un mese di distanza molte cose sono cambiate, altre stanno cambiando.
Alcuni bambini e ragazzi sono tornati a scuolacon nuovi vicini di banco e nuovi insegnanti impegnanti in un percorso di integrazione non scontato, altri, quelli più grandi sono collegati in dad con gli istituti del loro paese, una sorta di “didattica di vicinanza” che permette di mantenere un filo diretto con la propria terra.
Per le donne, mamme-nonne-sorelle-mogli-fidanzate, oggi nostre vicine di casa, fianco a fianco soprattutto nei villaggi map la vita è più dura: “L’Ucraina non è più un posto sicuro, ma almeno è casa nostra” – ci racconta una di loro. “Sono passate settimane e non so come passare il tempo. Non parlo italiano, non capisco e soprattutto non ho la possibilità di trovare un lavoro. Mi manca la vita che avevo”.
