Ucraina, negli occhi dei profughi lo stesso smarrimento dei terremotati

7 aprile 2022 | 11:54
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Ucraina, negli occhi dei profughi lo stesso smarrimento dei terremotati

Ucraina, lo smarrimento letto negli occhi dei profughi fuggiti dalla guerra “analogo all’angoscia dei terremotati dell’Aquila”. 

Ucraina, lo smarrimento letto negli occhi dei profughi fuggiti dalla guerra “analogo all’angoscia dei terremotati dell’Aquila”.

“Negli occhi delle persone in fuga dall’Ucraina rivedo lo stesso smarrimento che abbiamo provato noi 13 anni fa, dopo la scossa di terremoto, breve quanto distruttiva”. A parlare è Massimo Casacchia, professore emerito di Psichiatria all’Università dell’Aquila e componente del Rotary Club.
“Uno degli spettacoli più evocatori del terremoto che abbiamovisto in questi giorni di lutto cittadino, in cui abbiamoritrovato la fiaccolata – spiega – è rappresentato dalle immagini in Ucraina delle macerie delle case da cui scappano civili inermi“.
La condizione di ricordi ha favorito un atteggiamento solidale “che si è materializzato in aiuti concreti nei riguardi delle popolazioni che hanno trovato ospitalità in Italia e nellanostra città – rimarca Casacchia – e nell’invio di alimenti e strumenti sanitari richiesti con urgenza da ospedali ucraini“.

Terremotati e ucraini, la solidarietà abita sotto lo stesso tetto

“A questo proposito – sottolinea – voglio ricordare la recente lettera dell’anestesista ucraino che ci comunicava la sua gratitudine per aver ricevuto apparecchi sanitari urgenti richiesti inviati grazie alla collaborazione del Rotary Club L’Aquila, dell’Ordine dei Medici della nostra Provincia edell’Associazione medici di famiglia per l’emergenza – vicenda che mi ha visto direttamente coinvolto”.
“Un altro esempio concreto di vicinanza – ha aggiunto – è stato quello offerto dal servizio di ascolto e consultazione dell’Università dell’Aquila, nei riguardi degli studenti ucraini che portano con sé dolori, nostalgie, preoccupazioni a volte insostenibili, che hanno trovato un approdo nell’accoglienza nel servizio coordinato dalla professoressa Rita Roncone“.
“Nelle comunità colpite da disastri naturali o causati dall’uomo, fatte da persone con le loro storie, con i loro dolori e speranze – conclude Casacchia – si è dimostrata una presenza nella popolazione non solo di sentimenti dolorosi, noti e palpabili, quanto anche di un diffuso senso di incertezza. Pertanto, ritrovare il significato della vita è il nostro difficile compito per continuare il percorso di resilienza, che potrà aiutare le persone a difendere il proprio benessere nelle situazioni di difficoltà in cui il senso di esistere e di combattere si può affievolire”.

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