J. A. Frasca, il giornalista d’inchiesta americano figlio di emigranti di Capistrello

10 aprile 2022 | 20:23
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J. A. Frasca, il giornalista d’inchiesta americano figlio di emigranti di Capistrello

La storia di J. A. Frasca, giornalista d’inchiesta a stelle e strisce, figlio d’emigranti di Capistrello.

La storia di J. A. Frasca, giornalista d’inchiesta a stelle e strisce, figlio d’emigranti di Capistrello.

J. A. Frasca, grande giornalista, a stelle e strisce, nasce nel Massachusetts, nella città di Lynn il 25 maggio 1916, da genitori, M.Angelo e Maria Giordani, originari di Capistrello, nella Marsica, emigrati nei primi anni del ‘900, con la grande ondata migratoria abruzzese e molisana, negli Usa. In questa famiglia operaia, in una città della costa atlantica, nella contea di Essex, (fondata proprio dagli antichi coloni nel 1637), cresce il giovane J.Anthony. Qui vi si diploma alla “Linney Classical High School” nel 1935, studiando e lavorando con il padre nel settore delle costruzioni nell’epoca del “New Deal”, per potersi pagare le salate rette universitarie, al “Mississippi College”. Subito dopo la laurea, il giovane talento letterario inizia come reporter nel giornale locale “Hattpesburg American”, fino all’inizio della seconda guerra mondiale. Quest’ ultima lo chiamerà però a prestare il suo servizio militare, che lui assolse, arrivando a congedarsi da ufficiale.

Ritornata la pace, il giovane Frasca torna alla sua vecchia passione del giornalismo, dovunque essa lo chiamasse, anche come cronista nel profondo sud, in Texas, dove lavorò per la famosa “United Press International”, per poi tornare sulla sua costa atlantica, entrando nella redazione del “Boston American”, avvicinandosi anche al potente mondo politico cittadino e dello Stato della Pennsylvania. Questa esperienza, più vicina alle stanze dei bottoni, viene superata quando egli caratterizza la sua scrittura con il piglio più militante e d’inchiesta, scavando a fondo a diversi fatti di cronaca controversi. Questo filone rende Frasca famoso, arrivando a conseguire, verso la metà dei cruciali anni ‘ 60 prima il ” Heywood Broun Award” e poi addirittura il “Premio Pulitzer”, salendo nell’ olimpo del giornalismo Usa.
Un successo che lui condivise con la grande famiglia, insieme alla moglie e i suoi cinque figli, stabilendosi negli ultimi anni nella calda Florida, dove morì a Tampa, nel 1979.

Il suo stile unico e meticoloso, che oggi si direbbe tipico del giornalismo investigativo, spesso fu capace di far riaprire anche casi giudiziari apparentemente chiusi, come Frasca riuscì in Florida, facendo assolvere un condannato per rapina a mano armata. La cronaca giudiziaria come scuola del giornalismo da strada, per detective come “Marlowe”, che allora non avevano a disposizione le sofisticate tecnologie attuali d’indagine, ma si muovevano più con l’intuito e la scaltrezza, al limite dello stesso ordinamento giudiziario e di deontologia professionale. Un’attenta analisi della fonte, dei protagonisti e dei testimoni, anche mancanti, che con la denuncia eclatante sulla carta stampata avevano la forza dirompente di far riaprire anche i casi chiusi, premendo sullo stesso consenso politico locale. In questi decenni, in tutto gli stati americani emergono altri maestri del giornalismo come il centenario G.Seldes ed ancora P.Stringer, anch’esso pluripremiato, per aver ideato la prima piattaforma indipendente per finanziare il giornalismo d’inchiesta: “ProPublica”.
Anche le giornaliste diedero il loro contributo attivo, come E.J.Cochran, meglio conosciuta come “Nellie Bly”, che tra la fine dell’800 ed i primi del nuovo secolo nell’America conservatrice, inventò la cd reporter “sotto copertura”, per denunciare le drammatiche condizioni dei malati di mente nei manicomi statunitensi. In Italia la stessa Associazione “Articolo 21”, ne ha ripreso le biografie, anche con nostri connazionali giornalisti, specie di guerra, proprio in questi tempi in cui spirano venti terribili, ai confini della nostra civilissima Europa. In particolare qui va il commosso ricordo alla figura di Ilaria Alpi, a cui è dedicato il Premio Giornalistico, uccisa con il suo cameramen I.R, in Somalia, per indagare sul traffico d’ armi nel corno d’Africa. Così come fu fatale il destino per la sua celebre collega russa, Anna S.Politkovskaja, assassinata per i suoi reportage sulla guerra in Cecenia, apertamente critici verso il regime autocratico di W.Putin.

I casi però di giornalisti uccisi o imprigionati nel mondo dai regimi totalitari sono purtroppo tanti e non vanno dimenticati, ma apertamente denunciati davanti all’opinione pubblica mondiale ed ai tribunali internazionali. Certamente nei Paesi di stampo liberaldemocratico la libertà di stampa resta un presidio ancor più essenziale, pur con i suoi limiti ed i condizionamenti, che comunque e dovunque può costituire sempre un potere di denuncia e di controllo di tutte le istituzioni democratiche, così preziose, specie quando esse vengono negate o mortificare altrove. Per questo vanno ancor più apprezzati e ricordati tutti i giornalisti come J.A. Frasca, che hanno svolto questa missione con autentica passione, dedizione e talento, nella più grande democrazia del mondo, nella quale la stampa fin dai tempi dello “Scandalo Watergate”, ha saputo svolgere la sua essenziale funzione d’informazione e di controllo di tutti i poteri costituiti e distinti, tra loro. Oggi ancor più in un mondo globalizzato, dove tutto è interconnesso e che con la crescita impetuosa della rete assume sempre più caratteri multiformi, con il peso degli stessi “social” e la crescente influenza delle stesse “fake news”. Chissà cosa ne avrebbe pensato Frasca, di tutti questi nuovi fenomeni dell’informazione, che comunque obbligano ad un controllo ancor più stringente di tutte le fonti, con la sua esperienza di cronista di giudiziaria, ma anche di scrittore. Infatti egli collezionò, specie negli ultimi anni, dei veri e propri successi editoriali con libri come “Con Man or Saint?”, con la biografia di G.W.Turner: “Truffatore o Santo?”, fondatore di vari schemi di Network, incriminato poi dal governo federale Usa, come “schema piramidale”. Un classico dello stesso cinema americano, da “La Stangata” in poi, che in Italia avrebbe avuto non pochi proseliti.