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Covid 19, ancora tanti contagi

Il Covid 19 non arresta la sua morsa: ancora tanti contagi. L'incidenza in Abruzzo resta molto alta.

I numeri parlano chiaro: il Covid 19 c’è ancora e l’Abruzzo è una regione molto colpita. L’ultimo bollettino parla di 2633 contagi (di età compresa tra 1 mese e 103 anni). L’andamento settimanale è salito a 1.100 ogni centomila abitanti.

Un’incidenza ancora molto alta, rispetto soprattutto a regioni italiane molto più popolose. Il Covid 19 non arresta la sua morsa e fa altre vittime di cui tre risalenti ai giorni scorsi, ma comunicate alla Asl solo ieri. Altri tre sono un 87enne dell’Aquila, un 88enne di Collecorvino e un 93enne di Villamagna. Del totale dei casi positivi, 75737 sono residenti o domiciliati in provincia dell’Aquila (+471 secondo il bollettino di venerdì 22 aprile).

Covid 19 in Abruzzo, 2633 nuovi casi positivi

“Il Covid 19 purtroppo non lo estinguiamo con un decreto. Il 31 marzo ci saranno una serie di allentamenti, ma dobbiamo mantenere comunque alta l’attenzione, i casi sono ancora tanti e il vaccino a oggi, insieme alle terapie monoclonali, restano le uniche armi a nostra disposizione insieme alla prudenza”, aveva detto, in questa intervista rilasciata al Capoluogo, il primario del reparto di malattie infettive del San Salvatore dell’Aquila, Alessandro Grimaldi.

Sempre il professor Grimaldi aveva invitato a vaccinarsi o a completare il ciclo per chi non lo avesse fatto. “Omicron è una variante del Covid sicuramente meno letale, ma molto più contagiosa. Abbiamo i dati che confermano una copertura migliori per chi ha 3 dosi. Il vaccino resta l’unica forma di tutela in questo momento. È vero che i reparti sono meno saturi, ma non dobbiamo cantare vittoria”.

Al momento, in tutta la regione sono 322 i pazienti ricoverati in area medica; 10 in terapia intensiva. Il tasso di occupazione dei posti letto è al 6% per le terapie intensive e al 23% per l’area non critica.

Covid 19, perchè ancora tanti morti in Italia

Nonostante l’alta percentuale di popolazione che si è sottoposta alla somministrazione dei vaccini anti Covid e nonostante il tasso di positività sia in lenta discesa dopo il picco di contagi dell’ultima ondata dovuta alla diffusione della variante Omicron, si contano in Italia ancora molti, troppi, morti. Il numero di decessi giornalieri continua a essere compreso tra i 300 e i 400, mentre gli altri indicatori della pandemia di coronavirus sono in calo.

Per capire perché in Italia si parla di così tanti morti bisogna analizzare correttamente i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, che monitora l’andamento della pandemia. Con estremo rigore metodologico, ma nell’impossibilità di accedere a tutte le singole cartelle cliniche dei deceduti, l’Iss riporta il numero dei “soggetti deceduti positivi a Sars-Cov-2”. E dunque non solo chi perde la vita per cause direttamente collegabili al virus. Come ha spiegato anche Claudio Giorlandino, direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca Altamedica, ad Adnkronos, con questo meccanismo troviamo nel conteggio delle morti anche quelle di malati terminali che vengono ricoverati in un reparto Covid dopo un tampone positivo, e il cui decesso non avviene per la sindrome respiratoria acuta grave. Insomma, se da una parte ci sono Paesi che non riportano abbastanza dati, dall’altra c’è forse un eccesso di zelo, e sicuramente un vizio di forma, che di fatto falsa i numeri della pandemia. La soluzione sarebbe quella di un protocollo condiviso universalmente, ma di difficile applicazione, considerando le grandi differenze tra nazioni anche molto vicine geograficamente nella gestione dell’emergenza sanitaria e delle ospedalizzazioni.

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