Fu rassicurato dalla Grandi Rischi: risarciti eredi di una vittima del sisma

12 maggio 2022 | 10:32
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Fu rassicurato dalla Grandi Rischi: risarciti eredi di una vittima del sisma

Non uscì di casa per le rassicurazioni della commissione grandi Rischi: arriva il risarcimento per i familiari di una delle vittime del sisma del 6 aprile.

Fu rassicurato dall’intervista fatta all’epoca all’ex braccio destro di Bertolaso Bernardo De Bernardinis – unico condannato del processo Grandi rischi, alla pena di 2 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni – e non uscì di casa la notte del 6 aprile 2009, rimanendo poi sotto le macerie della propria abitazione. Il giudice del tribunale civile Monica Croci ha condannato la presidenza del Consiglio dei ministri al risarcimento danni per 320mila euro in favore dei familiari dell’uomo.

La vittima del sisma del 6 aprile 2009 si chiamava Refik Hasani, macedone, e aveva solo 44 anni. Morì a Castelnuovo doveva aveva preso una casa in affitto insieme al figlio, che invece si è salvato. I familiari della vittima sono stati assistiti dai legali Massimo Costantini e Ubaldo Lopardi.

L’uomo viveva in Italia dal 2002. Sarebbe diventato nonno a breve: la sua figlia maggiore, Lulzana, ha dato alla luce una bambina pochi giorni dopo il terremoto. Era muratore e da due anni era riuscito a mettersi in proprio con la sua piccola ditta edile. A Castelnuovo, la frazione di San Pio delle Camere in cui viveva e si era fatto molti amici, lo ricordano sempre con un attrezzo in mano, pronto a riparare qualsiasi cosa. Aveva due fratelli, uno dei quali, Demal, è morto insieme a lui nel crollo della casa. Oltre a Lulzana, Refik aveva altri due figli: Lulzim, che viveva con lo zio a Castelnuovo, si è salvato nonostante la sua camera fosse sprofondata dal terzo piano alla cantina; Ermir, che in quei giorni era tornato in Macedonia per sostenere alcuni esami. Quella notte non uscì di casa perchè si era sentito rassicurato dalle parole pronunciate dalla Grandi Rischi. Il figlio ha raccontato che il padre era a conoscenza delle cautele autoprotettive da adottarsi in caso di terremoto, e, prima del 6 aprile aveva ascoltato in televisione la riunione della Commissione Grandi Rischi della Protezione civile, volta a fornire informazioni scientificamente attendibili sull’andamento del fenomeno sismico in atto. “L’intervista, – si legge nella sentenza riportata da Il Centro – esponeva come lo sciame sismico, inteso come il continuo succedersi di numerose scosse, costituisse un fenomeno favorevole, implicando uno ‘scarico di energia’ sostanzialmente preventivo di un evento tellurico di elevata intensità e che quindi non vi fosse pericolo; tale comunicazione induceva Refik ad abbandonare le cautele precedentemente adottate – come dormire nella propria auto – e in particolare a trattenersi in casa anche la sera del 5 aprile – nonostante le scosse delle 22,45 e 00,39 e sebbene il figlio e il nipote, a seguito di tale ultima scossa, decidessero di passare la notte in macchina – ivi trovando la morte”.  La presidenza del Consiglio ha chiesto il rigetto della domanda, tramite l’Avvocatura dello Stato. Vari testimoni hanno confermato la tesi del figlio della vittima, con dichiarazioni e prove documentali delle affermazioni, “scientificamente erronee e ingannevolmente rassicuranti”. Il giudice ha accolto la domanda condannando la presidenza del Consiglio – che può appellare – a pagare 170mila euro al figlio e 50mila in favore di moglie, figlio e fratello, oltre alle spese legali.