Santa Gemma, da San Sebastiano dei Marsi a Goriano Sicoli. La rubrica "Tutti i Santi Giorni" del 12 maggio.
Il 12 maggio ricorre la memoria di Santa Gemma. Santa Gemma nacque a San Sebastiano dei Marsi intorno al 1375 e presto si trasferì con la famiglia, dedita alla pastorizia, a Goriano Sicoli. Rimasta orfana a causa di una epidemia di peste, non si scoraggiò e, protetta dalla comare, continuò ad accudire il suo piccolo gregge, conducendo una vita semplice, di lavoro e preghiera. La tradizione narra che, mentre conduceva al pascolo gli armenti, fu notata per la sua straordinaria bellezza dal conte Ruggero di Celano che, invaghito, tentò di sedurla. La giovane lo respinse con tanta fermezza che il nobile si pentì del suo comportamento e fece erigere una piccola cella presso la chiesa di San Giovanni Battista, con una finestrella da cui Gemma potesse assistere, non vista, alle funzioni religiose. La Santa vi visse da vergine reclusa, conducendo vita ascetica, dedicandosi allo studio della Bibbia e prodigandosi nell’assistenza spirituale verso i tanti devoti che a lei ricorrevano, fino alla sua morte nel 1426. Il dato interessante è che la sua agiografia ricalca fedelmente i componimenti poetici in uso nel medioevo denominati "Pastorelle". Questi brani hanno tutti una trama comune, quella del dialogo tra il cavaliere, o il nobile a cavallo, e la pastorella appunto, incontrata al pascolo, ritenuta il più delle volte donna di bassa estrazione sociale e facile preda del signorotto. Ma Gemma resistette alle lusinghe, rimanendo salda nei suoi propositi di castità. Oggi la casa in cui visse è stata musealizzata e nelle vicinanze fu eretto un santuario, intitolato alla Santa.
Dopo un anno dalla morte, il vescovo di Sulmona procedette all'esumazione e alla ricognizione canonica del suo corpo, trovandolo prodigiosamente conservato. I gorianesi allora fecero costruire un’urna in legno, in cui raccolsero le spoglie, collocate sotto l’altare maggiore della chiesa di San Giovanni. Attorno alla figura di Santa Gemma si verificarono numerosi miracoli regolarmente annotati nel registro parrocchiale di Goriano e riconosciuti dalle autorità ecclesiastiche, per cui fu innalzata sin da subito agli onori degli altari dalla devozione popolare. Il culto fu confermato da papa Leone XIII il 28 aprile 1890.
Degna di nota è la tradizionale festa della Santa nel paese della Valle Subequana. Tra l’11 e il 13 maggio hanno luogo dei rituali talmente complessi e collegati fra loro in precise sequenze logiche da far ritenere agli antropologi che le celebrazioni cristiane in onore della vergine si siano innestate su un più antico rituale propiziatorio della fertilità.
Ogni anno, l’11 maggio una ragazza appena adolescente di San Sebastiano impersona Santa Gemma: la giovane, con indosso abiti tradizionali e a piedi nudi, accompagnata dai compaesani del suo piccolo borgo, si reca a Goriano Sicoli, rievocando appunto l’arrivo della Santa. Fuori dal paese ad attenderla ci sono gli abitanti di Goriano. La prima persona che si avvicina alla ragazza è il compare, chiamato “il procuratore” della festa, mentre la comare e la ragazza che impersona Santa Gemma sono chiamate “le procuratrici”. Gemma, con a fianco il compare e reggendo un grande cero – che non viene mai accesso – guida la processione fino alla casa della Santa, la vecchia casa dei compari, seguita dai fedeli dei due paesi. Ad attenderla sopra la scalinata c’è la comare; all’arrivo della ragazza la donna l’abbraccia, tra la commozione di tutti gli astanti, poi prende il cero e la invita ad entrare in casa. Una volta entrate, le due procuratrici mangiano la mollica del pane dell’anno precedente e poi si siedono intorno a un tavolo insieme alle autorità del paese e dei fedeli, per dare inizio a un vero e proprio banchetto. Il paese di Goriano Sicoli vive molto intensamente questa festa tanto che dall’inizio del mese le donne del borgo si riuniscono nella casa della Santa per preparare “il pane di Santa Gemma”, filoni su cui vengono incise le lettere del nome tanto caro. Il pane cotto viene accatastato e poi sistemato in canestri adornati. Il pomeriggio dell’11 maggio si svolge una processione guidata da Santa Gemma e dalla comare, seguite da giovani fanciulle del posto vestite con l’abito tradizionale, che recano sul capo ognuna uno dei cesti con le pagnotte; lungo il tragitto per le vie del paese, si fermano in ogni abitazione per lasciare un filone ai giovani maschi che risiedono nella casa.
Il rituale prosegue la sera, quando le ragazze che hanno portato “le canestre” tornano alla casa di Santa Gemma e mangiano una cena a base di frittata e insalata; nei giorni precedenti ognuna ha portato due uova che vengono utilizzate per la cena. Il 12 maggio le due procuratrici partecipano insieme alle funzioni religiose recando entrambe un cero: Gemma una candela nuova, la comare quella dell’anno appena concluso. La mattina del giorno seguente, di nascosto da tutti, la giovane che impersona Santa Gemma esce dall’abitazione e scompare portando con sé pane, ciambelle e vino, per far ritorno all’originario paese di San Sebastiano, dove li distribuisce tra la popolazione.
