L’emigrazione abruzzese di ritorno, volano di sviluppo per le aree interne

“Non voglio che i giovani cambino paese, voglio che i giovani cambino il Paese”. Il fenomeno dell’emigrazione abruzzese.
La Regione Abruzzo, risulta quella Italiana storicamente ricompresa nel Mezzogiorno tra le più colpite dal fenomeno dell’emigrazione nel mondo. Nell’Annuario Statistico, a partire dal 1876, passando per il 1925, fino al 1976, gli Abruzzi hanno registrato complessivamente oltre un milione e duecento mila emigranti, che di fatto equivalgono alla sua attuale popolazione residente.

Quindi la nostra regione ha maturato in oltre un secolo una forte propensione alla mobilità, prima verso il centro-nord e poi per irradiarsi in tutto il mondo, come testimoniato anche su questo giornale, con i suoi tanti personaggi emblematici. Qui possiamo solo richiamare gli aspetti più generali di questo grande Esodo, caratterizzato tra l’altro, dalle differenze tra le migrazioni temporanee e/o stagionali, rispetto a quelle di lungo periodo, spesso in Paesi lontani. Una Storia piena di tante storie, con immani sacrifici, dolori e delusioni dei singoli e delle loro famiglie, divise e lacerate, talvolta per sempre. Un flusso migratorio, che seguiva il richiamo in terre lontane di familiari già presenti lì, con figure come F. Di Berardino, che fino al 1919, fece arrivare con la sua agenzia di viaggi ben 10.322 abruzzesi nella sola città americana di Philadelphia. Così, soprattutto nel dopoguerra, le grandi nostre comunità in Argentina, Canada e Venezuela. In particolare in quest’ ultima si è scritto di figure di spicco dell’emigrazione abruzzese, come l’On. Mariza Bafile, ma soprattutto di imprenditori come Umberto Petricca, che più di altri ha riaperto il tema del contributo dell’emigrazione di ritorno nello sviluppo dei nostri territori. Altre figure rilevanti di oriundi si sono affermati sul fronte politico-istituzionale, in grandi Paesi come gli Usa, con l.On M.Pompeo (Segretario di Stato nella Presidenza Trump), in Canada con gli ex ministri T.Valeri e R.De Santis. Cosi anche in Europa con l’ex Premier belga E.Di Rupo o l’ex ministro francese T.Mariani. Un fenomeno questo rilevante, ma specifico, che bisognerà meglio approfondire per capire come ed in che misura il loro successo sia stato dovuto al sostegno delle loro comunità di origine, oppure più dalla loro abilità politica ed individuale di conquistare uno spazio dentro le “élite” del potere, consolidate nei Paesi di accoglienza. Ora però interessa aprire una riflessione più legata alle sole dinamiche economiche, del ritorno di imprenditori di successo dai Paesi d’ emigrazione, per favorire nella nostra regione una serie di investimenti diretti o rafforzando strumenti essenziali di intervento nel loro sviluppo, come gli istituti bancari, ad esempio la storica Banca del Fucino. Qui l’imprenditore illuminato U. Petricca è entrato come azionista di riferimento, con tutta la sua forza e l’esperienza sul campo. Un tema centrale, già al centro di progetti sull’emigrazione di ritorno, promossi dallo stesso Maeci, l’Oim e da Fondazioni, circa:” il rimpatrio di capitale umano qualificato della Diaspora italiana nel mondo”…”Il ritorno può creare un sistema di innovazione transnazionale (Sit), dove la circolarità ed il trasferimento di competenze e conoscenze, attraverso il ritorno dei più qualificati hanno un impatto innovativo, contribuendo al progresso tecnologico ed al cambiamento sociale nel Paese d’ origine. Questo sviluppo non stimola più la fuga dei cervelli, ma la circolazione del cervello”. Naturalmente a nessuno sfugge che tali complessi processi richiedono tempo e condizioni favorevoli, con veri e propri “incubatori” di progetti-pilota, con i necessari capitali di rischio e di cofinanziamenti pubblici, coinvolgendo gli stessi decisori politico-istituzionali. In particolare quelli regionali, anche con i loro organismi specifici come il Cram, ma anche Abruzzo Sviluppo, (con la stessa Invitalia) e la rete dei Gal, per rafforzare un virtuoso circuito pubblico-privato, con iter burocratici semplificati, per sostenere progetti, a partire dai più svantaggiati territori delle nostre Aree Interne. Da qui la proposta di un tavolo tecnico di discussione, aperto e trasparente, da tenersi nel Capoluogo della Regione, per promuovere subito le azioni progettuali, con “startup”, anche con giovani oriundi di rientro dai loro Paesi d’ accoglienza, che spesso hanno la doppia cittadinanza. Un primo passo, condiviso, per sperimentare l’attrazione di capitale umano e finanziario, utilizzando le risorse stesse del nostro PNRR e delle sue misure complementari. Questo il primo sasso lanciato in uno stagno, ora fin troppo appiattito, su di un dibattito tradizionale sull’ emigrazione, anche alla luce dell’attuale emergenza dell’accoglienza dei profughi ucraini, in un tessuto socio- economico abruzzese, già in sofferenza prima per la crisi ciclica e poi per la stessa stasi, imposta dalla pandemia. Questo il Capolavoro da compiere, riprendendo altresì le migliori prassi presenti, come lo stesso “Progetto Job Fair”, la fiera che mette a contatto gli studenti universitari ed il mondo del lavoro. Ad esso già partecipano nostre eccellenze come il Gran Sasso Science Institute della Aquila …” per creare un ponte tra il mondo della formazione & ricerca e le migliori imprese ed organizzazioni, in grado di valorizzare le competenze specialistiche e contribuire allo sviluppo”, con il supporto della stessa Banca del Fucino o di gruppi dell’industria farmaceutica come Menarini.
“Non voglio che i giovani cambino paese, voglio che i giovani cambino il Paese”.