L'intervista

Riforma della giustizia, l’occasione per restituire credibilità alla Magistratura

Riforma della giustizia, una necessità di cambiamenti che arriva da lontano e che troverà un primo passo nel Referendum. L'analisi del magistrato Giuseppe Cioffi.

Riforma della giustizia, una necessità di cambiamenti che arriva da lontano e che troverà un primo fondamentale passo nel prossimo Referendum del 12 giugno. L’analisi del magistrato Giuseppe Cioffi.

Riforma della Giustizia – “Ho iniziato a scrivere sui temi della riforma del Csm o del declino dell’Anm quasi 30 anni fa. È triste constatare che si sia arrivati al 2022 per cercare di modificare, in parte, l’assetto del sistema giudiziario. Nel tempo, infatti, si è registrato un arretramento di una politica qualificata che ha rappresentato, al contempo concausa della perdita di autorevolezza della Magistratura per mancanza di dialogo costruttivo e reciproca  legittimazione”. Un quadro netto quello che ritrae ai microfoni del Capoluogo il giudice Giuseppe Cioffi, a poche settimane dal voto referendario che metterà gli italiani dinanzi a un sì o un no, per scegliere se cambiare cinque grandi temi molto dibattuti in ambito giuridico.

“C’è grande fermento su queste tematiche e ci sono, inoltre, una legge delega in via di approvazione e istanze referendarie portate all’attenzione dei cittadini con 5 quesiti, benvero dalla difficile lettura e comprensione per una formulazione alquanto complicata“, spiega.“Trattasi di una chiamata alle urne referendarie che ha il senso di una spinta verso il legislatore a sbloccare una serie di annose questioni in ambito di ordinamento giudiziario e, al contempo, di un appello a farsi carico della necessità di porre rimedio alla crisi che ha appannato la credibilità dell’istituzione giudiziaria. Ciò prescindendo dalla pressione dell’Europa per le finalità di Pnrr, ma fornendosi delle informazioni più concrete e calzanti, superando quell’incertezza che ha contrassegnato l’andamento normativo nel settore, ondivago e influenzato da emergenze (reali o supposte)”, commenta.

Occorre venire fuori dall’impasse e da una conoscenza inadeguata del fenomeno degenerativo, per farlo bisogna attingere da esperienze di quanti hanno l’effettiva possibilità di contribuire al necessario cambiamento, in questo offrendo la possibilità a chi ha esperienza e consapevolezza delle criticità di svolgere un ruolo di cooperazione fattiva. Non servirà procedere ulteriormente a passi incerti e non commisurati adeguatamente al bisogno di una nuova visione della giurisdizione e del processo penale. Bisogna fare in modo, con leggi consapevoli, che le istanze dei cittadini possano fare riferimento ad un sistema giudiziario all’altezza della tradizione giuridica e, al tempo stesso, al passo con i Paesi europei. A questo scopo, devono essere corrisposte misure idonee ad attuare ed attivare un’organizzazione del sistema giudiziario in chiave moderna: in cui modalità e tempi siano non solo ragionevoli, ma effettivamente contenuti e rispettosi degli interessi in gioco. Ciò anche in considerazione dell’incapacità dell’organo giudiziario di darsi nuove regole riformatrici, anche per la invadenza di pratiche di ‘correntismo’ poco encomiabili e ben svelate dagli accadimenti degli ultimi anni.

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Riforma della Giustizia – L’analisi dei quesiti che troveremo sulle schede del Referendum dell’Election Day del 12 giugno. 

Quesito numero 1: Legge Severino. Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.
Quesito numero 2: limitazione delle misure cautelari. Abrogazione dell’ultimo inciso dell’art.274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.
Quesito referendario numero 3: separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti, e viceversa, nella carriera dei magistrati.
Quesito referendario numero 4: partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.
Quesito referendario numero 5: abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

Nello specifico dei quesiti per la Riforma della Giustizia, Cioffi spiega:
-“Non posso votare per una ulteriore forma di controllo della Magistratura attraverso valutazioni e profili di ulteriore responsabilità. La gran parte dei magistrati è ultra responsabile e il loro lavoro andrebbe riconosciuto in quanto tale”.

-“Sono favorevole a una vera distinzione delle funzioni dei magistrati, che corrisponda propriamente alla visione dell’art. 107 comma 4 della Costituzione come designato nel lavori preparatori della Carta Costituzionale”. 

-“Il quesito riferito alla custodia cautelare probabilmente è connesso alla distinzione delle funzioni tra Pm e giudicante, o divorzio delle carriere che dir si voglia. Ci sono state delle applicazioni esasperate e non modulate al meglio della custodia cautelare, pur se statisticamente questo fatto abbraccia una casistica particolarmente bassa sul totale dei casi: ciò non toglie che bisogna porre rimedio a questa problematica, in quanto in gioco c’è la libertà personale. Su questo punto, ritengo sarebbe fondamentale rimediare innanzitutto attraverso una dotazione degli uffici competenti. Poiché chi sbaglia sbaglia in buona fede ed è spesso condizionato dalla quantità di lavoro a suo carico. Servirebbero uffici ben dotati, organici rinforzati, investimenti nel settore giustizia o ritocchi normativi. Tutto questo potrebbe contribuire a porre argine nei confronti delle ‘esagerazioni cautelari’.  Tuttavia, non vedo favorevole la lettura del referendum in chiave anti-magistrati”.

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-“Sulla Legge Severino – norma probabilmente dettata da una certa stagione politica – a mio giudizio sarebbe auspicabile una revisione dell’impianto normativo, così come sarebbe auspicabile che la politica evitasse candidature di persone con a carico procedimenti giudiziari e sentenze di condanna primo grado. Servirebbe, altresì, modificare i tempi della giustizia: occorrerebbe fare in modo che si arrivi a una sentenza definitiva in tempi più rapidi, anzi molto rapidi , non solo ragionevoli. Solo in questo modo una persona che ha a suo carico un’imputazione, per fatti che le impediscono di accedere a cariche pubbliche, può vedere acclarata o meno in via definitiva la sua eventuale responsabilità, senza attendere anni e anni di udienze”.

-Infine sul CSM, “Si tratta di una lunga questione, con tante leggi elettorali nel mezzo, che oggi viene affrontata sull’onda delle emergenze sorte negli ultimi anni. Logico che una cesura tra i rapporti tra Anm e Csm dovrebbe esserci. Sul tema ho mie idee personali, credo basterebbero piccole variazioni per produrre grandi cambiamenti. Non è bello che la Magistratura subisca rappresentazioni fatte di scandali tra Consiglio di Stato, continue assegnazioni poi annullate, o contrassegnate da accordi che non fanno brillare il Csm per trasparenza. Invero, basterebbe ritoccare poco per cambiare molto e finalmente riportare serenità e rispetto ad una istituzione di rilievo costituzionale”.

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