Aspettando le comunali: crisi gialloverde, mentre Berlusconi sacrifica il PPE per il suo Monza

1 giugno 2022 | 17:12
Share0
Aspettando le comunali: crisi gialloverde, mentre Berlusconi sacrifica il PPE per il suo Monza

Crisi gialloverde. Berlusconi: “In campo per evitare governi di incapaci”, ma sacrifica il PPE per il suo Monza. Intanto Letta studia la strategia e aspetta le comunali del 12 giugno.

Crisi gialloverde. Berlusconi: “In campo per evitare governi di incapaci”, ma sacrifica il PPE per il suo Monza. Intanto Letta studia la strategia e aspetta le comunali del 12 giugno.

Tempi duri oggi per i trionfatori di ieri. L’attuale legislatura era partita con una troika: Di Maio, capo dei 5Stelle vincitori delle elezioni, Salvini leader di una Lega in forte avanzata e lo sconosciuto autoproclamato avvocato del popolo, Giuseppe Conte. Dei tre a vivere una stagione  (quasi) felice è rimasto Di Maio. Ha lasciato la guida di un movimento dove si contano solo  le uscite, ha studiato e ora ricopre con dignità e apprezzamenti il ruolo di ministro degli Esteri in perfetta sintonia con Draghi. Rappresenta l’ala filogovernativa dei 5Stelle fuori dalle beghe interne di un movimento in dissolvimento. Giuseppe Conte, invece, dopo la gloria di palazzo Chigi dove è riuscito nell’impresa di succedere a se stesso con due maggioranze alternative, ora annaspa alla ricerca di una strada. I gruppi parlamentari sono divisi, le scissioni e gli abbandoni non si contano più come i flop elettorali. Non solo, ma deve vedersela anche con i ricorsi giudiziari che mettono in discussione lo statuto del movimento e la sua stessa elezione. I giudici potrebbero intervenire di nuovo, rifiuta la via di uscita suggerita da Grillo con la formazione di un direttorio, così c’è chi ipotizza che potrebbe mettersi alla guida di un nuovo soggetto politico, costola dei 5Stelle ma con il suo nome nel logo. Una eresia per un gruppo nato con l’idea che uno vale uno. Sarebbe una scissione di fatto perché una parte dei superstiti non lo seguirebbe, Intanto deve difendere un fortino di voti che si sgretola. Ha provato a recuperare l’anima pacifista, poi quella ipoteticamente ambientalista schierandosi contro l’inceneritore che il sindaco di Roma Gualtieri vuole con forza costruire nella Capitale.  Nello stesso tempo dice sì a Letta che propone una alleanza sempre più stretta nonostante il Pd sia schierato per le armi all’Ucraina e per l’inceneritore. La battaglia di Conte è per l’esistenza in vita. Qualche effetto lo avranno le elezioni amministrative, i 5Stelle sono presenti in pochi comuni. Ma quel risultato peserà se non altro perché Conte dovrà scegliere se abbracciare il Che Guevara di Ponte Milvio (Di Battista) o l’uomo delle istituzioni, Di Maio. Tradotto, dovrà scegliere se proseguire nel rapporto con il Pd oppure imbracciare l’avventura movimentista marginalizzante.

Matteo Salvini, l’uomo delle felpe, una per ogni occasione, amava farsi chiamare il capitano. Aveva il fisico adatto del leader, quel po’ di pancetta lo umanizzava, la grinta, le promesse giuste e una macchina mediatica perfetta. Salvini premier, era il sogno impresso sui manifesti elettorali.  Ora sa che più che la sinistra quell’ambizione (legittima per chi è a capo di un partito) deve scontrarsi con l’alleato rivale Giorgia Meloni. Ma Salvini non sta a guardare. Si muove, come è nel suo costume, freneticamente. Ha stabilito un patto di ferro con Berlusconi. Sullo sfondo c’è la possibilità di una federazione anche se i protagonisti non ne parlano. Salvini incalza Draghi senza rompere, cerca successi parziali. Sulla crisi Ucraina ha pensato di compiere una mossa decisiva. Azzardata per molti: programmare un viaggio a Mosca e Kiev. Le critiche feroci lo hanno fermato prima di prendere un aereo. Anche dagli amici sono piovute contestazioni. C’è chi ha visto segni di cedimento anche all’interno della Lega con la freddezza dei ministri del Carroccio. Non l’ha contestato apertamente invece Berlusconi che si è assunto il compito di riportare serenità nell’alleanza. L’ex Cavaliere come è tornato sulla scena si è ritrovato a dover fronteggiare l’offensiva giudiziaria.  Ma a questo è abituato. Più difficile è cercare di unire la Destra al Centro, offrire garanzie di atlantismo e di europeismo con le spinte sovraniste.  E per alcuni “maligni” proprio questa difficoltà è all’origine dell’assenza dalla riunione del Partito Popolare Europeo a Rotterdam dove era atteso un suo discorso. La ragione ufficiale dell’assenza è quella di un guasto all’aereo che avrebbe dovuto portarlo in Olanda. Poi si è vociferato della sua stanchezza dopo i festeggiamenti per la promozione in serie A del suo Monza. Festeggiamenti seguiti a quelli della vittoria dello scudetto del Milan. Il calcio  prima della politica. A farsi strada è anche un’altra ipotesi. Berlusconi avrebbe corso il rischio di dover rispondere alle domande su Salvini e  sul viaggio a Mosca, dei rapporti con Putin e la Russia. Meglio evitare. Aspettare che passi la bufera. Aspettare che le polemiche su Salvini (che ha ricevuto la solidarietà inaspettata di Michele Santoro) lascino il posto a quelle prevedibili sul fronte opposto. Prevedibili perché l’alleanza tra Pd e 5Stelle appare estremamente vulnerabile. Le elezioni amministrative saranno un test sullo stato di salute del movimento e la prevedibile debacle potrebbe avere delle conseguenze. Anche l’ipotesi di primarie  comuni tra Pd e 5Stelle  nel Lazio e in Sicilia sembrano fatte apposta per dimostrare l’inconsistenza del movimento sul territorio rischiando di far apparire una annessione quella che doveva essere una alleanza.  Il centrodestra, anche grazie alla popolarità dei candidati sindaci, quasi certamente potrà festeggiare a Genova come a L’Aquila. Se riuscisse a strappare anche Palermo alla sinistra, la vittoria sarebbe piena. Allora le discussioni sul viaggio a Mosca lasceranno il posto ad altre riflessioni nel campo opposto. In fondo è la logica conseguenza di una politica influenzata da episodi più che dal confronto di precise strategie.