San Barnaba per la rubrica “Tutti i Santi giorni” dell’11 giugno.
L’11 giugno si commemora San Barnaba. San Barnaba, originariamente chiamato Giuseppe di Cipro, nacque sull’isola nel I secolo a.C. da una famiglia levitica. Si legge negli Atti degli Apostoli che si convertì al Cristianesimo e, dopo aver venduto un campo di sua proprietà, consegnò il ricavato agli apostoli riunitisi a Gerusalemme dopo la morte di Gesù. I discepoli gli attribuirono il soprannome di Barnaba, ossia “figlio della consolazione” o “figlio della profezia” (Atti 4,36-37). Secondo la tradizione – riportata da Eusebio di Cesarea che attinge a sua volta da Clemente Alessandrino – era fra i 72 discepoli inviati da Gesù in missione per annunciare il Regno di Dio, quindi nella cerchia dei seguaci di Cristo già prima della Crocifissione. Insieme a Saulo/Paolo di Tarso, convertitosi a Damasco, si recò ad Antiochia per operare conversioni dei cristiani non ebrei, divenendo uno dei capi della comunità. Da lì si spostarono ad evangelizzare lontane terre ancora pagane, giungendo fino e Cipro e in Asia Minore; intorno al 49, si trovarono a Gerusalemme per la disputa circa la circoncisione o meno dei pagani convertiti, diatriba che vide il “concilio degli apostoli” dar loro ragione. A seguito di dissapori i due si divisero: Barnaba partì per un nuovo viaggio di evangelizzazione con il giovane cugino Giovanni detto Marco, colui che per la tradizione cristiana divenne poi Marco evangelista, inviso a Paolo che invece si recò in Asia.
Stando a quanto riportato in alcuni cataloghi bizantini del VII-VIII secolo, il Santo cipriota si recò prima a Roma, insieme a Pietro, poi nel nord Italia, dove fondò la Chiesa in Milano. Una leggenda devozionale milanese narra che giunse in città il 13 marzo del 53: al suo passaggio la neve intorno a lui sarebbe scomparsa e sarebbero sbocciati i primi fiori. Da questo evento per secoli a Milano l’arrivo della primavera fu festeggiato proprio il 13 marzo; nel 1369 viene proclamato giorno di astensione dal lavoro, riconfermato festività da Carlo Borromeo nel 1583. La predicazione di Barnaba si svolse nei pressi di Sant’Eustorgio, dove praticò numerose conversioni e impartì il battesimo, facendo divenire diocesi Milano e vescovo Anatalone, suo compagno di viaggio. La leggenda vuole che poi proseguì i suoi viaggi missionari fino a Salamina, morendo lapidato per mano di alcuni giudei siriani, nel 61; secondo alcuni documenti, sembra che San Barnaba nel momento in cui venne ucciso, avesse tra le proprie mani il Vangelo di Matteo, segno della sua grande fede. Il suo cranio è conservato presso la parrocchiale di Endenna, nel comune di Zogno (BG), mentre le reliquie del braccio sono custodite nella Basilica di San Barnaba a Marino, in provincia di Roma.
Clemente Alessandrino gli attribuisce la paternità della cosiddetta Lettera di Barnaba, mentre per altri studiosi sua sarebbe la Lettera agli Ebrei. Esistono inoltre anche un Vangelo di Barnaba di origine islamica e gli Atti di Barnaba, opera del V secolo, in cui si racconta del suo martirio a Salamina. Qui è conservata ancora la sua tomba, che la tradizione vuole aver egli stesso indicato in sogno al vescovo Anthemios, alla fine del V secolo; questi, rinvenuto il santo corpo con ancora sul petto il Vangelo di Matteo, scritto di suo pugno, avrebbe fatto poi trasportare le spoglie dell’apostolo nella basilica a lui dedicata.
Nell’iconografia cristiana San Barnaba viene raffigurato come un anziano, mentre reca in mano la palma del martirio, il bastone del pellegrino e il Vangelo. Talvolta, in testa o tra le mani è presente una fiamma, mentre in Toscana ricorre l’attributo del ramo d’ulivo.
