Elezioni 2022, il centrodestra unito vince: Fdi traino, il Pd regge, sfascio 5Stelle

Elezioni amministrative 2022, poche sorprese: il centrodestra unito vince al primo turno. Fdi vero traino della coalizione, raccoglie i voti che perde la Lega. Il Pd tiene, ma non ha alleati.
Elezioni comunali 2022, il giorno dopo. Torna l’appuntamento Camere con vista dell’editorialista Giuseppe Sanzotta. L’analisi: il centrodestra unito vince, trainato da Fdi. Il Pd regge, ma non ha alleati.
L’esito delleelezioni amministrative non ha riservato particolari sorprese.A Genova, L’Aquila e Palermo, dove il centrodestra si è presentato unito, la vittoria è arrivata al primo turno. I sondaggi lo prevedevano anche perché a Genova e L’Aquila i due eletti avevano ben governato e sono apprezzati dai cittadini. Il voto lo ha confermato.
Il centrosinistra ha vinto dove era candidato a vincere, forse la sola sorpresa è Lodi, dove un giovane del Pd ha battuto il candidato della Lega. Ma la Lega non naviga in buone acque da tempo e il Salvini del Papeete appartiene a un secolo fa.
Ancor peggio, molto peggio della Lega è l’andamento dei 5Stelle. Con una differenza sostanziale per gli equilibri politici.
I voti che perde la Lega passano a Fratelli d’Italia. La cosa non farà sicuramente piacere a Salvini, ma se la coalizione regge non cambiano gli equilibri generali. Diversamente la frantumazione dei 5Stelle si disperde in mille rivoli. Il Pd forse raccoglie qualche frammento, ma tutto sommato poca cosa. Un partito che quattro anni fa aveva il 33 per cento, ora viene accreditato di un 10, per alcuni ancora meno. Quei voti non sono certamente confluiti nel Pd. Letta è soddisfatto del risultato, rivendica il primato politico in Italia, ma se avesse intercettato almeno la metà dei voti in uscita dal partito di Conte, oggi andrebbe in giro per le piazze con la banda.
In foto il centrodestra a L’Aquila, conferenza stampa post elezioni
È inevitabile proiettare l’esito delle amministrative a livello nazionale. Con delle inevitabili forzature. Dietro il successo di Bucci a Genova e Biondi a L’Aquila c’è prima della forza delle coalizioni, la qualità delle persone. Sul versante opposto, se la sinistra sta spaventando la Lega a Verona è soprattutto per il personaggio candidato, l’ex calciatore Tommasi. Questo per dire che il confronto mostra i suoi limiti. Ma alcune cose sono chiare. Fratelli d’Italia è il traino del centrodestra, Forza Italia e Lega arrancano.
Il Pd va avanti a piccoli passi, forse è il primo partito – come dice Letta – ma non ha alleati sicuri. Sarà pur vero che qualcuno ha provato a pesare le due coalizioni a livello nazionale e che il centrosinistra appare competitivo con il centrodestra, ma se dalla teoria si passa alla pratica le cose cambiano. Le polemiche, le rivalità a Destra ci sono, ma sarebbe suicida non trovare un’intesa. E quasi sicuramente ci sarà.
A sinistra invece c’è un cantiere dove regna l’anarchia. Letta parla di campo largo e si ritrova, non ovunque, con un alleato che raccoglie percentuali da partitino. Non solo, ma con Conte che tergiversa sulla solidità dell’alleanza, che rivendica una libertà d’azione nell’attaccare Draghi. Il caos dei 5Stelle che effetto avrà?
Guardano con interesse a quello che accade a sinistra Renzi e Calenda. In teoria dovrebbero essere alleati, nei fatti sono rivali.
Prime donne che si punzecchiano, che non trovano occasioni per concordare. Tutti e due hanno il sogno di mettere insieme uno schieramento centrista, una sorta di partito di Draghi senza Draghi, che possa dare le carte nella prossima legislatura. Sarebbero disponibili ad aprire un discorso con Letta, ma chiedono la chiusura con i 5Stelle. E questo sarà il problema di Letta: con chi fare alleanze? Potrà recuperare alcuni pezzi di sinistra ex Pd (Speranza, Bersani ecc..) ma non basta. Una legge proporzionale potrebbe togliergli le castagne dal fuoco. Ogni partito va per proprio conto, rinviando la scelta degli alleati a dopo il voto. Un’ipotesi che deve trovare il consenso del centrodestra, ma c’è il no fermo della Meloni. Basterà a fermare Salvini e Berlusconi?
Intanto Draghi sta a guardare. Secondo alcuni analisti, la crisi di Lega e 5Stelle lo rafforza. Essere partito di lotta e di governo non paga. E di uscire dal governo per andare al voto non è nelle intenzioni della Lega e dei 5Stelle.
Salvini ha già declinato l’invito a uscire dal governo. Così i due partiti potranno anche far rumore, ma in pochi credono che possano spingersi oltre le parole. Però incidenti sono sempre possibili.
Di sicuro si apre ora una nuova campagna elettorale in vista delle politiche. E in molti cercheranno una strada che dia visibilità e porti consensi. Non i due maggiori partiti italiani che continueranno nella strategia che per ora li premia: Fratelli d’Italia con una opposizione ferma e responsabile, il Pd che sostiene con forza le scelte del Governo. Continueranno così fino al voto. E gli altri?