Cronaca

Omicidio di Barisciano, due profili ignoti sulla scena del crimine

L'AQUILA - In Aula per il processo relativo all'omicidio di Barisciano le testimonianze di medici legali e RIS. La nuova udienza in Corte d'Assise.

L’AQUILA – In Aula per il processo relativo all’omicidio di Barisciano le testimonianze di medici legali e RIS. Nuova udienza in Corte d’Assise.

Due colpi inferti con un attrezzo compatibile con uno scalpello all’emitorace sinistro, uno dei quali fora la pleura del polmone, compromettendo la respirazione, e un colpo compatibile con una mazzetta da cantiere inferto sopra l’orecchio destro, un colpo così forte da incrinare la calotta cranica e provocare l’uscita di materia cerebrale. È morto così, secondo la ricostruzione effettuata dai medici legali Giuseppe Calvisi e Cristian D’Ovidio, Paolo D’Amico, il 55enne operatore dell’ASM ritrovato privo di vita il 24 novembre 2019 nella propria abitazione di Barisciano. Accusato dell’omicidio e imputato con rito immediato è il giovane aquilano Gianmarco Paolucci, oggi in Aula per l’ultima udienza in Corte d’Assise, che ha registrato le testimonianze dei due medici legali incaricati dalla Procura dell’Aquila per l’esecuzione degli esami autoptici e dell’ispezione cadaverica e dei Carabinieri del RIS di Roma che hanno effettuato in vari contesti investigativi le analisi sui reperti. A presiedere la Corte, il presidente del Tribunale Alessandra Ilari, con il giudice a latere Niccolò Guasconi e i sei giudici popolari, mentre la pubblica accusa è rappresentata dal pm Simonetta Ciccarelli. Per la difesa, gli avvocati Mauro Ceci e Licia Sardo, mentre le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Francesco Valentini e Simona Mariani.
Dai medici legali è arrivata anche la conferma della compatibilità dei due attrezzi sequestrati sul luogo del delitto, uno scalpello e una mazzetta da cantiere. Su entrambi i RIS hanno riscontrato sostanze di tipo ematico appartenenti alla vittima, ma mentre nel caso dello scalpello erano presenti sia sulla punta che sul manico, per quanto riguarda la mazzetta sono state riscontrate solo sul manico e non sulla parte contundente, che secondo le ipotesi avrebbe dovuto impattare con il cranio della vittima. Ci sarà da dibattere anche sull’ampiezza delle ferite, in quanto diverse avevano una lunghezza di 2 cm, a fronte di una punta di scalpello ampia 1,6, mentre le due ferite principali all’emitorace misuravano circa 5/6 cm, una grandezza che non convince la difesa, seppur i medici legali abbiamo giudicato compatibili le stesse, in base alle angolazioni dei colpi inferti.

A seguire è stata la volta dei RIS di Roma, che hanno affrontato la questione dell’analisi dei reperti riguardanti vari ambiti investigativi. Negativo l’esito delle analisi per quanto riguarda presunte tracce ematiche o organiche repertate nell’abitazione di Bagno dell’imputato, mentre nelle auto nelle sue disponibilità (una di proprietà e una appartenente alla fidanzata) sono state sì trovate tracce ematiche, ma non riconducibili alla vittima. Negativo anche l’esito dell’esame delle scarpe inizialmente sequestrate e ritenute compatibili con l’orma di sangue rinvenuta sulla scena del crimine: la suola delle scarpe sequestrate in fase di arresto risulta con forme diverse dall’orma sulla scena del crimine. A collegare l’imputato alla scena del crimine, però, una “mistura” di DNA rinvenuta sui pantaloni della vittima, all’altezza delle caviglie. Dei due DNA riscontrati, uno apparterrebbe alla vittima e uno con “alta probabilità” all’imputato. Gli investigatori hanno spiegato la presenza del DNA dell’imputato in quella posizione, come risultato del trascinamento del corpo all’interno dell’abitazione, dopo l’aggressione.
Ma ci sono anche altri profili rilevati sulla scena del crimine, due dei quali ancora ignoti. Nel posacenere della cucina sono stati trovati mozziconi di sigarette riconducibili in un caso alla donna che frequentava l’abitazione per motivi di lavoro, essendo addetta alle pulizie, e in un altro a un uomo che si recava a casa della vittima per questioni legate al consumo di marijuana. Due invece i profili ancora senza nome: quello rilevato grazie alle tracce trovate sulla maniglia della porta del garage, quella interna prima della porta scorrevole esterna, e uno – una traccia ematica – su una scatola che conteneva scarpe della vittima che però mancano dalla scena del crimine.

Si tornerà in Aula il prossimo 6 luglio, quando inizieranno le audizioni dei testi della difesa. In quella sede potrebbe iniziare anche l’esame dell’imputato.

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