Prati di Tivo: l’estate è iniziata, ma senza impianti

19 giugno 2022 | 09:46
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Prati di Tivo: l’estate è iniziata, ma senza impianti
Prati di Tivo: l’estate è iniziata, ma senza impianti
Prati di Tivo: l’estate è iniziata, ma senza impianti
Prati di Tivo: l’estate è iniziata, ma senza impianti
Prati di Tivo: l’estate è iniziata, ma senza impianti

Prati di Tivo è in fermento: rifugi aperti, parco avventura, Vecchioni in concerto. Resta il pasticcio degli impianti.

PRATI DI TIVO – E’ cominciata la stagione estiva sul Gran Sasso teramano con riaperture annunciate ed altre purtroppo ancora disattese.
Il rifugio Cima Alta e il rifugio Franchetti sono tornati operativo dal 2 giugno, così come l’Adventure Park per bambini e adulti immerso nella bella faggeta che in questi giorni caldi registrano un evidente via vai di turisti ed escursionisti.
prati di tivoAdventure Park

Il pasticcio degli impianti

Ma gli occhi di tutti sono puntati certamente sugli impianti Prati di Tivo – Madonnina che restano “spenti”, ancora e ancora.
La situazione si è complicata dopo che il TAR Abruzzo non ha concesso la sospensiva alla vendita degli impianti di risalita di Prati di Tivo e di Prato Selva (di proprietà della Società Gran Sasso Teramano) richiesta dal gestore temporaneo Marco Finori e che il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso e sospeso la sentenza del Tar fino all’udienza del 12 luglio. Praticamente, un altro mese perduto quando si era ventilata la possibilità di riaprire gli impianti.

Estate in musica

Il futuro dei Prati di Tivo punta un’altra strada: il concerto del 9 luglio di un attesissimo Roberto Vecchioni allieterà l’estate da un altro punto di vista.

Quelli del Franchetti…

A quota 2433 metri, c’è grande fermento invece. E’ in corso una raccolta fondi per “l’acquisto di mobili e attrezzature per una nuova cucina che sia a norma e sostituisca la vecchia cucina del rifugio Franchetti, oramai giunta al termine e non più efficiente e adatta alle esigenze”- spiega il gestore del Franchetti Luca Mazzoleni. “Una cucina professionale e funzionale ci aiuterebbe molto nel lavoro, anzi diciamo pure che è assolutamente necessaria!”
[Tutte le informazioni per prendere parte alla raccolta:  Una cucina per il Franchetti]
Con gli impianti ancora fermi la salita per il rifugio è un po’ più lunga: si passa dalla Piana del Laghetto (Gran Sasso, le due facce della stessa montagna: cabinovia ferma e novità in quota)
GRAN SASSO
Si parte da Pian del Laghetto, detto anche Cima Alta o Balcone. Si costeggia  un dosso erboso soprastante una valletta, che si aggira poco dopo con un’ampia curva, e a sinistra impossibile non notare  la maestosa croce che si affaccia su Val Vomano.
GRAN SASSO
Si attraversa una strada sterrata e per tracce di sentiero sul prato si raggiunge  il crestone erboso dell’Arapietra. Il sentiero si fa via via più ripido e segue fedelmente il crestone, dopo un tratto più erto la pendenza diminuisce e si raggiunge l’albergo diruto,un’altra incompiuta di nome e di fatto, situato sulla cresta dell’Arapietra .          Il sentiero continua pianeggiante e poi in leggera salita. Dopo un tratto con massi qua e là, si raggiunge la stazione della seggiovia. Aggiungendo quaranta minuti di cammino in più alla salita che conduce al Franchetti.
GRAN SASSO
Dalla stazione superiore della seggiovia si prende la mulattiera in direzione del Corno Piccolo. Raggiunta la base di un ghiaioncino si sale per la mulattiera che fa un’ampia curva; dalla seconda curva si stacca sulla destra il sentiero attrezzato Ventricini. Si prosegue verso sinistra e dopo alcune ripide svolte si raggiunge il Passo delle Scalette entrando così nel Vallone delle Cornacchie. Si costeggia per un tratto la parete Est del Corno Piccolo, da cui piano piano ci si stacca, per attraversare una selva di massi fino a due pietroni che formano un arco sul sentiero. Raggiunto così lo sperone che divide in due il Vallone delle Cornacchie, un breve tratto sommariamente attrezzato e leggermente esposto porta sul filo. Si prosegue dapprima per questo, poi sul fianco destro con numerose svolte. Giunti ai margini di un pianoro erboso si vede il rifugio che sorge sopra un salto roccioso e lo si raggiunge compiendo un largo giro sulla destra, attraverso una foresta di massi, e salendo infine un comodo pendio ghiaioso (ore 1,10 dalla Madonnina – ore 2,30 dalla Piana del Laghetto –  come indicato sulla Guida del Gran Sasso CAI/TCI dei Monti d’Italia di L. Grazzini e P. Abbate).                                                                  L’escursione resta comunque una delle più suggestive dell’Appennino centrale che regala un panorama impagabile e una sosta immancabile e doverosa al rifugio Carlo Franchetti per una polenta o una zuppa, oltre al caro saluto a Luca Mazzoleni che da anni gestisce la struttura di proprietà del CAI di Roma a quota 2433 metri.

Franchetti
GRAN SASSO